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“Thom Pain” con Elio Germano

Elio Germano è Thom
Pain (basato sul niente) al Teatro Quirinetta di Roma
Che sia uno spettacolo fuori dai canoni tradizionali lo si capisce subito.

Elio Germano entra in scena ma i riflettori restano spenti. Per un paio di minuti parla, sfoglia un dizionario, legge al buio la definizione di “paura”, la parola che ha scelto come cognome facendosi chiamare Thom Pain. Quando appare, illuminato da una luce fredda che viene dall’alto, si
presenta definendosi un grande “boh”. Non ha risposte da dare, non ha certezze. Vive in bilico tra stupore e disgusto, tra ricordi stupendi e dettagli brutali, attratto dalla morte e dalla bellezza della vita. Gioca con le visualizzazioni. Con sarcasmo e tenerezza guida gli spettatori nell’immaginare frames di una storia, sempre la stessa, che ogni volta che ricomincia si arricchisce di particolari sempre più crudi ed inquietanti, perché la vita, dice, è un gioco bellissimo di sopravvivenza in cui è necessario ringhiare. I personaggi che evoca sono pieni di ferite, piaghe fisiche o psicologiche, travolti dal dolore e schiavi di soprusi.
Forse non sono solo incubi di una mente schizofrenica. Sono rielaborazioni di episodi autobiografici, che tormentano il protagonista. Thom Pain riversa la sua vita, piena di amore e sofferenza, sul pubblico, cui gira intorno, come una bestia assetata di socialità, ma frustrato dall’impossibilità di instaurare rapporti veri e duraturi. È l’uomo contemporaneo, che si scontra con la Natura crudele, ma riesce a mantenere il sorriso e far ridere perché racconta la vita amara che tutticonosciamo. Elio Germano, uno dei più grandi giovani attori italiani, dopo tanti successi cinematografici (tra cui Tutta la vita davanti, Mio fratello è figlio unico, Il passato è una terra straniera) torna a teatro con questo spettacolo, di cui è anche è regista, e conquista il pubblico con una notevole interpretazione che riesce a coniugare le varie anime di Thom Pain, giocoliere senza trucchi, personaggio tragicalmente positivo. Non ci sono musiche, non c’è scenografia. Elio Germano sostiene, completamente solo, il testo non facile dell’emergente drammaturgo newyorkese Will Eno, definito dal The New York Times “il Samuel Beckett della nuova generazione”, in uno spettacolo che sa emozionare, sorprendere, ridere e pensare.

 

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