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Teresa Mannino in “Sono nata il ventitré”

fotoBello spettacolo quello della Mannino. Più di un monologo, anche se è in scena da sola. “Ho voglia di raccontarmi – dice Teresa – Voglio raccontare al mio pubblico la mia vita, com’ero, come sono cresciuta e come è cambiato il mondo intorno a me”. E si rivela esattamente come ce la aspettavamo, noi che la conosciamo solo dalla televisione con programmi come Zelig, Zelig Off e dintorni: molto simpatica. Ed in questo aggettivo ci metto il piacere di ascoltarla, la sua capacità di farsi amare, di essere gentile ed immediata. Di fare lo spettacolo apparentemente con le nostre risposte, grande capacità di improvvisazione? Forse no, ma ce lo fa credere ed è anche meglio.

Lo spettacolo inizia con un vero interrogatorio al pubblico. E dice che non inizierà lo spettacolo prima di avere conosciuto tutti gli spettatori. Vuole sapere il nome, l’età, il lavoro, il rapporto parentale con i vicini. E non sono domande proforma, fasulle, ci tiene davvero a sapere cosa fanno i pinerolesi (come si chiamano gli abitanti di Pinerolo?). Ed il pubblico è subito dalla sua parte. Si rivolge a tutti i settori del teatro; platea, galleria, loggioni ma i suoi preferiti sono quelli dell’ultimo piano: la piccionaia. E chiede quanti locali sono presenti e quanti di altre regioni. Ma intuiamo che vuole sapere quanti meridionali siano presenti e scopriamo che c’è una folta delegazione della sua isola ed addirittura degli abitanti del suo piccolo paesino siciliano, che a detta sua è fra i più mafiosi d’Italia. La prima domanda a cui non sappiamo subito rispondere è: “Qual è l’ultimo libro che avete letto?”. Imbarazzo e brusio nervoso da parte del pubblico e lei parte da lì parlandoci dell’Odissea, di Penelope e Ulisse. Del rapporto marito e moglie, delle tecniche da usare per scoprire se il proprio compagna tradisca. E parla della sua infanzia, tra i piccoli e grandi traumi di allora che magari poi si sono rivelati formativi. “Sono diventata quella che sono passando attraverso momenti difficili che mi hanno fatto crescere. Ecco, voglio raccontarvi i miei traumi; ad esempio? Ad esempio che ero la terza figlia e quando toccava a me fare il bagno, l’acqua non c’era più. Un classico. E poi voglio parlare dei calciatori di ieri e di oggi e del rapporto genitori figli”.

Così, passando attraverso il racconto della sua infanzia trascorsa nell’ambiente protettivo ma anche adulto e forte della sua Sicilia, dei rapporti genitori e figli, o quello dei mitici anni ’70, Teresa ci racconta la sua versione dei mutamenti avvenuti in questi ultimi anni.
“La mia forza e determinazione derivano dalla mia famiglia, dai miei genitori che mi hanno amata incondizionatamente. Ero una ribelle ma loro mi hanno sostenuta anche quando non ho seguito le orme familiari, come ad esempio nei miei studi universitari”. Oggi che da figlia è diventata madre, Teresa individua nel rapporto genitori figli un cambiamento critico per cui siamo diventati iperprotettivi a scapito di bambini che crescono impacciati ed insicuri. “Siamo genitori talmente preoccupati di tutelare i figli dai pericoli quotidiani che non curiamo la società nella quale dovranno crescere”. Si ride molto e spesso. Il Teatro Sociale, bella realtà di Pinerolo era esaurito già da una settimana e quelli che non sono riusciti ad entrare avranno avuto un moto di invidia passando lì davanti a sentire quanta gente si stava divertendo in una sera di febbraio.

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di Teresa Mannino e Giovanna Donini
con Teresa Mannino
regia di Teresa Mannino
produzione BANANAS

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