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L’affarista Mercadet di Honoré de Balzac

fotoChi si meraviglia per l’attualità della commedia “L’affarista Mercadet” di Honoré de Balzac, dimentica la storia e la natura dell’uomo. L’affarismo, la speculazione, la voglia di arraffare, l’avidità non sono disvaolori emergenziali, occasionali, sono una costante del patrimonio genetico dell’essere umano che solo un lungo processo culturale ha messo in sonno pronto però a svegliarsi al primo stimolo. Le speculazioni finanziarie nella Roma del ‘500 vide coinvolti non solo banchieri, commercianti, e uomini di potere ma anche Pontefici. Nel 1720 il grande poeta Alexander Pope padre dell’illuminismo inglese scriveva trafelato a un amico: “Sono veramente assorbito dalle azioni che per adesso bloccano ogni commercio, ogni amicizia e, temo, anche l’onore”. Oggi il progresso tecnologico ha velocizzato e moltiplicato le transazioni finanziarie. Ormai si gioca in modo compulsivo con strumenti alla portata di tutti: internet, slot machine, schedine del calcio, lotterie varie. Si vive di scommesse. Cosa sono i derivati se non vere e proprie scommesse? Insomma il denaro è l’oggetto del desiderio, il motore del consumismo.

Questa lunga premessa per presentare Mercadet, il protagonista della commedia, spregiudicato speculatore, scaltro ipocrita, grande affabulatore capace di convincere i più agguerriti creditori (che gli avevano affidato i loro patrimoni) ad attendere fiduciosi i pagamenti promessi. Mercadet li imboniva con false notizie di inesistenti boom azionari e con l’annuncio messianico dell’arrivo di un fantomatico socio di nome Godeau (al quale nel secondo novecento si ispirò Beckett) che, dopo essere fuggito con la cassa, stava tornando dalle Indie ricco e pronto a far fronte ai debiti del socio. Mercadet, ormai sull’orlo della bancarotta, cerca di salvarsi usando la finzione come strumento creativo curando l’immagine secondo la filosofia dell’apparire. Manda la moglie ai concerti abbigliata comme il faut e con l’esibizione di falsi gioielli, cerca di convincere la figliaa sposare un presunto ricco (altro bancarottiere) che lo salvi dai creditori.E a forza di fingere sembra credere alle sue parole al punto da non saper più distinguere la maschera dal volto. Mercadet è la rappresentazione di un vero e proprio “carattere” che Balzac disegna in forma quasi autobiografica.

Gli spettatori sembrano divertiti grazie all’interpretazione tutta sopra le righe di Geppy Gleijeses che accentua, con corposa evidenza, quell’aspetto comico o boulevardier che svaria dalla commedia dell’arte al vaudeville. Buona la prova di tutti gli attori (Nunzia Greco, Mariangela Bargilli, Osvaldo Ruggeri, Alfonso Veneroso, Francesco Benedetto, Piergiorgio Fasolo, Ferruccio Ferrante, Antonio Ferrante, Jacopo Venturiero, Alfredo Tallura, Luciano D’Amico), funzionale la scenografia di Pier Paolo Bisleri, e ottima la regia di Antonio Calenda che ha accentuato l’aspetto grottesco facendo indossare ai creditori maschere di gomma. Ma la buona confezione dello spettacolo non è sufficiente a cancellare dal testo la patina del tempo e anche la lunghezza della rappresentazione non aiuta.

 

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