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Norma di Vincenzo Bellini alle Terme di Caracalla

Dopo 50 anni di assenza torna sul palco delle Terme di Caracalla la Norma di Vincenzo Bellini, seconda opera della stagione estiva che si è alternata con l’Attila di Verdi. Andrea De Rosa, alla sua prima regia belliniana, è partito dal presupposto che Norma sia “una donna complicata” (un po’ come Medea), ma ha spogliato di una certa sacralità classica l’allestimento a cominciare dall’impianto scenico (realizzato con Carlo Savi) che ha reso il più nudo ed essenziale possibile a privilegiare ancora una volta lo scenario naturale di Caracalla, molto adatto al carattere lunare e mistico dell’opera. Le Gallie, il bosco sacro, i ben noti simboli celtici vengono meno perché l’azione è ambientata in un tempo moderno, ma non troppo ostentato, quasi indefinito, sottolineato dai suggestivi fasci di fumi che fuoriescono dal fuoco sacro e dalle sculture di Matthew Spender (le sue opere erano in Io ballo da sola di Bernardo Bertolucci), tra cui un maestoso albero che viene issato a delimitare lo spazio sacro. Elemento di svolta e simbolo di questo spettacolo è la trasformazione di un grande disco di luce (la luna in Casta diva) che si trasformerà nel secondo atto in altare e nel rogo dove bruceranno Norma e Pollione. Anche i costumi di Alessandro Ciammarughi svelano, se non una certa modernità, una certa atemporalità (i romani sembrano indossare divise nere, le donne abiti in stile impero particolarmente fruscianti). In generale la regia è accurata, ma un po’ statica e non eccessivamente tragica, per movimentarsi psicologicamente sul terzetto (uno dei momenti più alti) Norma, Adalgisa, Pollione, ambientato stavolta a casa della sacerdotessa indicata con due tende e De Rosa architetta un vero e proprio colpo di scena quando Pollione, con il neonato in braccio, si trova contemporaneamente dinanzi alla madre dei suoi figli e alla sua amante. Attenzione perché in questa Norma ldi carattere filologico le parti principali di Norma e Adalgisa sono affidate, come scritto originariamente da Bellini, a due soprani. Nel ruolo di Norma (a Julianna di Giacomo) si alterna la bravissima Maria Pia Piscitelli, che ha fatto suo il ruolo con temperamento e senza furore eccessivo, convincente nella recitazione, dalla voce ampia e potente. Serena Farnocchia (che si alterna con Carmela Remigio) è stata molto apprezzata nel ruolo di una sensibilissima, giovane e tenera Adalgisa, leggiadra nel ruolo (e aiutata anche nello chiffon svolazzante reso ancor più lieve dal vento) e dolcissima nel canto. Pollione è Riccardo Massi (che si alterna a Fabio Sartori): voce energica e carattere per il proconsole romano ancor più volubile e leggero dato che per De Rosa i suoi figli sono ancora neonati e il rapporto con Norma si è già deteriorato. Autorevole Riccardo Zanellato (Oroveso). Direzione elegante e accorta di Gabriele Ferro, molto applaudito insieme al Coro diretto da Roberto Gabbiani. Un successo annunciato per una delle opere simbolo del melodramma italiano (particolarmente suggestiva in una serata ventosa). Stasera ultima replica alle ore 21.00.

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