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Memorie di Adriano

fotodi Marguerite Yourcenar – riduzione Jean Launay

regia: MAURIZIO SCAPARRO

regista assistente Ferdinando Ceriani

PERCUSSIONI: ARMANDO SCIOMMERI

Cast e personaggi:

ADRIANO: GIORGIO ALBERTAZZI

PLOTINA: MARIA LETIZIA GORGA

OLIMPO: GIANFRANCO BARRA

GIACOMO LUCI nel ruolo di Antinoo

ADRIANO GIOVANE: Fulvio Barigelli

SABINA: Giulia Tomaselli

OMBRA 1: Andrea Frau

OMBRA 2: Claudio Ciannarella

Da martedi 19 febbraio a domenica 17 marzo, al Teatro Parioli Peppino De Filippo, un vero e proprio evento, Giorgio Albertazzi in Memorie di Adriano, di Marguerite Yourcenar, regia di Maurizio Scaparro.

Non c’è stata sorpresa quando ci siamo ritrovati sul palcoscenico Giorgio e io, per riprendere il nostro discorso mai interrotto su “Memorie di Adriano”.

Ci siamo guardati, abbiamo sorriso (c’è anche in noi un bel po’ di autoironia). Ma il sorriso era anche la consapevolezza di potere, forse dovere, trasmettere ancora le tante emozioni avute e talvolta date con le parole di Marguerite Yourcenar, fin dalla prima magica notte di Villa Adriana, e proseguite in tanti anni, a “intervalli irregolari” a Roma e in tanti teatri d’Europa. Ci siamo trovati così, forse senza saperlo, a costruire la “memoria” di queste “Memorie di Adriano”. E la grande forza evocatrice della voce di Giorgio Albertazzi mi è parsa anche accresciuta di qualcosa che Ferdinando Ceriani, che mi è stato vicino in molte edizioni di queste “Memorie”, ha indicato come tenerezza, che è un termine che mi piace molto perché sottolinea il tanto necessario coraggio a dire parole come quelle di Marguerite Yourcenar; e vuol dire per noi anche costante attenzione attenzione all’umano così lontano da un difficile vivere sociale che oggi sembra allontanarsi pericolosamente dalle parole guida di Adriano “humanitas, felicitas, libertas” (così a Liberté, Égalité, Fraternité della Rivoluzione francese).

Questa serenità di Adriano – Yourcenar nasce anche dal rimettere in discussione, se necessario, tutto, la vita, l’amore, la storia, i nostri stessi luoghi di origine, le nostre lingue. E il rimettere in discussione tutto, proprio dei grandi rivolgimenti del nostro mondo, ci appare simile a quello che stiamo vivendo oggi ballando, talvolta senza pensiero, sul nostro Titanic.

Anche per questo mi fa piacere qui ricordare le bellissime parole di Marguerite Yourcenar che chiudono il nostro spettacolo:

La vita è atroce, lo sappiamo.

Ma proprio perché mi aspetto tanto poco dalla condizione umana, i brevi momenti di felicità, i progressi parziali, gli sforzi di ripresa e di continuità mi sembrano altrettanti prodigi che vengono a compensare la massa intensa dei mali, degli insuccessi, dell’incuria e dell’errore.

Sopravverranno le catastrofi e le rovine; trionferà il caos, ma di tanto in tanto verrà anche l’ordine.

La pace s’instaurerà di nuovo tra le guerre; le parole umanità, libertà, giustizia ritroveranno qua e là il senso che noi abbiamo tentato di infondervi.

Non tutti i nostri libri periranno; si restaureranno le nostre statue infrante; altre cupole, altri frontoni sorgeranno dai nostri frontoni, dalle nostre cupole; vi saranno uomini che penseranno, agiranno e sentiranno come noi: oso contare su questi continuatori che seguiranno, a intervalli irregolari, lungo i secoli, su questa immortalità intermittente.

Se i Barbari s’impadroniranno mai dell’impero del mondo, saranno costretti a adottare molti dei nostri metodi; e finiranno per rassomigliarci”(Maurizio Scaparro)

C’è una frase di Flaubert che, meglio di tutte, spiega il fascino immortale del protagonista di quest’opera di Marguerite Yourcenar: «Quando gli déi non c’erano più e Cristo non ancora, tra Cicerone e Marco Aurelio, c’è stato un momento unico in cui è esistito l’uomo, solo». Adriano è più di un uomo, è l’immagine, o meglio il “ritratto” di ciò che noi siamo oggi, nelle sue parole ritroviamo le radici del pensiero occidentale e della nostra storia.

Anche per questo Memorie di Adriano è uno spettacolo che mi è caro in modo particolare.

Memorie, fin dalla prima edizione del 1989, è legato a tante emozioni, a tanti ricordi miei e di Giorgio Albertazzi. Avere inoltre la fortuna di lavorare a questo spettacolo proprio nella Villa in cui visse e morì Adriano rimane una delle esperienze più straordinarie della mia vita teatrale. Ma mai come oggi questo spettacolo e questo testo mi sembrano così attuali.

In un mondo dove i fondamentalismi e l’ignoranza seminano morte e distruzione, in un mondo che sembra lentamente sfaldarsi sotto i colpi dell’intolleranza, della guerra, dell’egoismo, del colpevole disinteresse per il territorio e per la sua bellezza, degli interessi mercantili, le parole di Adriano assumono un significato nuovo, profondo, che mi aiuta, e ci aiuta a riflettere sul nostro momento storico indicandoci, forse, uno spiraglio di speranza: «…non tutti i nostri libri periranno; si restaureranno le nostre statue infrante; altre cupole, altri frontoni sorgeranno dai nostri frontoni, dalle nostre cupole… e se i Barbari s’impadroniranno mai dell’impero del mondo, saranno costretti ad adottare molti nostri metodi; e finiranno per rassomigliarci».

Ascoltare Giorgio recitare queste parole che ha fatto da sempre straordinariamente sue nella cornice magica di Villa Adriana, sfiorati, come forse siamo stati, dai fantasmi di quell’epoca lontana che pure ci sembrano così simili a noi, tutto questo ci ha spinto ancora una volta, anche nel 2013, a ripetere questo contatto fuori del reale con Adriano e Marguerite Yourcenar.

Riproponiamo al pubblico romano lo spettacolo al Teatro Parioli Peppino De Filippo, che ha riaperto a nuova vita, significativamente a Roma, che assieme alla Spagna e alla Grecia, sono state le Patrie di Adriano e continuano ad essere, con una nostra speranza utopica, culla della civiltà occidentale e mediterranea.(Maurizio Scaparro)

 

INGRESSO: platea 28 euro; galleria 22 euro

Teatro Parioli Peppino De Filippo

Via Giosuè Borsi 20, 00197 – Roma

Tel . 06 8073040

www.teatropariolipeppinodefilippo.it

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