È incredibile come la regista Serena Sinigaglia sia riuscita a dare forma drammaturgica ad una lunga serie di interviste di operai e tecnici che lavorano nel nuovo Polo della Pirelli a Settimo Torinese. Nelle 2.000 pagine di interviste che la dottoressa Roberta Garruccio ha raccolto, la regista ha selezionato le testimonianze personali di 34 lavoratori. La Senigaglia si è attenuta strettamente alle parole e al linguaggio degli intervistati limitandosi a curarne l’adattamento per formare un corpus unico che ne permetta la rappresentazione scenica. Per mettere ordine alle storie personali degli intervistati la regista decide di creare un ipotetico personaggio: un giovane appena assunto che viene accompagnato da una anziana impiegata a visitare i cinque reparti della fabbrica dove inizia e termina la lavorazione dei pneumatici. Nel suo percorso iniziatico il giovane ha l’opportunità di conoscere gli operai di ogni reparto che, nelle pause, gli raccontano il passaggio dal vecchio stabilimento al nuovo polo industriale dove i processi produttivi richiedono impegno e professionalità. Infatti, spiegano, la nuova tecnologia affranca i lavoratori dall’alienante e faticoso lavoro del modello“fordista”. Quando poi gli operai prendono confidenza con il ragazzo, si aprono al racconto delle loro storie personali e delle loro riflessioni sull’etica del lavoro, sulla crisi che morde e impone il doloroso licenziamento degli esuberi, sulla globalizzazione e il pericolo della delocalizzazione, sulla finanza che è madre- matrigna degli attuali sconvolgimenti, sulle paure e sulle speranze per il futuro.
L’universo di macchine, uomini, tecnologia, ricerca, innovazione che ci viene rappresentato (l’ambiente di lavoro a misura d’uomo, l’asilo nido, l’ottima mensa, il campetto di calcio) non si può considerare “metafora delle trasformazioni sociali e produttive che oggi caratterizzano l’impresa manifatturiera”. A mio avviso è solo un lento work in progress che riguarda solo le aziende (e non sono molte) gestite da imprenditori che hanno la capacità di puntare sull’economia della conoscenza, di investire sul capitale umano e abbiano le possibilità finanziarie per realizzare nuove tecnologie mirate alla innovazione non tanto di processo, quanto di prodotto.
La bella e complessa scenografia è curata dalla bravissima Maria Spazzi, i costumi da Ferderica Ponissi, la parte musicale da Sandra Zoccolan, il disegno luci da Alessandro Verazzi . Ottimo il cast di attori che meritano una particolare menzione: Ivan Alovisio, Giorgio Bongiovanni, Fausto Caroli, Andrea Collavino, Aram Kian, Franco Sangermano, Beatrice Schiros, Francesco Villano, Maurizio Zacchigna.
Il meccanismo teatrale gira alla perfezione grazie alla sapiente regia di Serena Sinigaglia che dobbiamo anche ringraziare per come ha “lavorato” la materia prima creando una fabbrica di grandi emozioni.
P.S. Serena non ha pensato di inserire nella colonna sonora “Vincenzina la fabbrica” di Enzo Jannacci?