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Il Martedì al Monoprix

 

Il Martedì al Monoprix: una banale giornata di spesa settimanale al centro commerciale diventa spazio d’espressione di una psicologia complessa e particolare che cerca disperatamente la normalità della vita quotidiana, un luogo confidente e familiare. Da quando Jean-Pierre è diventato Marie-Pierre la naturalezza è tutt’altro che di casa, sebbene ricercata con discrezione negli scaffali del supermercato, tra gli sguardi estranei, pudicamente accigliati, i detersivi e le verdure. Ed è l’incombenza pesante di un sentimento forte, un amore filiale riverenziale, espresso in un atteggiamento apprensivo quasi materno, che dà ritmo alla vicenda. Un personaggio caratterizzato da un forte dissidio interiore (emblematico anche di quello delle figure che lo influenzano) tra la rivendicazione della propria essenza individuale e l’accettazione da parte della comunità, dissidio che necessita di un punto d’incontro, cercato affannosamente e rivelatosi solo per caso, attraverso la comparsa fugace di una figura esterna. L’incapacità comunicativa è cornice e fondamento della tensione quasi tragica che anima i rapporti conflittuali da cui la protagonista è attanagliata. Tema centrale è la consapevolezza di sé, che si mostra a tratti profonda e a tratti quasi assente, e che con movimento altalenante scandisce i toni con cui il personaggio si delinea: autoironico laddove essa appare piena, drammatico dove presenta dei buchi, delle mancanze date dal fuggire il raffronto con il passato e un vero confronto con le figure maschili; come quando, ad esempio, si rifiuta di tornare nella sua cameretta d’infanzia. Il punto d’equilibrio è trovato nel rispetto, nei confronti di sé quanto verso gli altri, elemento essenziale che consente al personaggio di mantenere integra la sua dignità e nobilita le sue scelte comportamentali. Marie o Jean, in mezzo a questo affanno forse non se ne accorge, ma resta sempre Pierre.

Enzo Curcurù dimostra in questo impegnativo monologo una grande capacità attorale. Entra nel personaggio mantenendone la dualità con convinzione e naturalezza.

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