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Notre-Dame de Paris

fotoSAN VALENTINO CON ROBERTO BOLLE: WHAT’S BETTER?

Coreografia e libretto di Roland Petit

(14 febbraio 2013)

Una partitura di potente efficacia per una coreografia dalle tinte forti con effetti scenici mozzafiato.

Étoile: Roberto Bolle magnifico Quasimodo (è un ossimoro). Artista ospite: Natalia Osipova prima ballerina al Teatro Mikhailovskij e all’American Ballet Theatre

 

Notre Dame de Paris torna in scena alla Scala dopo più di dieci annicon una produzione del Teatro Bol’šoj di Mosca. Il balletto ideato nel 1965 per l’Opéra di Parigi da Roland Petit è la narrazione in chiave moderna della storia della zingara Esmeralda e del gobbo Quasimodo che si svolge dentro la cattedrale di Parigi, tratta da un classico della letteratura francese, Notre Dame de Paris di Victor Hugo (1831), sfrondata e filtrata attraverso la leggerezza e l’eleganza, cifra stilistica del grande maestro recentemente scomparso.

La cupezza del romanzo è alleggerita dai colori vivaci e raffinati come le vetrate d’una cattedrale gotica dei costumi di Yves Saint-Laurent (per Esmeralda avrei preferito un costume più gitano); per la scenografia stilizzata, con i luoghi evocati senza eccesso di realismo, René Alliocrea una serie dieffetti scenici con la presenza silente ma incombente della cattedrale, le torri sfumate di Notre-Dame, le forche praticabili, le botole che si aprono e si chiudono come portelli; le coreografie di grande teatralità di Roland Petit impiegano il corpo di ballo in modo sia decorativo che espressivo, le luci a volte violente di Jean-Michel Désiré aumentano l’efficacia e la suggestione dei quadri e delle figure.

La musica di Maurice Jarre è moderna e incisiva, sembra la colonna sonora di un film, è composta di una serie di brani apparentemente staccati e discordanti per forme melodiche e ritmiche, ma appositamente composti come solida base dei differenti episodi coreografici. Un grande organico, quello dell’Orchestra del Teatro alla Scala diretta da Paul Connelly, ha restituito le atmosfere ora violente ora sognanti di questa variegata partitura (tra gli orchestrali anche un bravo percussionista della mia provincia, quella di Pesaro, certo Giacomo Sebastianelli).

Quattro sono i personaggi solisti della vicenda dalle forti tinte drammatiche e passionali: Phoebus capitano degli arcieri, Frollo asceta e arcidiacono di Notre Dame che un tempo aveva salvato e allevato un bambino deforme ed ora è tormentato da lampi di passione verso la zingara Esmeralda, Esmeralda una fanciulla perseguitata e libera che troverà proprio in Quasimodo un’anima nobile e innamorata e Quasimodo il noto campanaro gobbo di Notre Dame, ma ci sono grandi sequenze per tutti, masse, protagonisti e comprimari. E il popolo (come un coro antico) è il primo spettatore del dramma di cui commenta le vicende.

La coreografia definisce i lineamenti fisici ed emotivi dei quattro protagonisti, che devono essere dotati di spiccato talento sia tecnico che teatrale.

Phoebus, bello, biondo, quasi un principe, atletico e sicuro, è protagonista di scene amorose, in questo ruolo il bravissimo ballerino Eris Nezha esibisce plasticità e tonicità muscolare con piroette, slanci divaricatissimi, cabrioles derrières.

Esmeralda ha la forza di carattere della gitana e la fragilità della donna sensibile, la interpreta la ballerina russa Natalia Osipova, dotata di tecnica raffinata ed elegante leggerezza negli arabesques, nelle attitudes, nelle fouettés, nelle variazioni. I pas de deux e i pas de trois con gli uomini che la desiderano sono grandi momenti di tensione tragica.

La passione nevrotica e perversa di Frollo per Esmeralda si esprime con una coreografia incisiva ed elaborata, dal tremito della mano che risponde al ritmo del tamburello di Esmeralda, ai folgoranti e acrobatici manèges de jeté che fendono l’aria, tours en l’air, pirouettes, salti fulminei, è un ruolo molto tecnico che richiede un virtuosismo eccezionale e capacità di comunicare il tormento interiore, ricoperto alla perfezione da Mick Zeni, vestito di nero.

Quasimodo è fisicamente sagomato: il collo infossato dentro le spalle sollevate e squadrate ad appendiabito, le braccia ora piegate ad angolo ora ciondolanti, le mani contorte, le gambe incrociate o piegate a linea spezzata, un corpo sghembo con un’anima tenera. E ce ne vuole per rendere così un corpo bello ed armonico come quello di Roberto Bolle, la cui muscolatura scolpita emerge comunque e la cui arte coreutica rende lievi e plastiche anche le movenze di un mostro. La plasticità del suo corpo è unica, quando penzola alla campana, sopra guizzi di tromba, è quasi un corpo senza peso. Inoltre tenere quella postura asimmetrica e ballare sbilanciato è frutto di un lavoro arduo, ma Roberto Bolle raggiunge sempre la perfezione anche in situazioni lontane dall’aggraziata eleganza.

La folla è una massa brulicante, cui è riservata una gestualità più che una coreografia, atta a offrire un’impressione generale di gioia sfrenata, di devozione, di durezza o di forza selvaggia.

La festa dei folli che apre il primo atto è eseguita da un corpo di ballo coloratissimo che si muove a passo frenetico di danza, saltelli, piegamenti, giravolte, sollevamenti, in una sincronia perfetta, da cui sbuca Quasimodo con costume beige fasciante che viene eletto re dei folli, interpretato da un Roberto Bolle paurosamente contorto, snodato, accartocciato su se stesso, con movimenti a scatto. Giunge Frollo tutto nero (Mick Zeni), su un rullo di tamburi, le ballerine assumono posizioni di preghiera con passi di flamenco e agitazione ossessiva delle mani e delle braccia su un lungo assolo di tamburello. Accompagnata da una musica leggera arriva Esmeralda, Natalia Osipova in una specie di guepière bianca (bordò nel secondo atto), ballando sulle punte e Quasimodo accartocciato a terra la guarda con faccia stravolta, sguardo penetrante e sorriso estasiato. I due si rincorrono sul tetto della cattedrale sopra una musica scandita. Escono dalle botole dei diavoli rossi striscianti, che intessono una danza smodata e inquietante su musica quasi medievale, creando magnifiche figure d’insieme con sincronia di movimenti tra il grottesco e lo spiritato e straordinario effetto visivo. Phoebus, in bianco con mantello azzurro, salva la zingara da Quasimodo, l’abbraccia e inizia una danza frenetica a scatti e movimenti isterici sospinto dai soldati in bianco, nero e rosso, su musica martellante e a strappi. I due giungono alla taverna, prostitute dal seno prorompente denudano Phoebus, che intesse una danza flessuosa con Esmeralda su musica romantica ed erotica, cui si unisce Frollo prima di uccidere Phoebus. Torna la musica martellante e a strappi con percussioni e trombe per la scena del processo, la massa colorata sembra attraversata da scariche elettriche. Quasimodo accorre a salvare la sfortunata facendosi strada tra la folla, Bolle è talmente inserito nella parte che sembra l’uomo della jungla vissuto coi lupi, ma il suo fisico è ovunque riconoscibile come lo è la sua danza sopraffina, ricca di cabriolesderrières, port des bras, tours en l’air, pirouettes, enchaînements anche in posizioni scomode. Straordinario.

Il secondo atto si apre sulla struttura lignea del campanile di Notre Dame, Quasimodo, alias Bolle, esprime la sua felicità di avere lì la bella zingara con piroette volutamente sgraziate, evoluzioni a terra, slanci e movimenti a scatti, resi ancor più difficili da un corpo volutamente legnoso e disarmonico. E che equilibrio!

All’arrivo di Esmeralda accompagnata dalle voci soliste dei clarini, del flauto e del fagotto, inizia un poetico pas de deux su una musica dolce e romantica, un pezzo da antologia, per una coreografia mirata ad esprimere sentimenti contrastanti che sfociano in una tenera intesa tra i due, nel quale la Osipova esterna tutta la grazia e la duttilità delle movenze con una danza di tipo classico seppur a tratti agitata dalle folgorazioni della musica e Bolle, interprete fedele della psicologia e della gestualità del gobbo che in questo incontro sembra perdere la sua deformità (potere dell’amore), si rivela in tutta la sua magnificenza di artista; la gitana si addormenta e viene svegliata da Frollo che la bacia e poi la schiaffeggia perché rifiutato. L’attacco alla cattedrale da parte dei soldati che cercano Esmeralda viene sostenuto dalla folla che si esibisce in una danza tribale e frenetica sostenuta da un ampio crescendo di percussioni sole, Quasimodo si fa largo per salvare la donna, la figura statuaria di Bolle emerge da una massa informe e prostrata, da cui spicca il colore chiaro delle braccia e delle facce sul nero assoluto delle vesti e delle capigliature erinnesche delle donne (effetto scenico mozzafiato). La musica è deflagrante e martellante e si stempera nella scena del patibolo con pizzicati degli archi, strappi di tromba, languide arcate dei violini, poi la folgorazione dei piatti nel momento in cui Quasimodo strangola Frollo seguita dal tintinnio dei tamburelli (ossessione delle notti insonni dell’arcidiacono). Musica delicata per l’intensissimo quadro finale con la folla distesa a terra, nero su nero e il bianco delle carni, e Quasimodo che si allontana col corpo senza vita di Esmeralda abbandonato sulle sue spalle. Un‘emozione unica che ho rivissuto ricostruendo questa descrizione dettagliata.

Ho rivisto il balletto su RAI 5 il 17 febbraio alle ore 21.15 e finalmente ho potuto vedere le scene al completo, che non avevo visto a teatro nel palco al IV ordine sopra l’orchestra riservato alla stampa.

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