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Se non ci fossi io

fotoUna commedia brillante e coinvolgente quella andata in scena venerdì sera, in un Teatro Puccini stracolmo di spettatori. Lo spettacolo di Augusto Fornari, promosso da Teatro Golden e Vincenzo Sinopoli, è una conferma del grande affiatamento del suo trio di interpreti: già “colleghi” sul set di “Distretto di Polizia”, hanno posto la loro firma anche sulle due commedie “Terapia Terapia” e “La casa di famiglia”.

Questa pièce teatrale è ricca di battute, talvolta pungenti, e sarcasmo, ancor più enfatizzati dalla grande capacità mimica ed espressiva degli attori; un umorismo semplice, dei nostri giorni, popolare e dritto al cuore dello spettatore, che non riesce a staccarsi un attimo dalla vicenda, e che vede scivolare via due ore di spettacolo come se in realtà si fosse appena seduto al suo posto.

Una vulcanica e spontanea Daniela Morozzi (Dora), a suo agio nel Teatro Puccini come nel salotto di casa sua, sconvolge la vita abitudinaria di Gianni Ferreri (Carlo) e Roberto Nobile (Ferdinando).

Ferdinando, ex professore di letteratura italiana, ha lasciato l’insegnamento per occuparsi, con dedizione quasi paterna, del fratello Carlo, da 20 anni ormai relegato su una sedia a rotelle a causa di un incidente. Le cure di Ferdinando sono quasi maniacali, e nascondono la paura di quest’ultimo di affrontare la vita di petto e di intrecciare relazioni interpersonali. Ferdinando è giudizioso e prudente, pignolo e metodico, appassionato di Salgari, ed in particolare della saga di Sandokan, suoi “libri guida” dai quali trae ispirazione, citandone brani in tutti i momenti topici delle sue apparizioni.

Carlo è il sorriso di casa. L’incidente non lo ha privato della gioia di vivere e di divertirsi, delle sue passioni (suona il pianoforte), dell’eterna giovinezza di chi si sente ancora bambino, di chi ha dovuto affrontare un grande ostacolo ed è intenzionato a godere al massimo di tutto ciò che la vita ha da offrirgli.

Quando Carlo inizia una relazione con Dora, arrivando a progettare il loro matrimonio, cominciano a sorgere i problemi: la paura di ferire il fratello, la paura di lasciarlo solo, la paura (giustificata) della sua reazione. Ferdinando reagisce da uomo egoista ed impaurito, ed escogita diversi sutterfugi per impedire il matrimonio di Carlo, giungendo quindi ad un inevitabile e improrogabile scontro. È la resa dei conti, di tutte le cose mai dette di tutti i pensieri taciuti, di tutti i bocconi amari buttati giù, di tutte le paure sin ora celate.

La tensione drammatica (con un Gianni Ferreri capace di far tremare anche gli spettatori delle ultime file, per la potenza della sua voce e della sua interpetazione) creatasi dal litigio, si risolve in un abbraccio fraterno dolcissimo. Tutto è compreso, tutto è perdonato.

Il matrimonio che “non si aveva da fare” avviene, e “Ferdy” riprende in mano la sua valigia, la sua vita e la voglia ritrovata di giocarsela fino in fondo. È proprio il caso di dire: “VIVA GLI SPOSI!”.

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