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La classe dirigente

Cabaret civile

Di e con: Elio Crifò

Si ringrazia per la partecipazione in voce: Emy Bergamo

Durata: 90 minuti (in 2 tempi)

Genere: Cabaret Civile

I Costumi: sono stati sfilati a Oreste Lionello

Produzione: Distribuzione Indipendente, Ske! Entertainment

Date: domenica 23 marzo ore 21:00 | repliche: domenica 6 e domenica 27 aprile ore 21:00

 

«Ho paura di questa democrazia. Ho paura di questo regime democratico. Ho paura della ferocia sorridente dei nuovi strumenti del potere. Ho paura della civiltà dell’immagine e del consumo perché l’unico valore condiviso da tutti è il denaro. Il denaro giustifica tutto.

Ho paura di questa democrazia che sacrifica sull’altare del potere la propria umanità.

Ho paura di questo sistema dei consumi che pensa per te, sogna per te. Ho paura perché non manca la libertà, mancano uomini liberi. Spesso è più duro lottare non contro la violenza dei padroni ma contro l’accondiscendenza a essere servi. Io… di questo ho paura!».

(Elio Crifò)

LA CLASSE DIGERENTE

La storia d’un uomo innamorato della Politica, che segue tutte le manifestazioni, i cortei e i congressi di tutti i partiti e di tutti i movimenti! Li segue perché con la politica si diverte, e vuole far divertire anche chi l’ascolta. Ma il divertimento non scaturisce da esilaranti imitazioni dei politici attuali, bensì dall’ironica e disperata consapevolezza che nessuno sembra aver capito niente di Edward Snowden, di Assange e del suo WikiLeaks e dello sversamento dei rifiuti nella Terra dei Fuochi. Dal divertimento si passa alla consapevolezza, dalla consapevolezza alla tattica di sopravvivenza: un appello ai più importanti clan d’Italia, e soprattutto a Matteo Messina Denaro, la star dei latitanti. I criminali vengono chiamati in causa perché in Italia, senza di loro, non si può discutere, seriamente, di politica. A conclusione dell’appello, e anche dello spettacolo, giunge “il monologo riconciliatore dello Stato”. Nove minuti di scuse per tutte le “ombre di Stato”.

ELIO CRIFÒ – Cenni biografici

Autore, regista e attore, Elio Crifò nasce a Roma nel 1970. Si diploma nel 1996 all’Accademia Nazionale d’Arte Drammatica Silvio D’Amico e segue seminari con Susan Strasberg, Federico Tiezzi, Agustì Humet. Nel 1998 si classifica primo al “Corso-concorso speciale di perfezionamento in recitazione per il cinema” della Scuola Nazionale di Cinema. Come attore teatrale ha lavorato con Oreste Lionello, Gabriele Lavia, Lando Buzzanca, Pier Francesco Pingitore, Carlo Croccolo, Giancarlo Sepe, Giancarlo Cobelli, Ivana Monti, Giorgio Albertazzi. Per il cinema ha recitato, tra gli altri, nei film Nessuno di Francesco Calogero (con S. Castellitto, R. Carpentieri, R. De Francesco), Esercizi di Stile di Pino Quartullo (con M. Wertmüller e E.S. Ricci), L’Amore di Marja di Anne Ritte Ciccone. Per la televisione ha preso parte alle fiction Onore e rispetto 3, Faccia d’angelo, Carabinieri 5, Bang bang. Ha scritto numerosi testi per il teatro tra cui Tutto è male quel che finisce bene nel 2001 e Ciano per il Teatro Vittorio Emanuele di Messina. Per il teatro ha diretto: due opere di Eschilo, Agamennone nel 2004 (vincitore del premio “Carola Fornasini”) e Le Coefore nel 2005 (vincitore a Helsinki dello scambio culturale internazionale promosso dall’accademia della cultura di Finlandia), Orestea con Oreste Lionello nel 2007 e Sogno di una notte di mezza estate di W. Shakespeare (in coregia con Emilio Bonucci) nel 2013.

NOTE DRAMMATURGICHE

Questo spettacolo è una proposta artistica concreta che dice: ragazzi, vale la pena schiodarsi da casa, prendere la macchina faticosamente parcheggiata e buttarsi nella giungla di Roma. Arrivare in zona teatro e cercare un parcheggio. Farsi 300 metri a piedi, pagare il biglietto e finalmente sedersi. Per poi rifare tutto al contrario. L’artista deve inventarsi qualcosa che il pubblico non trova nella proposta televisiva, che gli smuova talmente le viscere da fargli accettare il calvario per raggiungere i teatri a Roma.

Su questo testo ho sperimentato un nuovo modo di scrivere. Sono partito dal finale: un discorso presidenziale di cristallina chiarezza, senza ombrose parole di Stato. L’estate scorsa l’ho inserito in Sogno di una notte di mezza estate di Shakespeare, una replica gratuita all’aperto in un castello. Anche se era una messinscena contemporanea, risultava comunque un intervento shock, per il linguaggio e i temi. I 700 spettatori presenti sono letteralmente esplosi. Non si riusciva a continuare e, di piazza in piazza, ho visto il pubblico esplodere all’ultimo mio urlo: «Noi vi chiediamo scusa!».

Dal finale ho scritto a ritroso tutto il testo. Una sorta di scrittura del salmone, che mi ha portato a creare uno spettacolo diviso in due parti: il Secondo Tempo che è un appello alle più importanti famiglie criminali d’Italia e sopratutto alla “star” Matteo Messina Denaro (l’unico italiano nella top ten dei più ricercati al mondo) e il Primo Tempo che, tra una risata e un sorriso, gioca sulla contrapposizione tra immagine fumettistica del criminale (confezionata dai mezzi di comunicazione) e la realtà del mondo delinquenziale, un mondo inserito perfettamente nella nostra società, che dobbiamo imparare a riconoscere.

Ho scritto questo testo per creare un ponte di comunicazione con la classe dirigente: da questo spettacolo potrebbe trarre spunti di riflessione, non certo per motivi etici, ma per una banale questione di sopravvivenza. L’ho scritto anche per comunicare con la classe criminale di questo paese. I criminali stessi, ormai, si lamentano del livello estorsivo e corruttivo degli amministratori pubblici. Come dice Matteo Messina Denaro: «I politici un fannu mai nenti pi nenti».

L’ho scritto anche per la Grande Massoneria italiana, che ormai ha abdicato la completa gestione dello Stato alle logge più ignoranti, volgari e fameliche che tengono in vita un Potere troglodita, con uomini primitivi al comando, che attraverso titoli, cariche, nomine e sorrisi rivestono di civiltà la propria trivialità. Un potere che impone su tutto la subcultura del supermercato e pretende di continuare a dirigere una nazione. Un potere che è diventato talmente feroce nei confronti della stessa popolazione da non riuscire più a nascondere la propria violenza.

Com’è naturale, educhiamo i nostri figli a difendersi dai furbi, dai criminali, dai cattivi, ma bisogna educarli anche a difendersi da questo Stato. Bisogna insegnargli che non sempre possono fidarsi di un abito talare, o di una toga, o di un divisa o di una faccia perbene, perché il mondo è più complicato, e nulla è quel che appare! E spesso bisogna ricordarlo e insegnarlo anche ai genitori.

Elio Crifò

23 MARZO ore 21:00

repliche 6 e 27 APRILE

TEATRO GOLDEN

Via Taranto, 36 (Roma)

* Tutti i materiali stampa sono disponibili al seguente link:

www.distribuzioneindipendente.it/articoli/la-classe-digerente-materiali-stampa

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