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Teatro Elfo Puccini (Milano): appuntamenti dal 14 al 26 gennaio

Sala Bausch e Fassbinder | 14 – 26 gennaio

 

Giuliana Musso

14 – 19 gennaio, sala Bausch, ore 19.30 (domenica ore 17.30)

La fabbrica dei preti

di e con Giuliana Musso

assistenza e ricerche fotografiche Tiziana De Mario, realizzazione video Giovanni Panozzo e di Gigi Zilli

elementi di scena Francesca Laurino, ricerche bibliografiche Francesca Del Mestre,

consulenza musicale Riccardo Tordoni

canzoni e musiche di Giovanni Panozzo, Daniele Silvestri, Marcello Serli, Mario D’Azzo, Tiromancino

produzione La Corte Ospitale

 

 

21 – 23 gennaio, sala Fassbinder, ore 21

Tanti Saluti

un progetto di teatro civile clownesco di Giuliana Musso, regia Massimo Somaglino

ricerca e drammaturgia Giuliana Musso

con Beatrice Schiros, Gianluigi Meggiorin, Giuliana Musso

direzione clown Maril Van Den Broek

produzione La Corte Ospitale, in collaborazione con Opera Estate Festival Bassano del Grappa – Fondazione Teatro Civico di Schio – Echidna Associazione Culturale

 

24 – 26 gennaio sala Fassbinder, ore 21 (domenica ore 16)

Sexmachine

di e con Giuliana Mussoe con “Igi” Gianluigi Meggiorin

regia Massimo Somaglino, collaborazione al soggetto Carla Corso, suono e luci Claudio Poldo Parrino

 

All’Elfo Puccini va in scena dal 14 gennaio una personale dedicata a Giuliana Musso, «autrice-interprete friulana, creatrice di spettacoli che affrontano temi scomodi, inconsueti per il teatro». Una vera forza del palcoscenico.

Apre il programma l’ultima sua creazione, La fabbrica dei preti, nella quale l’attrice interpreta tre anziani preti che si raccontano con franchezza: la giovinezza in un seminario, i tabù, le regole, le gerarchie, e poi l’impatto col mondo delle donne, le frustrazioni ma anche la ricerca e la scoperta di una personale forma di felicità umana. Lo sfondo di ogni racconto è quella stessa cultura cattolica che ha generato il nostro senso etico e morale e con esso anche tutte le contraddizioni e le rigidità che avvertiamo nei nostri atteggiamenti, nei modelli di ruolo e di genere, nei comportamenti affettivi e sessuali. E così mentre ridiamo di loro, ridiamo di noi stessi e mentre ci commuoviamo per le loro solitudini possiamo, forse, consolare le nostre.

«I seminari degli anni ’50 e ’60 hanno formato una generazione di preti che sono stati ordinati negli anni in cui si chiudeva il Concilio Vaticano II e si apriva l’era delle speranze post-conciliari. Una generazione che fa il bilancio di una vita. Una vita da preti che ha attraversato la storia contemporanea e sta assistendo al crollo dello stesso mondo che li ha generati. La dimensione umana dei sacerdoti è un piccolo tabù sul quale vale la pena di alzare il velo per rimettere l’essere umano e i suoi bisogni al centro o, meglio, al di sopra di ogni norma e ogni dottrina. I seminari di qualche decennio fa hanno operato per dissociare il mondo affettivo dei piccoli futuri preti dalla loro dimensione spirituale e devozionale. Molti di quei piccoli preti hanno trascorso la vita cercando coraggiosamente uno spazio in cui ciò che era stato separato e represso durante la loro formazione si potesse riunire e liberare. A questi preti innamorati della vita ci piacerebbe dare voce e ritrovare insieme a loro la nostra stessa battaglia per “tenere insieme i pezzi». Giuliana Musso

Dalla rassegna stampa

Giuliana Musso (“alta” e popolare come Baliani, Paolini, Celestini, Curino), anche con la forza del dialetto, con la potenza di un’ironia sottile, scardina la gola profonda dei meandri dell’indottrinamento, commuove con la semplicità del racconto orale.

Tommaso Chimenti. Il Fatto Quotidiano

Musso da voce e corpo alla vicenda umana e di fede di tre anziani sacerdoti, tutti a loro modo segnati da quella fabbrica micidiale di frustrazione e repressione, che erano i seminari. E sono tre momenti di grandissimo teatro, per verità, versatilità e intensità di interpretazione.

Mario Brandolin, Il Messaggero

Tanti saluti porta invece in scena tre clown e a loro consegna il non dicibile: il racconto delle paure, degli smarrimenti e delle soluzioni paradossali che mettiamo in atto di fronte alla morte. Unici oggetti di scena: tre nasi rossi e una buffa cassa da morto. Non si ride della morte, ma degli atteggiamenti verso la morte, di un’umanità che si pensa eterna. L’attimo supremo depositato nelle mani guantate di lattice di medici e infermieri, quegli attimi che forse ci possono far intravedere il mistero che siamo, il senso che cerchiamo. Ma la medicina ha maglie molto strette, non può contemplare la variabile umana, non conosce protocolli di com-prensione, com-passione.

In Sex machine, l’attrice e un musicista danno voce e anima a sei personaggi che, visti in sequenza, formano un quadro di contemporanea umanità, complessa, multiforme, ridicola, sincera. Dino, pensionato, nostalgico delle case chiuse. Vittorio, agente di commercio, il cliente perfetto. Monica, mamma di Cristian, castigatrice dei costumi. Silvana, una professionista. Igor, ventenne, magazziniere, un arlecchino appassionato di lap-dance. Sandro, imprenditore nordestino, fallito. Hanno tutti in comune due cose: appartengono alla cultura del nord-est e trovano soddisfazione ai loro bisogni e ragione alle loro paure nel variegato e complesso mondo dei rapporti sessuali a pagamento.

Dalla rassegna stampa di Sexmachine

Brava, bravissima Giuliana Musso, ogni volta grande nel coinvolgere, emozionare, sapendo far ridere delle debolezze umane con intelligenza e vasta simpatia, attenta ai particolari dei singoli personaggi che tratteggia, dura e ironica, mai parodistica, una leggerezza interpretativa che sa nello stesso tempo toccare più grumi di dolore, un’infelicità del vivere che è insieme intima delle figure maschili e femminili che interpreta, e rigorosamente teatrale, una cura estrema dei toni della voce, i ritmi, le modalità espressive, ma anche nelle posture, nel modo di camminare, negli sguardi.

Valeria Ottoleghi

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Elfo Puccini, sale Bausch e Fassbinder, corso Buenos Aires 33 – MILANO

Prezzi: intero € 30.50 – ridotti € 27 e € 16 – martedì € 20

 

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