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Il berretto a sonagli

Al Teatro Sala Umberto di Roma fino al 4 dicembre 2016

fotoIl tema antropologico del “pupo” (dietro cui celiamo le nostre meschinità) e le regole socio-morali della convivenza umana codificate nelle “tre corde”, la seria, la civile e la pazza, connotano la rappresentazione più icastica che Pirandello ci abbia offerto della società siciliana del suo tempo.

Scritta in siciliano nel 1916 e rappresentata in lingua nel 1923 a Roma, prende spunto dalle novelle “Certi obblighi” e “La verità” in cui si parla di un marito che accetta rassegnato il tradimento della moglie pur di proteggere la propria onorabilità.

Ciampa, scrivano presso l’ufficio del Cavalier Fiorica in un paese dell’agrigentino, si adegua al codice borghese di perbenismo convenzionale, ossequioso verso il datore di lavoro che gli insidia la moglie ma lo rende, tuttavia, parte attiva e rispettabile di un contesto sociale piccolo-borghese. La rivalsa scatta quando Beatrice, moglie del Cavaliere, decide di rendere pubblica la tresca facendo cogliere in flagrante i fedifraghi dal delegato Spanò, rendendo così becco Ciampa che, figurativamente, dovrà indossare il berretto a sonagli per coprire le corna.

Intuendo le intenzioni della signora, lo scrivano la ammonisce sull’uso adeguato che si deve fare delle “tre corde” quella seria con cui affrontare le questioni essenziali, quella civile che impone prudenza nei rapporti umani e quella pazza che si attiva quando falliscono le precedenti e può produrre conseguenze imprevedibili.

Sull’emotività di Beatrice prevarrà la sagacia e la razionalità di Ciampa che suggerirà alla donna e alla sua famiglia di essere dichiarata pazza e frutto della sua follia tutto il bailamme scatenato dal presunto adulterio.

Tutto rientra nei ranghi e si ricompone la cesura fra l’essere e l’apparire.

Il profilo lievemente comico di Ciampa è stato impresso al personaggio dall’attore Angelo Musco, un po’ in contrasto con gli intenti dell’autore, e viene caratterizzato come suo tratto caratteriale anche da Gianfranco Jannuzzo che, nonostante non abbia le physique du rôle dell’uomo dimesso, riesce a imprimergli una dolente nota di sottomissione e di fiero riscatto. Una sorprendente rivelazione che ha degnamente sostituito l’indisposto Pino Caruso.

La regia di Francesco Bellomo recupera il copione originale reinserendo alcune scene tagliate e un prologo che anticipa il momento in cui gli amanti vengono arrestati, spostando l’ambientazione nel dopoguerra.

Il gioco soffuso di luci stacca i vari momenti della vicenda, sottolineati dalla vorticosa emotività di Beatrice, la sinuosa e sensuale Emanuela Muni che sembra accendere i desideri degli uomini. Il fratello Fifì è interpretato dall’elegante Gaetano Aronica, mentre la disarmante verve comica è appannaggio di Franco Mirabella nel ruolo del delegato. Anna Pelvica è una spassosissima e saggia signora borghese del primo Novecento che tenta di contenere le bizzarrie della figlia. Completano il cast Carmen Di Marzo, la vivace e loquace cartomante Saracena, Alessandra Ferrara con ampio uso del dialetto siciliano nella parte della cameriera Fana e Veronica Rega che è la moglie di Ciampa.

Le musiche di Mario D’Alessandro ricreano le sonorità della produzione cinematografica di ambientazione siciliana degli anni ’50.

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