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60. Biennale Musica: Jazz e Boulez

L’ottavo e nono giorno di Biennale Musica a Venezia (14 e 15 ottobre 2016)

Foto della Biennale
Foto della Biennale

14.10 Ca’ Giustinian, Sala delle Colonne – ore 23

Rassegna 23OFF

Venetian Ballads”

Raffaele Casarano

Locomotive

Paolo Fresu| tromba, flicorno, effetti

***

15.10 Arsenale, Teatro alle Tese – ore 20

Ensemble Modern

————

All’ultimo appuntamento della rassegna 23OFF, dopo tanti accenni e qualche ammiccamento, la Biennale si ‘tinge di jazz’.

Il sassofonista Raffaele Casarano porta anche a Venezia il suo progetto Locomotive, eseguendo, per questa occasione, l’arrangiamento jazz di alcune delle più famose canzoni da battello veneziane.

Ad accompagnarlo in questo viaggio, invece del quartetto con cui è solito esibirsi, William Greco, al pianoforte, belli i suoi momenti solistici, e al contrabbasso, Marco Badoscia, metronomico e presenza fondamentale.

Fra un “Do basi de fogo” e un “E mi me ne so ‘ndao”, arriva il momento, tanto atteso, di Paolo Fresu, uno dei volti e dei musicisti più conosciuti del panorama jazzistico italiano.

Il suo contributo con tromba e flicorno, dona ancora più timbri all’arrangiamento, come nel caso della conosciutissima “Biondina in gondoleta”, elevando spiritualmente la musica tradizionale veneziana.

Nel continuo palleggiarsi del tema e delle armonie, i brani si trasformano, mutano tanto da completare un intero giro e tornare loro stessi nei finali, come si accommiatassero.

Nella serata di sabato, invece, appuntamento con l’Ensemble Modern. Non me ne vogliano i compositori dei brani in scaletta se dico che il pezzo forte, atteso dal non folto pubblico tipico dei festival a fine percorso, fosse Derive 2 di Pierre Boulez.

La precisione dell’ensemble e il gesto pulito del direttore Frank Ollu hanno districato i problemi dei primi brani, dal fluire strumentale di Liebenslied di Jörg Widmann, passando per la frammentazione quasi aleatoria del Rondeau savage di Arnulf Hermann fino ai timbri asiatici di flauto basso e corno inglese in Salz di Enno Poppe.

E poi l’atteso si palesa.

Scomparso all’inizio di quest’anno, Boulez, Leone d’oro nel 2012, raggiunge nella composizione Derive 2 un livello di ricerca, tra sovrapposizioni e cambi metrico-ritmici, da trasformarlo in uno di quei brani da studio, con cui inevitabilmente compositori e musicisti sono tenuti a confrontarsi.

Revisionato dallo stesso compositore per oltre vent’anni, a simboleggiare questa ricerca spasmodica, il brano non deve spaventare per la sua lunghezza, oltre i quaranta minuti, perché i continui mutamenti lo rendono sempre diverso e interessante.

L’intrinseco solismo e la grande necessità di concentrazione di ogni strumentista, rendono Derive un brano di difficile esecuzione, ma l’ensemble è risultato semplicemente perfetto e degno è stato il tributo del pubblico che per ben cinque volte ha riporta sul palco i musicisti, in un crescendo di applausi.

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