Piero Maccarinelli firma la regia di Colazione da Tiffany, l’adattamento teatrale di Samuel Adamson del breve romanzo gioiello di Truman Capote pubblicato nel 1958 che il cinema ha reso immortale nella pellicola del 1961 con Audrey Hepburn, diretta da Blake Edwards.
La versione teatrale è decisamente e necessariamente distante da quella cinematografica e si ispira al mondo di Truman Capote, alla sua biografia, nell’intento di mantenere la brillante leggerezza e la malinconia della vera storia di Colazione da Tiffany. Francesca Inaudi e Lorenzo Lavia sono i protagonisti Holly Golightly e William Parson, i personaggi di Truman Capote che hanno lontane assonanze con la madre, Lilly Mae, e con lo stesso autore che li compone nella dualità Holly/Lulamae e William/Truman. Francesca Inaudi e Lorenzo Lavia non si ispirano dunque alle icone del film Audrey Hepburn e George Peppard, ma riscoprono in questa edizione i tratti più realistici e prosaici della versione originale pensata in realtà da Truman per l’avvenenza e l’esuberanza di Marilyn Monroe.
La vicenda riparte dal 1957, quando William Parsons, scrittore giovane che arriva dall’Alabama a New York, forse un alter ego di Truman Capote, incontra Joe Bell, il barista segretamente innamorato di Holly. Eccoli entrambi ripercorrere la storia di Holly dal suo vecchio appartamento nell’East Side…
William/Fred ritorna e ricorda tutto del 1943, l’anno in cui ha conosciuto per la prima volta Holly, una ragazza del Sud che si è trasferita a New York, dove frequenta il bel mondo dell’East Side ma anche personaggi equivoci come il mafioso Sally Tomato che lei visita a Sing Sing o il suo avvocato Mr. O’Shaughnessy.
I suoi amici sono personaggi fatui: Mag Wildwood, una fotomodella dell’Arkansas; O.J. Berman, agente di secondo piano di Hollywood; il diplomatico brasiliano Josè Ybarra-Jaegar; Rusty Trawler, miliardario nazista; Middy Munson, ex attrice ora giornalista di gossip; Madame Spanella, cantante lirica pettegola e frustrata.
Holly si innamora di Josè, ma a provocare un cortocircuito emotivo è l’arrivo, dal Texas, del suo primo marito, Doc Golightly.
Holly vorrebbe sposare Josè di cui è rimasta incinta ma uno scandalo le impedisce di farlo; perde il bambino e decide, nonostante tutto, di partire da sola per il Brasile dove vuole incontrare “i venti miliardari più ricchi di ogni razza e di ogni colore”… Da quel momento, dopo aver abbandonato anche il suo gatto, di Holly si perdono le tracce…
Joe e William/Fred si raccontano, nel ’57, che forse lei era in Africa, fotografata da Yunioshi, il giapponese di «Harper’s Bazaar».
Solo una lettera spedita da Holly all’editore di William/Fred ci dice che avrebbe fatto conoscere il suo indirizzo quando l’avesse saputo lei stessa; l’indirizzo non si conoscerà mai e Holly, con grande leggerezza, entrerà nel sogno di Fred/William/Truman e nell’immaginario collettivo di tutti noi…