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Ma che bell’Ikea

Cos’hanno in comune una coppia borghese e una coppia di coatti?

Il prolifico autore romano, Gianni Clementi, fotografa con la verve che gli è propria e che ha segnato il successo sulle scene capitoline di commedie come Grisú, Giuseppe e Maria, Ben Hur, Lo scopone scientifico, I dolori del giovane Wertmuller e Sugo finto, la strana situazione che può venire a trovarsi nella periferia romana dall’incontro tra vite apparentemente lontane anni luce.

Le due coppie vanno ad abitare appartamenti uguali, su piani diversi di uno stesso condominio, fuori dal raccordo; per l’avvocato e sua moglie, insicura ed instabile, è una scelta sofferta, un amaro ripiego per riacquistare l’intimità di coppia dopo anni vissuti nella casa (in centro) di lui con la presenza ingombrante di sua madre; per l’ambulante romanista, tatuato e violento, e la sua donna rumena, ex prostituta che parla in gergo dialettale romano, l’appartamento con Jacuzzi sul terrazzo vista Ikea è un acquisto di cui andare fieri. E proprio il grande negozio svedese, con le sue reclams, i suoi nomi impronunciabili e il suo design dal prezzo popolare, è il fulcro dello spettacolo; le due coppie scoprono che non solo hanno gli stessi gusti in fatto di arredamento, ma che ci sono anche molti altri fattori di attrazione… Interpreti dei quattro personaggi sono due attori brillanti della scena artistica italiana: Paola Minaccioni, popolarissima attrice e comica romana, che nei panni della protagonista rumena sembra auto citarsi e riproporre uno dei personaggi storici della sua carriera, la telefonista di chat line di Mai dire martedì, e Riccardo Fabretti, così posato ed elegante da avvocato e così dirompente e strepitoso nei panni volgari ed incontenibili del coatto. Il regista Enrico Maria Lamanna confeziona uno spettacolo divertente, ben diretto nei movimenti in scena e studiato nei tempi. Peccato solo per la scelta della musica, poco inerente alla storia, che smorza la frizzantezza della commedia e la scelta di una quarta parete frontale, essenziale per la proiezione iniziale dei cinematografici titoli di testa, ma che poi opacizza la scena e contiene l’effetto comico.

Fino al 2 ottobre al Teatro Sala Umberto di Roma

 

Recensione di Daniela Olivieri

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