Ofelia durante la sua ultima apparizione in scena, in “The Tragedy of Hamlet”, canta delirante «no, morto è il mio diletto, riposa nel suo letto, e più non tornerà…». Caroline Pagani nella sua riscrittura della storia di questo personaggio parte proprio dalla morte e dalle tomba di Ofelia, dai suoi ricordi e sui dubbi sulla vita e le vicende a Elsinore. Dal suo corpo di cadavere, dalla sua vita spettata e incompiuta come quella di un fantasma, ripercorre l’esistenza effimera di un personaggio a cui l’autrice dona la stessa pièce, esaltando il proprio lavoro drammaturgico e di regia.
Uno spettro si aggira sulla scena del Teatro Elicantropo. La sua bara è nel cimitero di Danimarca, Ofelia è lì per rifluire nella sua dannazione, quella di essere un personaggio incompiuto nel carattere tanto quanto nell’amore che nella vita. Lì ai piedi della stessa fossa su cui Amleto ha dichiarato il suo nome, l’amore per la vittima innocente della sua follia. Succube dei consigli del fratello, schiava degli obblighi del padre, burattino nello mani di una corte cieca preoccupata del male di Amleto e non della sua sofferenza, Ofelia è un ingranaggio del dramma nascosta tra gli obblighi e i doveri che si addicono ad una giovane fanciulla. Allo stesso modo è vittima di quell’autore che ha reso grazia e giustizia scenica a molti personaggi femminili delle sue tragedie. Ma, come recita Polonio, le disgrazie non vengono mai da sole e nell’unica scena, quella del convento, in cui Ofelia è protagonista – anzi, dove il suo dolore di donna è protagonista – è solo un’ombra della gloria di Amleto, incastonata tra il to be, or not to be e la sua maledizione: sia tu casta come il ghiaccio, pura come la neve!
Perché Ofelia non è come Cleopatra, Lady Macbeth o Giuletta? «Perché non posso avere il loro stesso amore William?» si domanda il fantasma di Ofelia al chiaro di luna. Caroline Pagani riesce a dar vita ad un immaginario shakespeariano di personaggi tra il thriller e il comico, tra il surreale il festivo, rendendoli contemporanei e vivi. Essere o non essere Ofelia è il pretesto per scendere per nei meandri dell’opera e dare una nuova voce, magari femminile, al Bardo. Uno spettacolo tanto cadaverico quanto vivo per la sua interpretazione. Una festa per lo spettatore coinvolto nella storia e nei sensi: sarete sorpresi dal profumo di dolcezza di questo spettacolo.