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Il Don Giovanni / Filippo Timi

Foto di Tim Walker
Foto di Tim Walker

Vivere è un abuso, mai un diritto

di e con Filippo Timi

e con Umberto Petranca, Alexandre Styker, Roberta Rovelli, Marina Rocco, Elena Lietti, Roberto Laureri, Matteo De Blasio, Fulvio Accogli

regia e scena di Filippo Timi

luci di Gigi Saccomandi

costumi di Fabio Zambernardi

in collaborazione con Lawrence Steele

regista assistente Fabio Cherstich

direttore dell’allestimento Emanuele Salamanca

suono Beppe Pellicciari

Produzione del Teatro Franco Parenti di Milano/Teatro Stabile dell’Umbria

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Non è la versione di Molière, né quella di Mozart, ma unicamente Filippo Timi: il mito di “Don Giovanni” riscritto dal più irriverente, istrionico, camaleontico e versatile attore italiano.

Il teatro Municipale di Casale Monferrato è stato protagonista della chiusura della trionfale tournée nella ripresa de “Il Don Giovanni” accolto nel magnifico teatro (un autentico gioiello) della cittadina piemontese all’interno della stagione 2014/2015 realizzata con la collaborazione sostanziale della Fondazione Piemonte dal Vivo (Circuito Regionale dello Spettacolo). Il Teatro Municipale di Casale Monferrato fu costruito a partire dal 1785, su disegno dell’abate spoletino Agostino Vitoli. La costruzione, disposta su quattro ordini di palchi e loggioni, è un vero gioiello di stucchi, dorature e velluti. Inaugurato il 26 novembre 1791 con un’opera inedita di Vincenzo Fabrizio, intitolata “La moglie capricciosa”, il teatro fu chiuso durante l’epoca francese e poi sottoposto ad un radicale restauro interno durante il regno carloalbertino. Tra gli artisti che operano in teatro sono ricordati il pittore e intagliatore Leone Brizi per le decorazioni e gli stucchi dei palchi, il pittore Angelo Moja per l’affresco delle Muse sul plafone e il più famoso Abbondio Sangiorgio per le Cariatidi del palco reale. La riapertura avviene nel 1840 con “La Beatrice di Tenda” di Gaetano Donizetti. Il 5 gennaio 1861 il teatro fu ceduto dalla “Società dei Nobili” al “Comune di Casale” diventando più fruibile alla cittadinanza, ma una serie crescente di difficoltà ne impongono la chiusura. Durante l’ultimo conflitto è ridotto a magazzino, poi la chiusura definitiva fino al recente restauro. Fu poi inaugurato con una performance di Vittorio Gassman “Brindisi per un teatro” domenica 4 marzo 1990. Oggi gli spettacoli di teatro, musica e danza in cartellone sono un punto di riferimento importante del panorama culturale casalese.

Filippo Timi, malgrado i temi forti, il linguaggio irriverente, le scene di nudo, contaminazioni musicali tra antico passato e presente ha entusiasmato il pubblico in una serata “godereccia” dove il divertimento era palpabile tra scena e palcoscenico alternato a momenti di imbarazzo, pudore ma anche “liberazione”… un inno alla vita e all’anticonformismo tra riflessione e trasgressione ma sempre in nome della “verità”.

Uno spettacolo non facilmente catalogabile e il bello deriva proprio da quest’astrazione, una performance riccamente allestita tra costumi, scene, effetti a sorpresa e trovate geniali grazie all’ausilio di un eccellente cast interpretativo dove l’approvazione e il riconoscimento “pop” hanno trasformato l’arte teatrale in una manifestazione culturale rivolta alla massa, tra infiniti e inebrianti colori mostrando turbamenti dell’animo in un percorso sensoriale.

Lo spettacolo si dipana in tre ore dove la chiave di volta la si ritrova nell’eccessivo “Eccesso” inteso come l’oltrepassare la misura ordinaria sia fisica sia morale tra misfatti e azioni che violano i limiti dell’onestà in un trionfo di stravaganze verbali e visive. Ma proprio l’insaziabilità di Don Giovanni nell’interpretazione magistrale di Timi, il quale improvvisa e gioca “da vero mattatore” con la platea in una sorta di “diabolico” confronto tra il kitsch degli abiti e delle calzature, strizzando un occhio ai vizi e alle virtù della mente umana in un diletto che possiede vivacità d’intuito.

Filippo Timi esce trionfante e acclamato in una sorta di “show” difficilmente scordabile, provocatorio e provocante, tra follia e satira in cui la morale si autocelebra da sola: passano i secoli, trascorrono gli anni, nascono nuove mode ma le manifestazioni estreme e smodate comportamentali rimangono inalterate dietro la facciata del perbenismo.

Acclamanti applausi hanno salutato un dissacrante “Don Giovanni” nella magia della scena perché il teatro, alla fine, rende eterni.

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