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Teatro della Pergola (Firenze): ecco gli appuntamenti di dicembre 2014

Foto di Filippo Manzini
Foto di Filippo Manzini

2/7 dicembre

TodoModo Music All

Federico Marignetti, Arianna Battilana, Flavio Gismondi, Tania Tuccinardi

SPRING AWAKENING

tratto da Risveglio di Primavera

di Frank Wedekind

libretto e testi Steven Sater

musiche Duncan Sheik

con Noemi Baiocchi, Paola Fareri, Renzo Guddemi, Vincenzo Leone, Chiara Marchetti, David Marzi, Albachiara Porcelli, Andrea Simonetti

con la partecipazione di Francesca Gamba e Gianluca Ferrato

coreografie Desirée Costanzo

direzione musicale Stefano Brondi

direzione artistica Pietro Contorno

regia Emanuele Gamba

Opera rock innovativa e appassionante, vincitrice nel 2007 di otto Tony Awards e di un Grammy Award per le migliori musiche, Spring Awakening ha stravolto i codici espressivi e le consuetudini stilistiche del musical tradizionale. Tratto dalla controversa opera teatrale di Frank Wedekind, Risveglio di Primavera, pubblicata nel 1891 e a lungo oggetto di censura perché ritenuta scabrosa, è un lavoro travolgente, dionisiaco, forte senza mezzi termini. Un Wedekind ventisettenne racconta le vicissitudini di un gruppo di ragazzi nel pieno del loro “risveglio” in un’epoca e in una società che li isolano, li reprimono e negano loro ogni spontaneità, dal gioco alla sessualità. Wedekind rappresenta tutto questo ancora prima di chiunque altro e crea un labirinto di genitori ciechi, scuole mute e collegi sordi, in cui i piccoli protagonisti sembrano destinati a tacere, o peggio a soccombere. Ma per il regista Emanuele Gamba: “Spring Awakening canta quella meravigliosa combinazione di gioia, paura ed esaltazione che da sempre ragazze e ragazzi hanno provato per il dolce mistero dello sbocciare del proprio corpo. Risveglio e Spring sono lo stesso racconto, quello della giovinezza, la più fragile e insieme più affascinante stagione della vita. Drammaticamente e selvaggiamente, si muovono queste meteore di vita tra lotte e paure, repressioni e slanci incontrollabili. C’è la giovinezza che muore sul nascere, istinti che alle volte rimangono potenze senza controllo e maturazione. Ma c’è poi anche quella, forte e fortunata, che vince la lotta. Per Frank Wedekind, Duncan Sheik, Steve Sater e tutti noi, nessuna ipocrisia, nessun conformismo sociale potranno più soffocare e condannare quella naturalità gentile e infinita purezza d’animo di quelle giovani donne e giovani uomini che esercitano il loro semplice e ineludibile diritto al futuro.”

Il testo è recitato in italiano, ma l’inglese è mantenuto nelle canzoni, tradotte su una grande lavagna e accompagnate da video dall’incredibile impatto scenico. Spring Awakening è uno spettacolo atipico nel suo genere, duro e provocatorio, ma anche un inno alla vita, a una natura nuova e rigogliosa, alla speranza. In questo allestimento la Germania di fine secolo viene sostituita con l’Italia degli anni Trenta, i cui richiami iconografici si riflettono nella scenografia, nei costumi e nelle acconciature. Sullo sfondo, per ricordare l’ambiente scolastico in cui si muovono i giovani personaggi campeggia la grande lavagna su cui verranno proiettate le traduzioni delle canzoni.

Spiega Pietro Contorno, direttore artistico di Spring Awakening: “Siamo convinti che i grandi sommovimenti sociali ed economici dei nostri tempi debbano oggi essere interpretati da proposte artistiche e culturali capaci di catalizzare energie, voglia di protagonismo, istanze e tematiche, forse ancora oggi scomode, ma allo stesso tempo capaci di creare dibattito e attenzione sia tra le nuove generazioni che tra il pubblico più maturo. Il tutto non relegato a un settore artistico di nicchia, ma all’interno dell’area dell’intrattenimento popolare; e quindi attraverso un media e un linguaggio diffuso e ampiamente fruibile come il musical”.

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Mercoledì 3 dicembre alle ore 18 la Compagnia incontra il pubblico. INGRESSO LIBERO

9/14 dicembre PRIMA NAZIONALE

Nuovo Teatro diretta da Marco Balsamo

in collaborazione con

Fondazione Teatro della Pergola

Stefano Accorsi

DECAMERONE

vizi, virtù, passioni

liberamente tratto dal Decameron di Giovanni Boccaccio

drammaturgia Maria Maglietta

con in o.a.

Salvatore Arena, Silvi Briozzo, Fonte Fantasia, Mariano Nieddu, Naike Anna Silipo

scene e costumi Carlo Sala

disegno luci Luca Barbati

adattamento teatrale e regia Marco Baliani

Sulla strada del progetto “Grandi italiani”, dopo le rime dell’Ariosto, Stefano Accorsi e Marco Baliani incontrano le novelle di Boccaccio con Decamerone – vizi, virtù, passioni. Attore, regista e drammaturgo, Baliani costruisce per Accorsi, attore che vive sempre più la sua professione tra palcoscenico, cinema e televisione, uno spettacolo in cui si dipana il mistero della vita stessa, un’amarezza lucida che risveglia di colpo la coscienza, facendo scoprire al pubblico che “il re è nudo” e che per liberarci dalla “peste” dobbiamo partire dalle nostre fragilità e debolezze. “Le storie servono a rendere il mondo meno terribile – dice Baliani – finché si racconta, finché c’è una voce che narra, siamo ancora vivi. Abbiamo scelto di raccontare alcune novelle del Decameron perché oggi ad essere appestato è il nostro vivere civile. Percepiamo i miasmi mortiferi, le corruzioni, gli inquinamenti, le mafie, l’impudicizia e l’impudenza dei potenti, la menzogna, lo sfruttamento dei più deboli, il malaffare. In questa progressiva perdita di un civile sentire, ci è sembrato importante far risuonare la voce del Boccaccio attraverso le nostre voci di teatranti.” La vicenda raccontata è nota: la città di Firenze è appestata, la morte è in agguato. Ci si ritira in collina per proteggersi e difendersi dal flagello implacabile. Serve un modo per passare le lunghe giornate. Servono storie che facciano dimenticare, storie di amori ridicoli, erotici, furiosi; storie rozze, spietate, sentimentali, grottesche, paurose, purché siano storie, e raccontate bene, perché la vita reale là fuori si avvicina con denti affilati e agogna la preda. Ancora la voce di Boccaccio deve risuonare “per ricordare che possediamo tesori linguistici pari ai nostri tesori paesaggistici e naturali, un’altra Italia, che non compare nei bollettini della disfatta giornaliera con la quale la peste ci avvilisce – prosegue Baliani – per raccontarci storie che ci rendano più aperti alla possibilità di altre esistenze, fuori da questo reality in cui ci ritroviamo a recitare come partecipanti di un globale Grande Fratello. Perché anche se le storie sembrano buffe, quegli amorazzi triviali, quelle strafottenti invenzioni che muovono al riso e allo sberleffo, mostrano poi, sotto sotto, il mistero della vita stessa o quell’amarezza lucida che risveglia di colpo la coscienza. Potremmo così scoprire che “il re è nudo”, e che per liberarci dall’appestamento, dobbiamo partire dalle nostre fragilità e debolezze, riconoscerle e riderci sopra, magari digrignando i denti.”

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16/21 dicembre

Veronica Mona con Oblomov Films S.r.l. e Compagnia Enfi Teatro

Silvio Orlando

IL MERCANTE DI VENEZIA

di William Shakespeare

con la Popular Shakespeare Kompany

(in o.a.) Andrea Di Casa, Fabrizio Contri, Milvia Marigliano, Simone Luglio, Elena Gigliotti, Nicola Pannelli, Fulvio Pepe, Sergio Romano, Barbara Ronchi, Roberto Turchetta, Ivan Zerbinati

scene Carlo de Marino

costumi Sandra Cardini

luci Pasquale Mari

musiche originali Arturo Annecchino

regista assistente Nicoletta Robello

regia Valerio Binasco

Dopo il successo di Romeo e Giulietta (produzione Teatro Eliseo 2011, con Riccardo Scamarcio e Deniz Ozdogan), è nata una nuova compagnia, la Popular Shakespeare Kompany, che ha avuto il suo battesimo ufficiale con lo spettacolo La Tempesta all’interno del Festival Shakespeariano di Verona nel 2012. La compagnia si impegna ogni anno a mettere in scena un classico, con l’intento di continuare ad offrire al pubblico grandi testi, con modalità produttive nuove, che trasformino la crisi in occasione di rinnovamento e creatività.

Quest’anno, insieme a Silvio Orlando, la compagnia incontra Il Mercante di Venezia, una delle opere più note di Shakespeare. La storia è nota: siamo a Venezia, è il XVI secolo. Bassanio, giovane gentiluomo veneziano, vorrebbe la mano di Porzia, ricca ereditiera di Belmonte. Per corteggiarla degnamente chiede al suo carissimo amico Antonio, il mercante di Venezia, tremila ducati in prestito. Antonio non può prestargli il denaro poiché ha investito in traffici marittimi. Garantirà per lui presso Shylock, usuraio ebreo, che non sopporta lo stesso Antonio, poiché presta denaro gratuitamente, facendo abbassare il tasso d’interesse nella città. Nonostante ciò, Shylock accorda il prestito a Bassanio. L’ebreo però, in caso di mancato pagamento, vuole una libbra della carne di Antonio… richiesta che alla fine gli si rivolgerà contro.

Nella messa in scena di Valerio Binasco, però, si indaga profondamente nelle categorie di ‘bene’ e di ‘male’ fino a rimescolarle: fondamentale diventa allora lo scontro tra una moltitudine di uguali – i cristiani di Antonio –, e il singolo diverso – l’ebreo Shylock. Il male c’è, ma è il denaro in sé. “Nel Mercante tutto gira intorno a un gruppo di amici – spiega nelle note di regia Binasco – gli eroi di questa storia non sono degli eroi. Stanno in seconda e terza fila nella vita. Ma hanno delle inquietudini. Una spinta che li porta al gesto rischioso. Tuttavia, il fatto che siano sempre avventure condivise con gli amici fa di loro degli eroi un po’ paesani, creatori di aneddoti più che di leggende. Il testo appare dunque come “una cupa contro-favola”, una storia che sembra una favola, ma che fa sorridere solo gli adulti, perché han perso ogni speranza. Noi non dobbiamo cedere a questa tentazione – continua il regista – anzi: noi dobbiamo fare del mercante una grande favola, e una festa del teatro. Cioè della speranza.”. E queste sono le intenzioni.

Quanto alla questione dell’antisemitismo, classica accusa che vien mossa all’opera, con Auden, Binasco ribadisce: “Ne Il Mercante di Venezia le differenze religiose sono tratteggiate in modo fatuo: non è un problema di fede, ma di conformismo. L’essenziale, riguardo a Shylock, non è che sia un eretico o un ebreo, ma che sia un outsider”.

Il Mercante alla fine è una commedia. Tuttavia a leggerlo si prova anche un certo cupo disagio: “La terribile, umiliante, meschina sconfitta di Shylock – prosegue Binasco – giusta o non giusta che sia, mi mette a disagio. Annuncio fin d’ora che starò dalla sua parte. Del resto, il bene e il male si spostano di continuo nel corso della pièce. Dipende dalle circostanze. Questa è una verità moderna e inattaccabile. La verità di una favola che rivela che non c’è nessuna verità. Eppure la vita può essere lo stesso una festa. Anche se il giorno stenta ad apparire. E non è notte né giorno. È l’ora stramba del teatro, quando sorge una luna di carta, e il vento accarezza le foglie senza fare alcun rumore. Niente ci ferisce. Nemmeno la vita. Non c’è nulla di più lieve, al mondo, del nostro essere qui. Insieme. Uguali”.

Con Silvio Orlando ritroviamo in scena attori che hanno partecipato alle regie shakespeariane di Binasco, come Andrea Di Casa, Fabrizio Contri, Milvia Marigliano, Nicola Pannelli. E poi: Fulvio Simone Luglio, Pepe, Barbara Ronchi, Roberto Turchetta, Ivan Zerbinati. Elena Gigliotti sarà nel ruolo di Porzia, Sergio Romano in quello di Lancillotto, Andrea di Casa di Bassanio, mentre Nerissa è interpretata da Milvia Marigliano, Antonio da Nicola Pannelli.

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BIGLIETTI:

INTERI

Platea € 32,00 ● Posto palco € 24,00 ● Galleria € 16,00

Ridotti (escluso domenica)

OVER 60

Platea € 28,00 ● Posto palco € 20,00 ● Galleria € 14,00

UNDER 26

Platea € 20,00 ● Posto palco € 16,00 ● Galleria € 12,00

SOCI UNICOOP FIRENZE (martedì e mercoledì)

Platea € 25,00 ● Posto palco € 18,00 ● Galleria € 13,00

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VISITE, INCONTRI E ALTRI APPUNTAMENTI.

4 dicembre ore 17.30

Teatro della Pergola

L’AMERIKA DI FRANZ KAFKA E L’EUROPA DELLE DIVERSITÀ

Intervengono Maurizio Scaparro e Fausto Malcovati.

Il 4 dicembre al Teatro della Pergola in occasione del riallestimento dello spettacolo Amerika che sarà a gennaio al Teatro Goldoni di Firenze, Maurizio Scaparro e Fausto Malcovati affronteranno il tema sempre attuale dell’immigrazione nell’incontro: “L’Amerika di Franz Kafka e l’Europa delle Diversità”

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Domenica 14 dicembre ore 10.00/11.00/12.00

IN SUA MOVENZA È FERMO

Visita spettacolo

In collaborazione con La Compagnia delle Seggiole

da un’idea di Riccardo Ventrella

testi e regia di Giovanni Micoli

interpreti/personaggi in ordine di apparizione

Luca Cartocci Alessandro Lanari, l’impresario

Natalia Strozzi la soprano Barbieri Nini

Fabio Baronti Antonio Meucci, l’inventore

Sabrina Tinalli la sarta di Eleonora Duse

Marcello Allegrini Cesare Canovetti, il capo macchinista

Massimo Manconi è la guida

Visita spettacolo al Teatro della Pergola: in scena da nove anni con oltre duecento repliche e più di diecimila spettatori.

In sua movenza è fermo è l’inedita formula di visita spettacolo che in nove anni di repliche ha affascinato oltre 10.000 spettatori, superando il traguardo delle 200 repliche proponendo una domenica al mese l’appuntamento con la storia della Pergola.

La grande magia di un teatro non abita solo sul palcoscenico, nell’istante esatto in cui uno spettacolo si dà per il pubblico. Come un corpo biologico, il teatro vive in ogni momento soprattutto nei suoi spazi “segreti” e inaccessibili agli spettatori: nei laboratori, nei pressi della macchina scenica, nei sotterranei e nei depositi. Là dove ancora risuonano le voci dei tanti che hanno dedicato la loro vita a questa bruciante passione. Senza apparire sulle locandine, senza lasciar traccia di sé nei libri di storia.

In sua movenza è fermo, titolo che riprende il motto degli Accademici Immobili fondatori del teatro, è un viaggio affascinante nel cuore della macchina teatrale, in compagnia delle “ombre gentili” dei personaggi che nel corso dei tre secoli della sua storia hanno reso grande e immortale la Pergola. L’impresario Lanari, l’inventore Meucci, la soprano Barbieri Nini, il macchinista Canovetti e la sarta di Eleonora Duse raccontano ai fortunati visitatori le loro vicende a metà fra il sogno e la realtà. Il viaggio parte dal vicolo delle carrozze, antico accesso al palcoscenico, lungo il quale si aprono le nicchie che ospitavano le botteghe degli artigiani che erano di servizio alla brulicante vita del teatro, sarti, parrucchieri, calzolai che garantivano la messa e rimessa a punto e a modello di ogni accessorio necessario allo spettacolo. Da qui si giunge al pozzo e ai lavatoi dove si lavavano e tingevano le stoffe, e tra angusti passaggi e corridoi ecco la corte dove venivano forgiati i particolarissimi martelli da macchinisti, ancora in produzione fino a pochissimi anni fa. Il Saloncino, la Sala Oro e l’atrio delle colonne fanno da preludio alla visione più emozionante, quella che ogni artista passato dal Teatro della Pergola ammira e affronta al levarsi del sipario: il palcoscenico che incornicia una platea inaspettatamente più piccola rispetto allo spazio scenico. Qui è il primo telefono acustico che Antonio Meucci, macchinista alla Pergola, ideò al riparo del sipario dipinto da Gaspare Martellini nel 1828, per portare silenziosamente la voce dal palcoscenico alla graticcia e ai ballatoi posti ad un’altezza tra i 14 e i 18 metri. Il sottopalco ospita infine la sezione museale del teatro occupata in gran parte dallo spettacolare meccanismo per il sollevamento della platea costruito da Cesare Canovetti nel 1857 e, per citare solo un altro prezioso oggetto in mostra, lo scranno costruito per Giuseppe Verdi nel 1847 in occasione dell’allestimento e della prima del Macbeth di Giuseppe Verdi che proprio la Pergola ha avuto l’onore di ospitare.

Nei suoi trecentocinquanta anni di storia la Pergola ha raccolto l’eco di tante voci, di attori famosi e oscuri facchini, di inventori, registi, impresari, divine, cantanti, macchinisti, inservienti, mezzani, comparse, nobili, mantenute, borghesi, critici, spettatori molesti. Le lascia liberamente risuonare in questa visita, aprendo al pubblico i luoghi che furono una volta sede della “Città del Teatro”: un grande opificio autosufficiente nel quale si svolgevano tutti i mestieri della scena. Nel quale si viveva, di giorno e di notte; crocevia, luogo di incontro, agorà della Firenze Granducale. Palazzo delle feste di corte, grande tempio del melodramma, luogo deputato di mille trucchi e magie, sotto l’egida benevola dell’Accademia degli Immobili, che la Pergola costruì e possedette fino al 1942.

Intero 15 €, ridotto 12 € (under 26 – over 60 – abbonati e possessori PergolaCard – soci UniCoop)

BIGLIETTERIA: Teatro della Pergola, via della Pergola 18, 055.0763333 biglietteria@teatrodellapergola.com.

Orario: dal lunedì al sabato dalle 9.30 alle 18.30.

Acquisto on line www.teatrodellapergola.com e in tutti i punti del circuito regionale Box Office

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