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Un concerto di musica sacra per il Coro dell’Opera di Roma

Primo appuntamento della rassegna in collaborazione con il Vicariato di Roma

 

Giovedì 22 dicembre, alle 21.00, nella basilica di Santa Maria in Montesanto (Chiesa degli Artisti), in Piazza del Popolo a Roma, il Coro del Teatro dell’Opera diretto dal Maestro Roberto Gabbiani, si esibirà in un concerto di musica sacra che inaugurerà il progetto “Una porta verso l’Infinito. L’uomo e l’Assoluto nell’arte”, curato dal Vicariato di Roma in collaborazione con il Pontificio Consiglio della Cultura. L’iniziativa nasce con l’obiettivo di promuovere il dialogo fra le diverse arti e, nell’ambito dei concerti, che l’Opera di Roma porterà a ingresso gratuito in diverse parrocchie della città,di avvicinare alla musica classica un pubblico, soprattutto di giovani. La serata prevede il vernissage dell’installazione artistica in fibra ottica di Carlo Bernardini, dal titolo “La luce oltre la materia”.

Il Coro dell’Opera si esibirà, per la prima volta nella storia del proprio repertorio, in due brani di esecuzione rara e complessa: il Te Deum in la maggiore per soli, coro misto e organo di Felix Mendelssohn-Bartholdy e la Missa sacra op. 147 per soli, coro misto e organo di Robert Schumann. Direttore del Coro, Roberto Gabbiani. Solisti: Susanna Cristofanelli e Giuliana Lanzillotti (soprani), Silvia Pasini (contralto), Leonardo Trinciarelli (tenore), Massimo Mondelli (basso). Andrea Severi (organo).

La musica sacra rappresenta uno dei filoni più significativi dell’arte di Mendelssohn, caratterizzata da profondità ed austerità che spesso vengono contrapposte alla brillantezza, trasparenza e luminosità delle composizioni profane. In realtà la musica corale fu coltivata dal compositore tedesco durante tutta la vita: quello di Mendelssohn fu un costante e appassionato studio della tradizione polifonica antica ed in particolare dell’opera di Bach. Le voci dovevano avere pari dignità con gli strumenti e contribuire alla definizione completa della religiosità indicata dal testo in latino.

Negli ultimi anni della sua vita trascorsi a Düsseldorf, anche Schumann sentì il bisogno di dedicarsi a composizioni che avessero una funzione di guida morale e spirituale. L’aspirazione di Schumann era di rinnovare la tradizione della musica sacra, coniugando la semplicità e la purezza di un autentico sentimento religioso, con la necessità di esprimere l’antico spirito cristiano in un linguaggio musicale adatto ai tempi.

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