giovedì, Aprile 18, 2024

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Eventi di marzo al Teatro della Pergola e al Teatro Era

Programmazione.

  • 2, 5 e 6 marzo | Saloncino ”Paolo Poli”

(ore 20:45; venerdì, ore 18:15; sabato 18:45; domenica, ore 15:45)

Fondazione Teatro della Toscana

Anna Ammirati, Rocco Siliotto

NAPSOUND

Recital avanguardistico partenopeo

uno spettacolo di Anna Ammirati

installazioni video Alessandro Papa

coreografie Marco Mazzoni

musiche e sound design Rocco Siliotto

Un recital strutturato in tre atti, ciascuno dei quali corrisponde alle tre fasi dell’esistenza: l’infanzia, la giovinezza e la maturità. Contraddistinto da un ritmo musicale incalzante, con un eclettismo e un’energia contagiosa, Napsound attraversa questo percorso con una serie di mutazioni che trasformano la scena trascinando il pubblico in un partecipato crescendo di suggestioni.

La forma del racconto è quella della poesia, o più precisamente quella di un dialogo tra poesie, dove la musica non è semplice accompagnamento ma sintassi.

Questo dialogo suggerisce un percorso cognitivo, dove i vari personaggi si muovono scappando da una poesia all’altra, così il giudice di De Filippo lo ritroviamo trasformato nel dio cattivo di Ferdinando Russo, la donna borghese di Totò in quella adulta di Viviani che incita la folla, la cozza dell’Imputata di De Filippo nel chimico de Le industrie di guerra e così di seguito.

Nel primo atto è rappresentato il mondo della fanciullezza, la fase della vita in cui ognuno di noi è protetto dall’illusione dell’esistenza. Nel secondo atto l’ingenuità lascia spazio all’inquietudine, a false ideologie, a quei surrogati emozionali tipici del nostro tempo. Nel terzo si invoca la folla a reagire e a rialzarsi con le proprie braccia.

Lo spettacolo si chiude con un’evocazione del Vesuvio e delle sue crepe, suoni che trascinano il pubblico al cospetto della montagna simbolo, stanca di rimanere in silenzio e alla fine parte attiva di quello che si trasforma in una celebrazione, un inno alla vita.

 

 

  • 4 – 5 marzo | Sala Grande

(ore 20:45)

Prima Nazionale

Euripides Laskaridis

ELENIT

The Things We Know We Knew Are Now Behind

ideato e diretto da Euripides Laskaridis

con Nikos Dragonas Amalia Kosma, Chara Kotsali, Euripides Laskaridis, Dimitris Matsoukas, Efthimios Moschopoulos, Giorgos Poulios, Foivos Symeonidis, Michalis Valasoglou, Fay Xhuma

costumi Angelos Mentis

musica originale e sound design Giorgos Poulios

scene Loukas Bakas

luci Eliza Alexandropoulou

consulente drammaturgica Alexandros Mistriotis

associate movement director Nikos Dragonas

assistente alla regia Geli Kalampaka

assistente al compositore Jeph Vanger

assistente costumista & special constructions Ioanna Plessa, Filanthi Bougatsou, Olga Vlassi

collaboratore artistico – costruzioni speciali Anna Papathanasiou

assistente costumista Aella Tsilikopoulou

assistente scenografo Filanthi Bougatsou, Dinos Nikolaou

direttore di palcoscenico e aiuto light designer Dinos Nikolaou, Giorgos Antonopoulos

direttore tecnico Konstantinos Margas

elettricista per il periodo di prove Vasilis Zidros, Tzanos Mazis, Giorgos Antonopoulos

programmatore consolle luci Giorgos Melissaropoulos, Vaggelis Mountrichas

sound designer Kostis Pavlopoulos, Kostas Michopoulos

responsabile di produzione Rena Andreadaki

project Manager & tour production Simona Fremder

Osmosis Operations Co-Ordinator Toofareast

un progetto di Euripides Laskaridis // Osmosis 

produzione Onassis Stegi-Athens (GR)

con il supporto di Fondation d’entreprise Hermès nell’ambito di New Setting Program

coprodotto da Théâtre De La Ville-Paris (Fr), Teatro Della Pergola-Florence (It), Pôle Eu-Ropéen De Création – Ministère De La Culture/Maison De La Danse En Soutien À La Biennale De La Danse De Lyon 2020 (Fr), Pôle Européen De Création – Ministère De La Culture/Maison De La Danse En Soutien À La Biennale De La Danse De Lyon 2020 (Fr), Teatro Municipal Do Porto (Pt), Festival Trans-Amérique-Montreal (Ca), Les Halles De Schaerbeek-Brussels (Be), Teatre Lliure-Barcelona (Es), Malraux, Scène Nationale Chambéry-Savoie (Fr), Théâtre De Liège (Be)

in collaborazione con Julidans-Amsterdam (Nl), Ici-Centre Chorégraphique National Montpellier-Occitanie (Fr)

in associazione con EdM Productions e Rial&Eshelman

prima mondiale novembre 2019, Onassis Stegi, Atene

La tournée di Elenit riceve il generoso supporto del Programma “Outward Turn” Cultural Export di Onassis Culture / Stegi

foto di scena Julian Mommert, Andreas Simopoulos

collage Loukas Bakas

Un imprevedibile e sorprendente varietà comico e surreale.

Euripides Laskaridis usa le connotazioni di ridicolo e di trasformazione per esplorare la perseveranza dell’essere umano davanti all’ignoto. I suoi lavori sono caratterizzati dal senso del caos controllato: immersioni profonde e dettagliate che toccano dentro chi siamo, stando fedeli alle specificità di una visione più personale. Non convenzionale, non lineare, queste giocano con le possibilità di quello che ci aspetta attorno a noi – rompendo, distorcendo, ricreando e, con ordinari materiali e resti della vita di tutti i giorni, creano l’inaspettato.

Il corpo è il mezzo attraverso il quale Euripides fa vivere lo spazio. L’azione sempre si evolve e gira attorno i personaggi che sono commoventemente reali e minuziosamente costruiti, ma spudoratamente immaginari. Attraverso di loro si aprono nuove frontiere, che sono – simultaneamente – gioiose e struggenti, grottesche e commoventi, spaventose e assurde.

Questa nuova commedia tragica espande ancor più questo universo: un insieme di storie per dieci creature e un unico vortice, Elenit perde tutta la ragione per forgiare uno spazio senza passato o futuro. Un monumentale sistema interessato solo all’urgenza del momento. Un luogo dove le cose che sappiamo, capiamo che ora sono dietro di noi.

 

 

  • 8 – 9 marzo | Saloncino ”Paolo Poli”

(ore 18:15)

Prima Nazionale

Alice in cerca di teatro no-profit

nell’ambito del progetto “Per amor dei poeti”

Ugo De Vita

PPP – LETTURA PER AMORE E PER FORZA

da versi e prose di Pier Paolo Pasolini

di, allestimento, regia Ugo De Vita

al violino Fabio Consiglio

con la partecipazione di Maurizio Brunetti

aiuto regia Enea De Vita

foto Filippo Manzini

Ugo De Vita legge Pier Paolo Pasolini. In occasione del centenario della nascita del poeta, un recital letterario in un tempo, con una scelta rinnovata di suoi versi e prose. De Vita, che con la consulenza dei testi di Alberto Moravia già nel 1983 aveva portato in scena i versi e le prose del poeta di Casarsa, ripercorre qui la scrittura dell’intellettuale corsaro, privilegiando alla dimensione del cineasta e dell’intellettuale raffinatissimo quella del poeta e del romanziere.

Le musiche di scena si concentrano sul repertorio barocco con alcuni brani scelti tra quelli dei temi da film, nel risuonare delle note di J.S. Bach. Anche in questo caso, un seminario anticipa l’evento spettacolare per ricordare Pasolini, il poeta e l’uomo, oltre che l’intellettuale anticonformista e geniale. Lo spettacolo fa parte di Per amor dei poeti, un progetto interdisciplinare di studi, ricerca, musica, poesia e teatro rivolto a tutti.

Il progetto nasce da una performance a cura di Ugo De Vita con Gabriele Lavia del 2014, quando, in occasione della Notte Bianca della poesia al Teatro della Pergola, i due attori erano accanto ad alcuni tra i maggiori poeti italiani. I poeti leggono sé stessi, era stata la scelta di allora.
Oggi che questo tempo ci ha tenuto distanti, ma ci ha portato anche ad apprezzare una riscoperta della lettura silenziosa e a voce alta, l’obiettivo è la ripresa dell’aspetto della divulgazione e poi la messinscena, cioè riproporre dal vivo testi di riconosciuto valore.

Ugo De Vita (Roma, 1961), autore, attore, docente universitario. Figlio d’arte, il padre ha lavorato a lungo in teatro e televisione con Eduardo De Filippo, si è diplomato presso la Accademia di Arte Drammatica “Silvio D’Amico”, ha conseguito laurea e specializzazione americana in Psicologia Clinica. Dopo gli esordi con Dario Fo e Franca Rame, autore di radiodrammi e programmi televisivi con la Rai, ha scritto e diretto due film per la televisione. In oltre quarant’anni di lavoro, ha curato molti allestimenti di prosa in Italia e all’estero e diretto tra gli altri: Mario Scaccia, Valentina Cortese, Michele Placido, Elisabetta Pozzi, Claudio Capone, Luigi De Filippo, Lucia Poli, Massimo Bonetti, Piera Degli Esposti, Franco Castellano, Massimo Dapporto, Ileana Ghione, Nando Gazzolo, Riccardo Cucciolla, Silvano Tranquilli, Lino Capolicchio e molti altri.
Ha pubblicato saggi e romanzi con Vallecchi, Bulzoni e Passigli editore.
Ha insegnato presso l’Accademia d’Arte Drammatica “Silvio D’Amico” e in atenei italiani e stranieri.
È Responsabile e coordinatore unico di “Officina della poesia, il teatro e le arti”, Progetto di studi, ricerca e spettacolo rivolto agli studenti e ai laureati DAMS.

 

 

 

  • 8 – 13 marzo | Sala Grande

(ore 20:45; giovedì, ore 18:45; domenica, ore 15:45)

Teatro Franco Parenti, Fondazione Teatro della Toscana

Massimo Dapporto, Antonello Fassari

IL DELITTO DI VIA DELL’ORSINA

(L’affaire de la Rue De Lourcine)

di Eugène Labiche

adattamento e regia Andrée Ruth Shammah

traduzione Andrée Ruth Shammah e Giorgio Melazzi

con Susanna Marcomeni

e con Marco Balbi, Andrea Soffiantini, Francesco Brandi

scene Margherita Palli

costumi Caterina Visconti

ispirati dall’artista Paolo Ventura

luci Camilla Piccioni

musiche Alessandro Nidi

 

Una situazione paradossale, un po’ beckettiana, brillantemente costruita da un gigante della drammaturgia come Eugène Marin Labiche, il padre nobile della commedia leggera (vaudeville) francese, che viene rappresentato in Italia con una nuova traduzione. Un “teatro degli equivoci” di cui fanno amaramente le spese o mogli troppo sospettose o mariti troppo ingenui. Un’opera brillante che è anche una riflessione sull’insensatezza e il grottesco della vita, in bilico tra assurdo e umorismo.

Un uomo si sveglia e si ritrova uno sconosciuto nel letto, entrambi hanno una gran sete, le mani sporche e le tasche piene di carbone ma non sanno perché, non ricordano niente della notte precedente. Lentamente i due tentano di ricostruire quanto accaduto, ma l’unica cosa di cui sono certi è di essere stati entrambi a una festa di ex allievi del liceo. Di quello che è accaduto quando hanno lasciato il raduno non sanno niente.

Da un giornale apprendono che una giovane carbonaia è morta quella notte e tra una serie di malintesi ed equivoci si fa strada la possibilità che i due abbiano commesso quell’efferato omicidio. Per rimuovere le prove della loro colpevolezza si dimostreranno così capaci del peggio.

“Non è un caso che questo testo sia stato scelto da registi come Patrice Chereau, che l’ha messo in scena nel 1966 in Francia e da Klaus Michael Grüber in Germania. Appena l’ho letto ho pensato che sarebbe stata una grande sfida, un’opportunità per una regia sorprendente. Pensando a questi due personaggi, profondamente diversi l’uno dall’altro: uno ricco, nobile, elegante e l’altro rozzo, volgare, proletario che devono confrontarsi con quello che credono di aver fatto, ho pensato subito a Massimo Dapporto e Antonello Fassari, un’accoppiata con cui non ho mai avuto l’occasione di lavorare – e che non ha mai lavorato assieme – ma che credo perfetta per dare vita a questa storia. Io la vivo come una scommessa, come la possibilità di dare vita ad uno spettacolo leggero e divertente ma allo stesso tempo profondo; una riflessione sull’insensatezza e l’assurdità della vita.”

Andrée Ruth Shammah

 

 

 

  • 15 – 20 marzo | Sala Grande

(ore 20:45; giovedì, ore 18:45; domenica, ore 15:45)

Associazione SiciliaTeatro, Teatro Stabile del Veneto, Teatro Stabile di Palermo, Teatro Stabile di Catania

Sebastiano Lo Monaco

ENRICO IV

di Luigi Pirandello

regia Yannis Kokkos

con Mariàngeles Torres, Claudio Mazzenga, Rosario Petix, Luca Iacono

e con Sergio Mancinelli, Francesco Iaia, Giulia Tomaselli, Marcello Montalto, Gaetano Tizzano, Tommaso Garrè

scene Yannis Kokkos

costumi Paola Mariani

musiche Dario Arcidiacono

luci Jacopo Pantani

foto di scena Tommaso Le Pera

video di scena GAP movie s.r.l.

Lo sguardo di Pirandello filtrato dalla cultura e dall’esperienza di uno dei più incisivi e stimati registi viventi. Enrico IV diretto da Yannis Kokkos accoglie lo spettatore, quasi a sua insaputa, all’interno di una seduta psicoanalitica dalla quale uscirà, a fine spettacolo, con molti e rilevanti quesiti sul suo vissuto. Come è noto infatti Luigi Pirandello ebbe a sviluppare i temi, allora nascenti, della psicologia del profondo, riferibili agli studi di Sigmund Freud e alla successiva Scuola di Francoforte.

La sfida rilevante per l’epoca contemporanea è costruire una società, nella quale siano presenti osservatori critici che sappiano da un lato promuovere una cultura del pensiero e della riflessione e dall’altro prendere decisioni ponderate.

È un testo con cui si sono misurati grandi attori italiani ed europei. Sebastiano Lo Monaco, dopo il fertile incontro con Kokkos nell’Edipo a Colono di Sofocle nel 2018 al Teatro Greco di Siracusa, ha deciso di portarlo in scena, continuando così la sua ricerca intorno al mondo pirandelliano. Il tema della follia, presente in opere come Il berretto a sonagli e in Così è (se vi pare), già interpretate da Lo Monaco, si trasforma in rappresentazione della follia, fino a esibirla. In fondo, Enrico, per poterla mostrare attraverso una cosciente finzione, deve rinsavire, e mettere a nudo il rapporto tra maschera e smascheramento, recitando la follia ed evidenziando il carattere metateatrale che si può applicare al testo.

Un giovane nobiluomo, durante una cavalcata in costume nei panni di Enrico IV – alla presenza dell’amata Matilde – viene sbalzato da cavallo dall’odiato rivale Belcredi, batte la testa e impazzisce. Da quel momento, il giovane crede di essere veramente Enrico IV. Dopo dodici anni, Enrico IV rinsavisce: Matilde Spina, l’amore di un tempo, è diventata l’amante di Belcredi. Non resta che continuare a farsi credere pazzo. Dopo vent’anni, Matilde, Belcredi, la loro figlia Frida, il nipote Carlo e lo psichiatra Genoni vogliono curare la follia di Enrico IV con uno stratagemma: ricostruire la scena della caduta facendo recitare il ruolo di Matilde a Frida, uguale alla madre da giovane. La vista della ragazza dovrebbe far tornare Enrico IV indietro nel tempo e restituirgli la ragione. Enrico IV, di fronte alla ragazza che scambia per la madre, si lancia ad abbracciarla ma Belcredi si oppone. Enrico IV sguaina la spada e lo trafigge a morte. Ora per sfuggire definitivamente alla realtà (nella quale tra l’altro sarebbe stato imprigionato e processato), Enrico IV decide di fingersi pazzo per sempre. D’ora in avanti la pazzia sarà necessaria, come condanna e insieme liberazione.

Una sfida rilevante per l’epoca contemporanea è costruire una società critica, nella quale siano presenti osservatori critici che sappiano da un lato promuovere una cultura del pensiero e della riflessione e dall’altro prendere decisioni ponderate. La produzione dell’Enrico IV di Luigi Pirandello per la regia di Yannis Kokkos, coniuga e mette a disposizione dello spettatore lo sguardo di uno dei maggiori autori del ‘900 filtrato dalla cultura e dall’esperienza di uno dei più incisivi e stimati registi viventi. Lo spettatore viene accolto, quasi a sua insaputa, all’interno di una seduta psicoanalitica dalla quale uscirà, a fine spettacolo, con molti e rilevanti quesiti sul suo vissuto.

 

 

22 marzo – 3 aprile | Sala Grande

(ore 20:45; giovedì, ore 18:45; domenica, ore 15:45)

Nuovo Teatro diretta da Marco Balsamo, Fondazione Teatro della Toscana

Francesco Pannofino, Iaia Forte, Erasmo Genzini, Carmine Recano, Simona Marchini

MINE VAGANTI

uno spettacolo di Ferzan Ozpetek

con (ordine alfabetico) Roberta Astuti, Sarah Falanga, Mimma Lovoi, Francesco Maggi, Luca Pantini, Edoardo Purgatori

scene Luigi Ferrigno

costumi Alessandro Lai

luci Pasquale Mari

Sentimenti, malinconie, risate, immutate dal cinema al teatro. Ferzan Ozpetek firma la sua prima regia teatrale mettendo in scena l’adattamento di uno dei suoi pluripremiati film (numerosi David di Donatello, Nastri d’Argento, Globi d’Oro), Mine vaganti.

Al centro della vicenda la famiglia Cantone, proprietaria di un pastificio in un piccolo paese del Sud, con le sue radicate tradizioni culturali alto borghesi e un padre desideroso di lasciare in eredità l’azienda ai figli.

Tutto precipita quando il figlio Antonio si dichiara omosessuale, battendo sul tempo il secondogenito Tommaso tornato da Roma per raccontare anch’egli la sua verità. Una favola agrodolce che lascia intatto lo spirito essenzialmente intrigante, attraente e al contempo umoristico della pellicola e in cui il pubblico è chiamato a interagire con gli attori, che spesso recitano in platea come se fossero nella piazza del paese.

La piazza/pubblico è il cuore pulsante che scandisce i battiti della pièce. Una prospettiva che si realizza con un cast corale e una progressione drammaturgica che ha il sapore di una favola dolce-amara, che fa riflettere con leggerezza e infilza il perbenismo manicheo della famiglia del Sud in cui tutto è plasticamente immobile: i genitori non possono accettare ciò che è fuori dal recinto della “normalità” e i figli si caricano sulle spalle, per anni, il peso del silenzio; ché nulla deve cambiare. D’altronde il tabù è quello della vergogna sociale, la famiglia non può accettare lo sguardo degli altri e le voci, in paese, corrono.

 “Come trasporto i sentimenti, i momenti malinconici, le risate sul palcoscenico?

Questa è stata la prima domanda che mi sono posto, e che mi ha portato un po’ di ansia, quando ha cominciato a prendere corpo l’ipotesi di teatralizzare Mine vaganti. La prima volta che raccontai la storia al produttore cinematografico Domenico Procacci, lui rimase molto colpito aggiungendo entusiasta che sarebbe potuta diventare anche un ottimo testo teatrale. Poco dopo avviammo il progetto del film e chiamammo Ivan Cotroneo a collaborare alla sceneggiatura.

Oggi, dietro invito di Marco Balsamo, quella prospettiva si realizza con un cast corale e un impianto che lascia intatto lo spirito della pellicola.

Certo, ho dovuto lavorare per sottrazioni, lasciando quell’essenziale intrigante, attraente, umoristico. Ho tralasciato circostanze che mi piacevano tanto, ma quello che il cinema mostra, il teatro nasconde, e così ho sacrificato scene e ne ho inventate altre, anche per dare nuova linfa all’allestimento.

L’ambientazione pure cambia. Ora una vicenda del genere non potrebbe reggere nel Salento, perciò l’ho ambientata in una cittadina tipo Gragnano o lì vicino. In un posto dove un coming out ancora susciterebbe scandalo. Rimane la famiglia Cantone, proprietaria di un grosso pastificio, con le sue radicate tradizioni culturali alto borghesi e un padre desideroso di lasciare in eredità la direzione dell’azienda ai due figli. Tutto precipita quando uno dei due si dichiara omosessuale, battendo sul tempo il minore tornato da Roma proprio per aprirsi ai suoi cari e vivere nella verità.

Racconto storie di persone, di scelte sessuali, di fatica ad adeguarsi ad un cambiamento sociale ormai irreversibile. Qui la parte del pater familias è emblematica, oltre che drammatica e ironica allo stesso tempo.

Le emozioni dei primi piani hanno ceduto il posto a punteggiatura e parole; i tre amici gay sono diventati due e ho integrato le parti con uno spettacolino per poter marcare, facendone perfino una caricatura, quelle loro caratteristiche che prima arrivavano alla gente secondo le modalità mediate dallo schermo. Il teatro può permettersi il lusso dei silenzi, ma devono essere esilaranti, altrimenti vanno riempiti con molte frasi e una modulazione forte, travolgente. A questo proposito, ho tratto spunto da personali esperienze.

A teatro non ci si dovrebbe mai annoiare. Sono partito da questo per evitare che lo spettacolo fosse lento. Ho optato per un ritmo continuo, che non si ferma, anche durante il cambio delle scene. Qui c’è il merito di Luigi Ferrigno che si è inventato un gioco di movimenti con i tendaggi; anche le luci di Pasquale Mari fanno la loro parte, lo stesso per i costumi di Alessandro Lai, colorati e sgargianti.

Ho realizzato una commedia che mi farebbe piacere andare a vedere a teatro, dove lo spettatore è parte integrante della messa in scena e interagisce con gli attori, che spesso recitano in platea come se fossero nella piazza del paese e verso cui guardano quando parlano. La piazza/pubblico è il cuore pulsante che scandisce i battiti della pièce.”

Ferzan Ozpetek

 

 

  • 28 marzo | Sala Grande

(ore 20:45)

Nuovo Teatro diretta da Marco Balsamo

Ferzan Özpetek

FERZANEIDE

Sono ia!

uno spettacolo di Ferzan Özpetek

Lunedì 28 marzo, ore 20:45, Ferzan Özpetek torna al Teatro della Pergola con il suo one man show Ferzaneide – Sono ia! È l’occasione speciale per ascoltare e vedere dal vivo uno dei registi più amati in Italia e scoprire quelle che erano delle intuizioni emerse dai suoi film: la generosità di dettagli e la libertà di pensiero non comune.

Özpetek racconta la sua carriera, certo, ma anche i sentimenti più importanti della sua vita: l’amore, l’amicizia, lo stupore davanti al bello e la voglia di essere felice. «Questa volta – spiega – sul palco ci sono io, io solo a incontrare il pubblico con il racconto della mia avventura artistica e del mio sentimento per la vita, la mia e quella degli altri».

Sincero, scherzoso, pronto a spaziare con la mente da Istanbul a Roma, il regista si mette in gioco fino in fondo tra pubblico e privato, emozionando e divertendo. Il risultato: uno spettacolo.

Ferzaneide è un viaggio sentimentale attraverso il racconto dei miei ricordi, delle suggestioni e delle figure umane che hanno ispirato molti dei miei film. Vorrei parlare alle persone che hanno incontrato il mio cinema, ai molti che hanno letto le pagine dei miei tre romanzi, agli altri ancora che hanno ascoltato l’opera lirica delle mie dame straziate d’amore, Aida, Traviata, Butterfly. Poco meno di un anno fa ho trasferito dal cinema al teatro le Mine Vaganti a me sempre care. E proprio su Mine Vaganti il sipario all’improvviso è calato dolorosamente. Finalmente nel prossimo periodo natalizio si rialzerà il sipario su quella bizzarra commedia della quotidianità.

In un periodo di sconcerto e sospensione, come è stato l’anno trascorso, ho pensato spesso ai tanti operatori e protagonisti del panorama teatrale, del palcoscenico in generale, ma pure del comparto musicale, che vivono più di altri, se possibile, la sorte avversa dei tempi, il disagio delle loro famiglie, la condizione critica della precarietà materiale di un lavoro a cui si sono sempre prestati con passione ed entusiasmo. Anche per questo insieme al produttore Marco Balsamo ho deciso di impegnarmi in prima persona per lanciare un segnale di ripresa di un settore che ha bisogno di sostegno e soprattutto di fiducia. Nei prossimi mesi porterò questo spettacolo Ferzaneide in date sparse qua e là in tutta Italia.

Questa volta sul palco ci sono io, io solo, a incontrare il pubblico con il racconto della mia carriera artistica e del mio sentimento per la vita, la mia e quella degli altri. Nell’amore, nell’amicizia, nello stupore, in tutti quei gesti e luoghi illuminati dalla passione. Negli anni ho sposato molte cause all’insegna del coraggio. Coraggio. Forse in questa parola è racchiuso il senso di quello che dirò sera dopo sera. Il coraggio di inseguire i propri sogni. Il coraggio di sfidare i pregiudizi. Il coraggio di essere felici. E sperare di tornare a esserlo di nuovo. A teatro, al cinema, ai concerti, ai musei. Ovunque.

Ferzan Özpetek

 

 

 

 Calendario corsi Laboratorio d’Arte del Teatro della Pergola

SCENOTECNICA E MACCHINERIA TEATRALE – livello base

docente Francesco Pangaro

Corso pratico di 20 ore

Date: 7 – 11 marzo

Orari: 9 – 13

Costo: 300 €

 Il corso avrà come tema principale la descrizione delle tecniche di progettazione e di realizzazione di un impianto scenografico teatrale. Sarà inizialmente analizzato lo spazio del palcoscenico, sia attraverso l’osservazione dal vero che affrontandone le caratteristiche funzionali a livello teorico. Si passerà poi all’introduzione degli elementi che concorrono alla composizione di una scenografia, i materiali di cui sono composti, gli strumenti per la costruzione e la decorazione, le tecniche di movimentazione in scena e lo stoccaggio in magazzino, la relazione della scenografia con l’impianto di illuminazione. Verranno accennate inoltre alcune norme fondamentali di sicurezza sul lavoro e la relativa applicazione.

 

 

 

SCENOTECNICA E MACCHINERIA TEATRALE – livello intermedio

docente Sandro Lo Bue

Corso pratico di 20 ore

Date: 14 – 18 marzo

Orari: 9 – 13

Costo: 300 €

 

Dopo un’introduzione riguardante la macchineria teatrale e gli allestimenti scenografici, il corso fornirà agli allievi una serie di competenze tecniche riguardanti le principali attrezzature utilizzate in palcoscenico e in graticcia.

Saranno prese in esame la movimentazione manuale e quella meccanica degli elementi strutturali che compongono una scenografia teatrale.

Particolare accento sarà posto sulle tecniche di costruzione, assemblaggio e armatura delle varie tipologie degli arredi di scena.

 

 

ILLUMINOTECNICA – livello base

docente Samuele Batistoni

Corso teorico e pratico di 20 ore

Date: 21 – 25 marzo

Orari: 9 – 13

Costo: 300 €

 

L’obiettivo del corso è quello di fornire un’introduzione all’utilizzo della luce in teatro.

Si procederà alla definizione del concetto di luce e di disegno luci attraverso l’osservazione degli effetti dell’illuminazione su spazi, oggetti e persone. Sarà affrontato poi il tema della luce in teatro con attenzione all’ottica e alla resa del colore, per esaminare gli apparecchi e le attrezzature utilizzate nel settore.

Infine, attraverso un’esercitazione pratica, si passerà allo studio della posizione e del puntamento dei corpi illuminanti.

 

 

 

DECORAZIONE E INVECCHIAMENTO DEL TESSUTO

docenti Elena Bianchini, Dagmar Elizabeth Mecca

Corso pratico di 40 ore

Date: 21 – 25 marzo

Orari: 9:30 – 13/ 14 –18:30

Costo: 360 €

 

Partendo da un’introduzione sulla storia del costume in epoca cinquecentesca e sui motivi decorativi dell’epoca, il programma del corso si svilupperà dando la possibilità agli allievi di stampare manualmente diverse tipologie di tessuto. I disegni saranno realizzati riproducendo moduli del Cinquecento ed intagliando le sagome in acetato; il colore sarà poi applicato a mano e a tampone.

Conclusa la fase di decorazione si passerà a quella del cosiddetto “invecchiamento”, una tecnica di trattamento dei tessuti molto usata in teatro al fine di conferire al tessuto stesso una patina che riproduca l’illusione all’antico.

Il materiale realizzato nel corso potrà essere utilizzato per la realizzazione dei corsetti e delle gorgiere dei corsi successivi.

 

 

 

IL CORSETTO

docente Dagmar Elizabeth Mecca

Corso pratico di 40 ore

Date: 28 marzo – 1° aprile

Orari: 9 – 13 / 14 – 18

Costo: 360 €

 Nel succedersi delle mode e degli stili, il costume occidentale ha sempre cercato di cambiare e idealizzare la forma del corpo umano. Nel ‘500 la foggia della moda proponeva rigide forme geometriche, come il triangolo ed il cerchio, che sul corpo umano femminile si sono espressi nel corsetto e nel verdugale della gonna. Il corso propone di analizzare, attraverso riferimenti iconografici e filologici, gli aspetti di questa tendenza nella moda britannica ai tempi di Elisabetta I.

Sarà eseguito il cartamodello del corsetto che sarà poi realizzato artigianalmente in tessuto. Il cartamodello base rielaborato sarà estratto dal testo Corsets and Crinolines di Norah Waugh.

 

 

 

LE GORGIERE

docente Dagmar Elizabeth Mecca

Corso pratico di 40 ore

Date: 4 – 8 aprile

Orari: 9 – 13 / 14 – 18

Costo: 360 €

 

L’enorme collo rotondo imposto dalla moda al tempo di Elisabetta I, la gorgiera, simbolo dell’abbigliamento nobiliare tra XVI e XVII secolo e più volte reinterpretato dagli stilisti contemporanei, verrà ricreato come elemento di costume teatrale. Partendo dallo studio iconografico della ritrattistica tardo-cinquecentesca e avvalendosi dell’utilizzo di materiali non convenzionali, questo collaretto di lino o pizzo che circondava il collo salendo fino alla nuca sarà ricreato sia nella foggia di gorgiera (grazie alla piegatura del tessuto a fitti cannelli) sia in quella del tipico rebato con il suo adeguato supporto. Il corso si basa sul testo Patterns of Fashion 4 di Janet Arnold.

 

 

 

Iscrizioni

Modulo online al link www.teatrodellatoscana.it/lab/

È possibile iscriversi ai corsi fino a una settimana prima dell’inizio degli stessi.

Informazioni

formazione@teatrodellatoscana.it

055.2264370

 

 

 

Calendario spettacoli Teatro Era

  • 12 marzo

(ore 21)

Fondazione Teatro della Toscana – CSRT

FUORI DAI TEATRI

un film di Rä di Martino

regia e sceneggiatura Rä di Martino

interviste a Roberto Bacci, Luca Dini, Dario Marconcini, Carla Pollastrelli, Maria Teresa Telara

recitate verbatim da Lino Musella e Anna Bellato

fotografia Simone D’Arcangelo

montaggio Benedetta Marchiori

musiche Mauro Remiddi

progetto sviluppato in collaborazione con Lo Schermo dell’arte Festival di cinema e arte contemporanea

Una visione d’artista dei primi anni del Centro per la Sperimentazione e la Ricerca Teatrale dalle immagini dell’archivio di Pontedera.

Fuori dai Teatri è un film prodotto dal Centro per la Ricerca e la Sperimentazione Teatrale del Teatro della Toscana affidato all’artista Rä di Martino, che restituisce la storia dei primi anni dell’esperienza teatrale del Piccolo Teatro di Pontedera e del CSRT, a partire dalle immagini dell’archivio del CSRT Pontedera e dalle interviste ai protagonisti di quella storia: una riflessione in termini critici delle opere e delle attività che hanno caratterizzato il Centro di Pontedera.

Lino Musella dà voce all’imprenditore Dario Marconcini, fondatore del Piccolo Teatro di Pontedera, che ha dato il via a quell’impresa e che continua instancabile a dare vita a spettacoli teatrali, al regista e direttore del Centro per la Sperimentazione e la Ricerca Teatrale di Pontedera fin dal 1974, Roberto Bacci, a Luca Dini, attuale direttore del Centro; mentre Anna Bellato restituisce il racconto di quegli anni dell’allora giovanissima attrice Maria Teresa Telara e il ricordo di Carla Pollastrelli, che del Centro è stata co-direttrice oltre ad essere stata assistente personale di Jerzy Grotowski.

Questa narrazione è fatta di ricordi personali e immagini che appartengono alla memoria di una generazione.

Le interviste audio alle figure chiave della storia iniziale del teatro di Pontedera mi hanno fatto ragionare principalmente su come il raccontare una storia nata quasi cinquanta anni fa diventi un lavoro sulla memoria, sull’impossibilità per un regista che affronta l’argomento oggi di avere un racconto unico e oggettivo e forse anche quanto questo non sia necessario. Infatti i diversi racconti, le memorie, i punti in cui si intersecano o sono in disaccordo, uniti alle immagini storiche, le centinaia di foto e i materiali video, creano un collage poliedrico di un’esperienza che non vuole essere univoca, che non voleva essere documentata ma vissuta e trasmessa di persona.

Le interviste ai protagonisti dei primi anni, cioè della nascita del teatro di Pontedera divengono un tessuto mnemonico, un testo quasi una sceneggiatura, per dipanare le immagini di questo bellissimo archivio. Due attori, Anna Bellato e Lino Musella, reinterpretano verbatim (tecnica che ho già usato) le voci registrate delle interviste ascoltandole con degli auricolari e ri-recitandole in synch. Riportano i racconti degli stessi anni e degli stessi avvenimenti raccontati dai diversi punti di vista, intersecando le immagini d’archivio, fotografiche e video.

Rä di Martino

 

  • 31 marzo

(ore 21)

Motus e Teatro di Roma con Kunstencentrum Vooruit vzw (BE)

progetto di residenza condiviso da L’arboreto | La Corte Ospitale | Santarcangelo dei Teatri

in collaborazione con AMAT e Comune di Fabriano

con il sostegno di MiC, Regione Emilia-Romagna

si ringraziano HĒI black fashion, Gruppo IVAS

Motus

TUTTO BRUCIA

ideazione e regia Daniela Nicolò e Enrico Casagrande

con Silvia Calderoni, Stefania Tansini e R.Y.F. (Francesca Morello) alle canzoni e musiche live

testi delle lyrics Ilenia Caleo e R.Y.F. (Francesca Morello)

ricerca drammaturgica Ilenia Caleo

cura dei testi e sottotitoli Daniela Nicolò

traduzioni Marta Lovato

direzione tecnica e luci Simona Gallo

ambienti sonori Demetrio Cecchitelli

design del suono live Enrico Casagrande

fonica Martina Ciavatta

 

Il titolo evoca le parole di Cassandra nella riscrittura delle Troiane di Jean Paul Sarte… Una frase che già di per sé mette a nudo la traiettoria di questo nuovo progetto Motus. Da tempo avevamo desiderio di continuare lo scavo, dopo il viaggio dentro l’Antigone, fra le figure femminili del tragico che ancora oggi riverberano.

La ricerca è cominciata prima del lockdown e ora assume inevitabilmente altra luce e urgenza.

La pandemia e il disastro climatico segnano la fine di un’epoca e Le Troiane iniziano con una fine. Tragedia anomala, senza conflitto e tessitura, o meglio il conflitto c’è stato, ma è già avvenuto: Ilio è già stata distrutta. Le donne, ridotte a bottino di guerra, attendono la spartizione, di lì a poco partiranno per mare, schiave, verso territori stranieri. Non c’è trama né intreccio, solo un perpetuo evocare gli spettri del passato.

La parola di Ecuba è lamento, parola che seppellisce i morti;

la parola di Cassandra rompe la stasi e dà fuoco al futuro.

Ma al centro ci sono il dolore e lo strazio del lutto, che, fuori dalla sfera personalistica, aprono una questione fortemente politica. Quali sono i corpi da piangere e quali no? Quali forme abbiamo a disposizione per esprimere il lutto, il dolore della perdita (o anche separazione dal proprio luogo d’origine, come avviene per le comunità diasporiche)?, si chiede Judith Butler in un saggio sul lutto collettivo.

Durante la pandemia, le cerimonie per i morti sono state sospese, e i corpi sono stati sepolti d’ufficio, di nascosto, in silenzio, senza saluto. Lo stesso accade per i corpi migranti morti in mare, per i clandestini o per le prostitute giustiziate dal sistema della tratta. Quali vite contano, dunque? Cosa rende una vita degna di lutto?

Ripartiamo da queste domande urticanti per costruire Tutto Brucia che sarà inevitabilmente oscuro… ma colmo di abbacinante furore.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Biglietti – Teatro della Pergola

 Sala Grande

Intero

35€ Platea

28€ Palco

21€ Galleria

Ridotto Over 60 (tranne la domenica)

32€ Platea

26€ Palco

19€ Galleria

Ridotto Under 30 (tranne la domenica)

26€ Platea

22€ Palco

17€ Galleria

Ridotto Soci UniCoop Firenze (solo mercoledì e giovedì – massimo 2 biglietti a tessera)

28€ Platea

24€ Palco

18€ Galleria

Ridotto Abbonati Teatro della Toscana (tutti i giorni, massimo 4 biglietti a tessera)

26€ Platea

22€ Palco

17€ Galleria

 

 

Sala Grande – Elenit

 Intero

32€ Platea

 28€ Palco

 21€ Galleria

Ridotto (Over 60 / Under 30 / Abbonati Teatro Della Toscana / Soci Unicoop Firenze)
26€ Platea

 22€ Palco

 17€ Galleria

 

Soci UniCoop Firenze: solo nei giorni di mercoledì e giovedì, massimo due per tessera in Biglietteria di prevendita o nei punti vendita Unicoop a esibizione della tessera socio.

 

 

Sala Grande – Ferzaneide

Intero

15€

Ridotto Over 60 / Under 30 / Abbonati Teatro Della Toscana / Soci Unicoop Firenze

12€

Soci UniCoop Firenze: solo nei giorni di mercoledì e giovedì, massimo due per tessera in Biglietteria di prevendita o nei punti vendita Unicoop a esibizione della tessera socio.

 

 

Saloncino ”Paolo Poli” – Napsound

 Intero 15€

Ridotto (Over 60, Under 30, Soci Unicoop Firenze, Abbonati Teatro della Toscana) 12€

 

 

Saloncino ”Paolo Poli” – Ugo De Vita

Intero

18€

Ridotto (Under 30, Over 60, abbonati Teatro della Toscana, Soci UniCoop Firenze)

15€

 

 

Biglietteria

La biglietteria di prevendita del Teatro della Pergola, in Via della Pergola 12, è aperta dal martedì al sabato dalle ore 10 alle ore 19, la domenica dalle ore 10 alle ore 13:15.

Nei giorni di spettacolo la biglietteria serale del Teatro della Pergola, in Via della Pergola 30, è aperta a partire da due ore prima dell’inizio della recita. Da un’ora prima dell’inizio dello spettacolo la biglietteria è attiva esclusivamente per la recita del giorno.

È attivo il Servizio Cortesia, per informazioni e vendite telefoniche, negli stessi orari della biglietteria al numero 055.0763333.

Acquisto nei punti vendita BoxOffice e online sul sito TicketOne.

Info: biglietteria@teatrodellapergola.com

 

 

Biglietti – Teatro Era

Fuori dai teatri

 Ingresso gratuito fino a esaurimento dei posti disponibili.

 Tutto Brucia

 Intero € 20 – Ridotto € 18 – Under 30 € 12

Hanno diritto al Ridotto gli over 60, i soci UniCoop Firenze, Arci, Feltrinelli, e altre associazioni convenzionate il cui elenco è disponibile in biglietteria.

 

 

Biglietteria

 Parco J. Grotowski – Via Indipendenza, s.n.c. Pontedera (PI)

Tel. 0587.213988

Aperta dal martedì al sabato, ore 16 – 19.

Acquisto biglietti online su https://www.teatroera.it

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