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Le figlie di Magdalene

SAGGIO DEGLI ALLIEVI DI TERZO ANNO DELL’ACCADEMIA D’ARTE DRAMMATICA CASSIOPEA

Con la partecipazione di Riccardo Monitillo

Regia e adattamento di Tenerezza Fattore

Scenografie di Massimo Rizzuto & Alessandro Cremona, Coreografie di Michelle Ellis, Ritmica strumentale e body percussion di Mauro D’Alessandro.

 Misconosciuti fino agli anni recenti, i misteri delle Case Magdalene sono rimasti rinchiusi a lungo nelle sacre mura di questi istituti religiosi. Tenerezza Fattore, dopo un intenso studio su interviste, documentari e pellicole di finzione, fortemente impressionata dal film di Peter Mullan, ha tracciato insieme ai suoi allievi, una storia che parte da lontano, ma che sorprende per la sua forte attualità.

Maria Maddalena nella cultura occidentale è il simbolo più alto di redenzione. Peccatrice, fu convertita da Gesù e visse nella Sua Grazia. Per questo motivo le vennero titolati numerosi conventi, diffusi principalmente in Inghilterra e in Irlanda, a partire dal XIX secolo.

Istituti religiosi femminili, gestiti da suore per conto della Chiesa cattolica, che accoglievano ragazze, per lo più giovanissime, giudicate “immorali” per aver perpetrato una condotta peccaminosa. In un clima di sottomissione e isolamento, alle penitenti era richiesto di lavorare principalmente come lavandaie, trattenute spesso contro la loro volontà. Tutto in un clima rigido e severo, in cui le suore di sovente scoraggiavano le donne ad abbandonare gli istituti, cercando di motivarle alla penitenza. Ma cosa lega questo alle contestazioni degli anni ’60? Donne oppresse dall’imperante maschilismo scesero in piazza per rivendicare i propri diritti, ricordando al mondo che prima di essere madri, figlie, sorelle, lavandaie, suore, sante e peccatrici, sono soprattutto esseri umani, con la propria individualità e la propria libertà. Insieme a loro giovani, studenti, operai, tutti solidali nell’invocare un mondo migliore al grido di: “Il mio futuro è mio, il mio futuro è adesso”. Questo grido è ancora nell’aria.

E’ dal tempo dei tragici greci che ai figli è dato di pagare le colpe dei padri, e questa nostra storia sociale ha più volte confermato il topos terribile dell’oppressione verso chi, come giovani e donne, non ha spesso le armi per difendersi dall’autorità. Proprio per questo, lo spirito che sottende lo spettacolo si esautora dalla retorica di denuncia storica. D’altronde, le Case Magdalene non esistono più dal 1996. Resta però l’afflato di questi conventi, luoghi-simbolo che assumono, nel contesto scenico, il ruolo di contenitori pregni della loro sacralità, come sacra è la libertà d’ogni singolo individuo; lo spettacolo si incentra quindi sull’abuso di potere e l’ingiustizia perpetrata contro i deboli, che gli oppressori siano in abito talare, in divisa militare o in doppiopetto parlamentare.

Eccole le “figlie di Magdalene”: le figlie del peccato, del pregiudizio, dell’ingiustizia. Figlie e figli abbandonati dagli adulti e dallo Stato.

Il lavoro degli attori:

I nove diplomandi dell’Accademia si promuovono performers nell’articolata costruzione della messa in scena, coadiuvati da una nutrita compagnia di attori (trenta in tutto, tra cui spicca l’amichevole partecipazione di Riccardo Monitillo). Tra recitazione, canto e sessioni ritmiche, i giovani allievi dell’Accademia raggiungono una piena maturità artistica, in questa pièce che li chiama a una grande sfida emotiva e interpretativa.

Scandita dal ritmo tribale del bodhran (suonato dal vivo da Mauro D’Alessandro) e delle musiche irlandesi tradizionali e moderne, la voce del passato e del futuro aspetta chiunque sia pronto ad ascoltarla.

ALLIEVI DEL TERZO ANNO

Filippo Andreetto

Barbara Bianchi

Chiara Casali

Rosaria D’Antonio

Selena De Vitis

Chiara Laureti

Giuseppina Loschiavo

Chiara Postacchini

Arianna Saturni


 Al TEATRO SALAUNO, Piazza di Porta San Giovanni, 10 – Roma

giovedì 5, venerdì 6, sabato 7 luglio alle ore 21:00

domenica 8 luglio alle ore 18:00

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