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“Mentre rubavo una vita” con testi di Alda Merini

fotoCommentare uno spettacolo come “Mentre rubavo una vita” è impresa quasi impossibile perché il pensiero non mi dà parole, né l’emozione mi apre una via di fuga. Questa total immersion nel flusso magmatico di poesia, di musica, di immagini invece di aprirmi a riflessioni mi immerge in un mondo onirico nel quale l’unica realtà è quella maledetta emozione che mi inumidisce gli occhi e mi ingroppa la gola. I responsabili sono Alda Merini e quegli straordinari interpreti delle sue poesie espresse in parole e musica da Giovanni Nuti e Monica Guerritore. La straordinaria consonanza, fra il testo, le musiche e le espressioni vocali (canto e recitazione), in altre parole le interpretazioni che, fondendo musica e versi hanno permesso di creare quell’ atmosfera magica che ha coinvolto, commosso e anche divertito, tutti gli spettatori.

Giovanni Nuti, autore delle bellissime musiche e Monica Guerritore cantano diciotto canzoni con testi si Alda accompagnati da sei straordinari musicisti e raccontano l’anima della poetessa in tutte le variegate sfaccettature, un ensemble spesso ironico di gioia di vivere, di amore, passionalità, tristezza, sensualità, nostalgia, un’anima grande capace di contenere tutti gli spasmi e le gioie. E in questo alternarsi di ossimori (come d’altronde è la nostra vita) Alda cercava di rubare la vita e tenersela stretta per non per non perderne un passo pur nelle difficoltà di un’esistenza dura e difficile.

.Incredibile l’affascinante Monica Guerritore che ha curato anche la drammaturgia della pièce! Brava, coinvolgente, intensa, nella duplice veste di cantante e attrice. Con quella voce dalle modulazioni intense, quegli accenti sinceri, appassionati e passionali, col fascino della sua figura, con l’espressione del suo viso e la gestualità del suo corpo, quegli sguardi che dicono quanto le parole, con quella grande sapienza scenica è riuscita a calamitare l’attenzione degli spettatori a entusiasmarli ed emozionarli.

Senza scomodare la psicologia ci si può chiedere: quando interpreta con passione e grande talento le canzoni di un grandissimo Giovanni Nuti e le poesie di Alda Merini è la grande cantante attrice che si esibisce o piuttosto l’autentica Monica che si smaschera e interpreta, almeno in alcuni brani, anche se stessa? Il suo è stato un viaggio nel corpus di Alda alla ricerca di passioni e valori autentici.

Giovanni Nuti nella triplice veste di autore, cantante e attore è riuscito, con la sua straordinaria capacità interpretativa, la sua voce, le sue canzoni, la misurata gestualità a stupirci, entusiasmarci, emozionarci. Anche a commuoverci.

È un artista dotato di uno spiccato vitalismo creativo, di una straordinaria verve “affabulandi” e della grande capacità di toccare il cuore e l’intelligenza del pubblico. Difficile che possa aggiungere nuove tessere al mosaico della sua poliedrica personalità artistica.

Il merito del successo è dovuto anche ai bravissimi componenti la band di sei elementi: Stefano Cisotto, Massimo Ciaccio, Daniele Ferretti, Massimo Germini, Sergio Pascara e Simone Rossetti Bazzaro. Interessanti e funzionali le proiezioni video di Lucilla Maninno e Mimma Nocelli  che cura anche la regia.

Per concludere: spettacolo inteso, affascinante, coinvolgente. Da non perdere.

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