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L’amica geniale

fotoMetti una scrittrice misteriosa e di successo, un’attrice versatile e intensa, un monumento secentesco e ottieni una performance suggestiva e seducente, sotto lo sguardo benevolo di Garibaldi a cavallo in cima al colle del Gianicolo, teatro della battaglia del 1849 per la difesa della Repubblica Romana contro i francesi che sostenevano Pio IX.

La rassegna Fontanonestate è tornata, per questa XX edizione, nel piccolo giardino barocco dietro gli archi della Fontana dell’Acqua Paola, mostra terminale dell’Acquedotto Traiano commissionato da papa Paolo V Borghese a Giovanni Fontana per poter disporre di una riserva d’acqua corrente da destinare ai giardini vaticani.

La curiosità sulla vera identità di Elena Ferrante è pari all’entità di lettori e di premi che le sue fatiche letterarie conseguono. “L’amica geniale”, pubblicato nel 2011, è il primo di un ciclo di quattro che si conclude con “Storia della bambina perduta” finalista al Premio Strega di quest’anno.

Il romanzo è la saga di un’amicizia conflittuale, dai banchi delle elementari alla vita adulta, attraversando sessant’anni di storia italiana.

In un misero rione della Napoli del dopoguerra Lenù (Elena) è colpita dalla personalità irruenta e straripante di Raffaella, chiamata Lila, che destabilizza l’intera classe e la maestra sapendo già leggere e dichiarando di aver imparato da sola. Nasce un legame in cui l’antagonismo vince sull’affetto, le invidie, le rivalse e i dispetti segnano la quotidiana frequentazione.

Il desiderio di affrancarsi dai lacciuoli della legge del più forte che vige nell’ambiente, fa loro intravedere nel libro, cioè nell’istruzione, la possibilità di riscatto dalla ‘plebe’, come la maestra definisce la varia umanità del rione.

Il sogno di assegnarsi un’identità e disegnare un destino si interseca con le paure e le inquietudini adolescenziali che la giovane Elena, voce narrante, descrive con un’icastica capacità introspettiva e descrittiva. La coprotagonista Lila, spesso antagonista, ha un temperamento volitivo e pervasivo che irrita e ammalia, tracimando da una figurina minuta e bruttina, con i grandi occhi puntati su ogni ipotetico pericolo.

La lettura di Francesca Bianco esalta lo stile avvincente della pagina scritta. Le due bambine, le loro madri, la maestra, il temuto don Achille diventano personaggi vivi, le atmosfere evocano odori. L’amicizia competitiva e gelosa di Lenù e Lila si infila nella memoria dell’infanzia di ciascuno con il flusso di cattiverie, tradimenti, reticenze che attraversano l’aria stagnante e maleodorante brulicante di personaggi.

Senza mai una confidenza o un confronto, le due bambine condividono il loro tempo e inseguono il sogno di ricchezza. La vita, nei romanzi successivi, le allontanerà.

Romanzo popolare come affresco di un’epoca, e romanzo di formazione che incalza e affascina.

La regia di Carlo Emilio Lerici, che ha curato l’adattamento insieme a Massimo Vincenzi, amalgama con mano leggera l’appassionante recitazione di Francesca Bianco con gli interventi musicali alla fisarmonica del maestro Davide Cavuti.

Oltre gli archi del Fontanone, il cielo delle tiepide sere romane pullula delle luci trasteverine.

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