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“La Locandiera” in scena fino al 30 aprile al TieffeTeatro Menotti di Milano

Goldoni è un autore che non ha bisogno di ermeneuti. La sua vena ironica, la sua vis comica non hanno tempo, né segreti, le sue commedie sono semplici, esplicite, solari. La caratterizzazione dei personaggi delle sue commedie si può rimarcare, ma con misura per evitare di cadere nella macchietta da avanspettacolo o, se va bene, in una rappresentazione farsesca non funzionale (almeno secondo le intenzioni dell’autore). Mi riferisco alla Locandiera vista ieri sera al Teatro Menotti con la regia di Corrado d’Elia.

La Locandiera” sotto molti aspetti, ricorda un’opera buffa. Mirandolina è una summa di vizi e di virtù, da un lato è la serva amorosa de “Le nozze di Figaro”, dall’altro la furba, determinata, seducente ma “onesta” locandiera, trionfante ritratto del femminismo di fine settecento.  E, in quell’universo maschile dominato da una vecchia nobiltà decadente e da una comica misoginia, si impone l’intelligente scaltra locandiera. Ma il comico scolora nel grottesco i cavalieri se ne vanno delusi, amareggiati e soli e Mirandolina decide di sposare, senza amore, il servo Fabrizio.

In questa versione il regista ha fatto strame dei principi della “Commedia nuova” avendo precipitato la commedia in una sorta di farsa demenziale esaltando i canoni della commedia dell’arte. Probabilmente era nelle intenzioni del regista che gli attori, in un mix di Zanni e Marionette, prendessero benevolmente in giro i personaggi che interpretano. Il  compito è particolarmente riuscito alla brava Monica Faggiani nelle vesti attillate di una sexy Mirandolina. Tutto viaggia costantemente sopra le righe e talvolta in modo sgangherato (le due attrici sedicenti dame), le scene e i costumi di plastica, il trucco clownesco, la gestualità marionettistica, il ritmo recitativo comicamente accelerato, le azioni pantomimiche che sconfinano nella danza. Nel complesso è uno spettacolo per certi versi godibile ma, se dal lato filologico è corretto, da quello espressivo (recitazione, gestualità, posture) è marcatamente alterato.

A parte la Faggiani che si misura con ironia e successo nella parte di una Mirandolina che fa il verso a Marilyn, tutti gli attori,Gustavo la Volpe, Tommaso Minniti, Bruno Viola, Andrea Tibaldi, Marco Brambilla e lo stesso regista Corrado d’Elia, vanno menzionati per il mestiere e l’impegno profuso.

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