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Carissimi padri… Almanacchi della “grande pace” (1900-1915)

Foto di Filippo Manzini
Foto di Filippo Manzini

È arrivato a Firenze il progetto partecipato Carissimi padri… Almanacchi della “grande pace” (1900-1915) che durerà fino al prossimo autunno. C’era, allora, c’era… c’era… schegge “impazzite” della Belle Époque è la prima tappa con letture, musiche, atelier e laboratori drammaturgici e performativi promossi dalla fondazione teatro della Toscana: tutti eventi a ingresso gratuito che vedranno i cittadini di firenze confrontarsi con gli anni intricati, e dai lineamenti spesso grotteschi, che precedettero l’avvento della prima guerra mondiale.

Evento di punta venerdì 4 marzo, ore 21, nel ‘rinnovato’ Teatro Niccolini, «Lasciate ogni paura, o voi ch’entrate!» Introibo fiorentino: si tratta dell’esito spettacolare dell’atelier con 180 fiorentini a cura di Claudio Longhi, assistito da Giacomo Pedini, con in scena anche Donatella Allegro, Michele Dell’Utri, Simone Francia, Lino Guanciale, Diana Manea, Eugenio Papalia e, alla fisarmonica, Olimpia Greco.

In programma, inoltre, una lettura con musica e un concerto-lettura previsti per mercoledì 2 marzo, ore 17.30, all’altana del Museo Novecento, e sabato 5 marzo, ore 18.30, al Cenacolo del Fuligno.

Il rapporto coi propri padri, si sa, è sempre una questione complessa. Amore, paura, riconoscenza, odio, senso del dovere, tenerezza: tutto si mescola in un groviglio difficile da districarsi, da cui bene o male siamo nati. E i padri si fanno così “carissimi”: oggetto di affetto profondo, ma anche figure ingombranti e per più aspetti “costose”.

Circa cento anni fa un accecamento violento ci ha generati o ha quanto meno disegnato alcuni tratti inconfondibili del nostro volto: la Grande Guerra. Una manciata d’anni di tragedia, recitata da personaggi di operetta, per festeggiare, nello smarrimento di un sonno profondo, gli ultimi giorni dell’umanità. Una generazione di figli gettati al massacro e poi… il mondo in cui viviamo.

Promosso da Fondazione Teatro della Toscana ed Emilia Romagna Teatro Fondazione e curato da Claudio Longhi, il progetto partecipato Carissimi Padri… Almanacchi della “Grande Pace” (1900-1915) è un lungo viaggio, che durerà fino al prossimo autunno, per riflettere insieme su cosa ci ha portati a quel lontano tramonto, il tramonto che un po’ ci ha generati. Si vuole, infatti, affrontare il “buco nero” della Prima Guerra Mondiale non tanto puntando risolutamente al suo palpitante e impenetrabile epicentro, già oggetto peraltro delle commemorazioni ufficiali del Centenario, quanto scivolando alla prospettiva eccentrica del “prima”. Al centro del progetto sta quindi non tanto la volontà di testimoniare il conflitto nella terribile concretezza del suo farsi, quanto quella di ritrarre “al vero” la “Grande Pace” che precede lo scoppio delle ostilità. Un viaggio teatrale, ma non solo, in salsa grottesca, dalle luci abbaglianti dell’Esposizione Universale del 1900 al maggio glorioso del 1915, per fare finalmente i conti con i nostri “Padri carissimi”, senza dimenticare mai che, come scrive Brecht, “la tragedia, molto più spesso della commedia prende alla leggera le sofferenze dell’umanità”.

Carissimi Padri… corre quindi sul doppio binario di un percorso partecipato e condiviso di azioni culturali e di riflessioni sulla Grande Guerra e di messa in scena di uno spettacolo/sintesi del percorso di studio così sviluppato: un modo per approfondire la sperimentazione su nuove forme di rapporto e collaborazione tra gli attori sociali della nostra comunità così come per articolare la ricerca di nuove modalità di relazione tra il teatro e la città. Un risultato dell’impostazione “partecipativa” dei processi di messa in scena già abbozzata con l’allestimento de La resistibile ascesa di Arturo Ui (ERT/Teatro di Roma, 2011) e compiutamente sviluppata attraverso la costruzione del percorso de Il ratto d’Europa (ERT/Teatro di Roma, 2012-2014) e del più recente Istruzioni per non morire in pace (ERT/Teatro della Toscana).

C’era, allora, c’era… c’era… schegge “impazzite” della Belle Époque è la prima tappa fiorentina di Carissimi Padri… sotto l’egida della Fondazione Teatro della Toscana. Spaziando tra documenti, cronache, melodie e racconti precedenti o concomitanti l’avvio della Grande Guerra, è dal 25 febbraio che 180 cittadini di tutte le età, di Firenze e dintorni, si stanno cimentando, all’interno di un complesso processo creativo in forma di atelier, in brevi esercizi di recitazione su testi primo novecenteschi. In questo sensibile e composito lavoro di scavo, di indagine e di restituzione, se è forte e giusto il desiderio di rendere omaggio a quella più o meno anonima moltitudine che il conflitto si è portato via, non meno stimolante è la ricognizione del terreno che un secolo fa condusse l’Europa nell’abisso tremendo della Prima Guerra Mondiale: la ricerca delle ragioni o forse sarebbe corretto dire delle follie. L’idea è quella di raccontare, attraverso il punto di vista estremo del futurismo (quello fiorentino delle riviste e di Papini in particolare) la dialettica tra modernità e anti-modernità nella cultura di primo-novecento. Un punto centrale del discorso è la relazione stretta che si generò tra i sostenitori del nuovo e la scelta a favore del primo conflitto mondiale. Ne è nato un copione originale, frutto di un montaggio letterario di testi differenti con parti scritte ad hoc a legare e incorniciare il gioco di citazioni, che sarà rappresentato venerdì 4 marzo, ore 21, al Teatro Niccolini, con uno spettacolo dal titolo «Lasciate ogni paura, o voi ch’entrate!» Introibo fiorentino, a cura di Claudio Longhi, assistito da Giacomo Pedini, con tutti i partecipanti all’atelier in scena insieme a Donatella Allegro, Michele Dell’Utri, Simone Francia, Lino Guanciale, Diana Manea, Eugenio Papalia e, alla fisarmonica, Olimpia Greco.

In apertura del programma di C’era, allora, c’era… c’era… schegge “impazzite” della Belle Époque, mercoledì 2 marzo, ore 17.30, all’Altana del Museo Novecento, è prevista la lettura con musica «V’han certuni che dormendo / vanno intorno come desti». Storie dal «mondo di ieri», sul contrasto tra la leggerezza della Belle Époque e le pulsioni belliciste che condussero alla Prima Guerra Mondiale.

In chiusura della rassegna, sabato 5 marzo, ore 18.30, al Cenacolo del Fuligno, spazio al concerto-lettura Già lenta l’orchestra incomincia la danza (mentre una febbre incendia tutt’intorno il cielo, in cui si va dall’operetta, alla canzone colta, alla canzone popolare, a brani di tradizione americana diffusi in Europa all’inizio del Novecento (come è il caso del rag time o del tango).

Tutte le iniziative sono a ingresso gratuito fino esaurimento posti disponibili. Il 4 e 5 marzo gli eventi sono a prenotazione obbligatoria su www.teatrodellapergola.com.

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I PARTNER

ASP Firenze Montedomini

Biblioteca Marucelliana

Fondazione Palazzo Strozzi

Istituto Ernesto de Martino

Istituto Statale di Istruzione Superiore “N. Machiavelli” – I.S.I.S. Machiavelli

Liceo Scientifico Statale “A. Gramsci”

Museo Novecento Firenze

Scandicci Cultura – La Biblioteca di Scandicci

Scuola di Musica di Fiesole

SDIAF

Spazio Alfieri

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mercoledì 2 marzo, 17.30

Altana del Museo Novecento, Piazza S. Maria Novella 10

«V’HAN CERTUNI CHE DORMENDO / VANNO INTORNO COME DESTI»

STORIE DAL «MONDO DI IERI»

Lettura con musica

con Donatella Allegro, Michele Dell’Utri, Simone Francia, Diana Manea, Eugenio Papalia

e, alla fisarmonica, Olimpia Greco

in collaborazione con Museo Novecento

Automobili, aerei e dirigibili, fotografie in movimento, spettacoli magnificenti e lunghe nottate illuminate a giorno: il sogno della Belle Époque. Un tempo leggero e ricco d’entusiasmi, in cui il globo veniva descritto come un unico sconfinato giardino. Un tempo destinato, si narrava, alla felicità e all’affermazione dell’uomo occidentale, sempre più affrancato da antichi fardelli e fatiche. Un tempo, pareva, privo di fondi pensieri, di ponderate ragioni, preda di sonni e follie, pronto a scivolare incosciente nell’incubo della Grande Guerra, che avrebbe visto un’intera generazione di giovani europei gettarsi, ai primi appelli alla mobilitazione totale, nella tremenda avventura della trincea.

La lettura con musica si inquadra all’interno della riflessione di Walter Benjamin sulla possibilità stessa del raccontare, intesa come forma di condivisione d’esperienze a mezzo della narrazione, riflessione che Benjamin sviluppa proprio a partire dallo shock generato dalla Grande Guerra. Si gioca poi sull’eterogeneità delle voci, mettendo in evidenza il contrasto tra la leggerezza della Belle Époque (con le sue ragioni storiche, economiche, culturali) e le pulsioni belliciste che condussero alla Prima Guerra mondiale. Si va infatti dai discorsi politici del grande socialista Jaurès, con il cui assassinio il 31 luglio 1914 di fatto si infranse ogni possibilità internazionalista e dunque di pace, all’ironia melanconica del Roth narratore d’una Mitteleuropa scomparsa, all’ironia più corrosiva del Majakóvskij poeta posto a fronte del conflitto; allo stesso tempo si passa dalle considerazioni di Keynes a margine della conferenza di pace di Parigi, alla Grande Guerra vista con gli occhi della nostra contemporaneità, sia in uno storico come Norman Stone che in un narratore come Vassalli.

I brani letti sono tratti:

Walter Benjamin, Il narratore. Considerazioni sull’opera di Nicola Leskov [1936], in Id., Angelus Novus, Torino, Einaudi, 1962.

Gabriel Chevallier, La paura [1939], Milano, Adelphi, 2011.

Jean Jaurès, Discorsi: politica estera, pace internazionale, Milano, Edizioni dell’Avanti, 1917.

John Maynard Keynes, Le conseguenze economiche della pace [1919], Milano, Treves, 1920.

Vladimir Majakovskij, La guerra è dichiarata [1914], in Poesia straniera del Novecento, a cura di Attilio Bertolucci, Milano, Garzanti, 1958.

Ottone Rosai, Il libro di un teppista, Firenze, Vallecchi, 1919.

Joseph Roth, La cripta dei cappuccini [1938], Milano, Adelphi, 1974.

Norman Stone, La Prima Guerra Mondiale [2010], Milano, Feltrinelli, 2014

Sergio Tofano, Il signor Bonaventura, in «Corriere dei Piccoli», 28 ottobre 1917.

Sebastiano Vassalli, Le due chiese, Torino, Einaudi, 2010.

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venerdì 4 marzo, ore 21

Teatro Niccolini, via Ricasoli 3

«LASCIATE OGNI PAURA, O VOI CH’ENTRATE!»

Introibo fiorentino

a cura di Claudio Longhi

con Donatella Allegro, Michele Dell’Utri, Simone Francia, Lino Guanciale, Diana Manea, Eugenio Papalia

e, alla fisarmonica, Olimpia Greco

assistente alla regia Giacomo Pedini

e con i 180 partecipanti all’Atelier

180 fiorentini, assieme a Donatella Allegro, Michele Dell’Utri, Simone Francia, Lino Guanciale, Diana Manea, Eugenio Papalia, daranno corpo e voce, dal palcoscenico, dalla platea, dai corridoi o dai palchetti del “restituito” Teatro Niccolini, ai fermenti e alle divergenti tensioni che caratterizzarono i primi esaltanti e turbolenti quindici anni del Novecento. In bilico tra cosmopolitismo e nazionalismi violenti, tra spasmodica ricerca del nuovo e rifiuto radicale di ogni “modernità”, tra sogni di una rigenerata “pura bellezza” e desideri iconoclasti di palingenesi tecnologiche, l’atelier «Lasciate ogni paura, o voi ch’entrate!». Introibo fiorentino, prendendo le mosse dalla Firenze di inizio ‘900, sedotta dalle lusinghe dell’estetismo quantunque attratta dalle assordanti sirene della prima avanguardia, vuole quindi gettare uno sguardo, condiviso con la città, sulla “Europa di ieri”, sui suoi tratti grotteschi e più temibili che, ancorché celati, sopravvivono nel nostro incerto presente.

Alcuni dei testi citati e utilizzati per la costruzione del copione:

Guillaime Apollinaire, Il poeta assassinato [1916], Milano, SE, 1990.

Thomas Mann, Considerazioni di un impolitico [1918], Milano, Adelphi, 1997.

Filippo Tommaso Marinetti, Abbasso il tango e Parsifal, Milano, Direzione del Movimento futurista, 1914.

Giovanni Papini, Contro Firenze passatista, in Id., Il mio futurismo, Firenze, Lacerba, 1914.

Giovanni Papini, Introibo, in «Lacerba», 1 gennaio 1913.

Luigi Russolo, L’arte dei rumori, Milano, Direzione del Movimento futurista, 1913.

Erik Satie, Quaderni di un mammifero, Milano, Adelphi, 1980.

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sabato 5 marzo, ore 18.30

Cenacolo del Fuligno, via Faenza 48

GIÀ LENTA L’ORCHESTRA INCOMINCIA LA DANZA

(MENTRE UNA FEBBRE INCENDIA TUTT’INTORNO IL CIELO)

Concerto-lettura

alla fisarmonica Olimpia Greco

e con Donatella Allegro, Michele Dell’Utri, Simone Francia, Diana Manea, Eugenio Papalia

in collaborazione con ASP Firenze Montedomini

Dalla Napoli dei caffè concerto alla Roma dei salotti dannunziani, dalla Parigi raffinata, dei musicisti della prima avanguardia, alla Vienna ironica e corrosiva dell’operetta, con qualche escursione oltre oceano, negli assolati campi o nelle ribollenti paludi battute dagli ex-schiavi nel sud degli Stati Uniti: una passeggiata musicale, un attraversamento per note tra i fermenti della cieca Belle Époque, capace di precipitare, in capo a una manciata d’anni, dai divertissement strumentali ai canti di trincea.

Elenco dei brani eseguiti:

Maple Leaf Rag di Scott Joplin, 1899.

Quand l’amour meurt… di Octave Crémieux, 1904.

La mattchiche di Charles Borel-Clerc, 1905.

Vilja-Lied (da La vedova allegra) di Franz Lehár, 1905.

A Vucchella di Francesco Paolo Tosti, 1907.

Stornelli montagnoli e campagnoli di Alfredo Mazzucchi, 1909.

Don Juan – Él taita del Barrio di Ernesto Ponzio, 1910.

Core ‘ngrato di Salvatore Cardillo, 1911.

Du sollst der Kaiser meiner Seele sein (da Der Favorit) di Robert Stolz, 1916.

Den lille Torea-di-da-dor (da Die Peruanerin) di Rudolf Nelson, 1918.

A Diosa (Non Potho Reposare) di Giuseppe Rachel, 1920.

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