è un prodotto ben confezionato sul tema della crisi di coppia. Non pretende di avere l’elegante umorismo di Pinter o la visionaria crudeltà di Bergman, l’autore non ha intenti moralistici, si limita a narrare una storia di ordinaria quotidianità, uno spaccato del normale svolgersi della vita di coppia.
Sono belle e funzionali le scene di Laura Benzi che, con sipari/divisori calati dall’alto, crea due spazi e con un semplice gioco di luci (curate da Lorenzo Carlucci) focalizza l’attenzione ora sull’una ora sull’altra stanza dove le due coppie (non sempre composte dalle stesse persone) litigano, si annoiano o si amano, in una serie di brevi siparietti.
In un susseguirsi di eventi e di comportamenti delle due coppie, a volte comici a volte drammatici si dimostra che i motivi per non andare d’accordo sono infiniti. Vasta e fitta è la foresta dell’incomprensione quando la routine mette in sonno la libido, gli stimoli vitalistici, la voglia di ascoltare e partecipare. Scrive Thomas Bernard che decidere di vivere in coppia “vuol dire decidere di sopportare in piena consapevolezza una situazione di doppia disperazione e di doppio esilio, vuol dire passare dall’antinferno della solitudine all’inferno della vita in comune”. Non è proprio così per i nostri personaggi perché il racconto corre sul filo dell’ironia e alla fine in qualche modo tutto si aggiusta senza tragedie e senza catarsi.
La scrittura è sottile e penetrante, i dialoghi rapidi e asciutti, le battute pungenti, tutto giocato sul coinvolgimento del pubblico in sala al quale i personaggi si rivolgono per sfogare i propri sentimenti e risentimenti.
La piéce è bene interpretata da Sara Bertelà, Nicola Pannelli, Angelica Leo e Davide Lorino che danno ottima prova di recitazione e arte gestuale. Ottima la regia dello stesso Fausto Paravidino che fa correre la macchina scenica perfettamente alle diverse velocità che la vicende narrate di volta in volta richiedono. Funzionali le musiche di Giorgio Mirto, belli i costumi di Sandra Cardini.
Calorosi meritati applausi.