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La distanza da qui

fotodi Neil LaBute

traduzione Marcello Cotugno e Gianluca Ficca

con (in o.a.)

Elia Bei Federica Carruba Toscano Alessandro Formica

Alessia Giuliani Alessandro Lui Rachele Minelli

Sara Pantaleo Enrico Sortino

regia Marcello Cotugno

scenografia Francesco Scandale

luci Giuseppe Romanelli

costumi Cecilia Iommi

colonna sonora a cura di Music#Theatre

La distanza da qui di Neil LaBute, con la regia di Marcello Cotugno, debutta in prima nazionale a Roma presso il Teatro Sala Uno dal 4 al 13 aprile 2014. Il progetto, prodotto da DRAO – collettivo artistico fondato nel 2013 a Roma da Nicole Calligaris, Alessandro Lui e Elia Bei, il cui focus risiede nella collaborazione e nell’intensità dello scambio tra le varie anime professionali e artistiche che compongono il gruppo è nato con lo scopo di produrre, promuovere e distribuire opere di discipline artistiche differenti – è stato in parte realizzato grazie a una campagna di crowdfunding lanciata su Kapipal, a cui hanno contribuito oltre cinquanta donatori. Il progetto si avvale della partnership di Link Campus e di People Cooks.

La vicenda ruota intorno a tre adolescenti, Darrell, Tim e la fidanzata di Darrel Jenny, che spendono il loro tempo tra centri commerciali, aree di parcheggio e fast food, nell’agghiacciante vuoto di speranza di un microcosmo di estrema periferia. Una tragedia annunciata si consumerà ai margini di una famiglia disastrata e disinteressata, quella di Darrell. Il tutto viene giocato nella muta violenza dei rapporti, che si scatena rabbiosa alla scoperta di un evento sconvolgente e ineluttabile, fino ad un finale raccapricciante.

Neil LaBute, autore americano tra i più noti della generazione post-Mamet, con all’attivo oltre trenta commedie rappresentate tra Stati Uniti e Europa, si interroga qui su come il contesto socio-culturale influenzi in maniera determinante gli abitanti di un luogo, ponendosi come humus attraverso cui assorbono e interpretano il loro stare al mondo: emerge quindi con chiarezza come dietro la grettezza dei protagonisti della storia si celi una dura critica alle derive della società occidentale.

La riflessione del drammaturgo – afferma il regista Marcello Cotugno – investe la periferia come luogo dell’anima, come crocevia di esistenze al margine, come scenario, in cui possiamo rivedere, spostandoci sulle nostre latitudini, la 167 di Napoli, lo Zen di Palermo o il Laurentino 38 di Roma, in cui si affollano le storie di bambini che non sono mai stati veramente bambini, di uomini che sono stati costretti a percorrere strade chiuse, di donne a cui non viene lasciata scelta”.

A servizio del testo, la messa in scena è tesa a esaltarne l’energia nei dialoghi serrati, nella sofisticata costruzione di personaggi che, per quanto votati alla bestialità, nascondono nelle pieghe delle loro anime avvizzite dei residui di un’umanità sotterrata dalla durezza della vita che scorre in superficie. È infatti nelle sottili dinamiche interiori dei personaggi e nelle loro relazioni che risiede la capacità di questo testo di colpire e innescare la scintilla della riflessione.

Il cast di giovani attori, tutti membri di DRAO, si avvale della partecipazione di un’attrice esterna, Alessia Giuliani, interprete, tra l’altro, di Bash, primo testo di LaBute portato in Italia da Cotugno nel 2001.

La scena di Francesco Scandale, rimodellata a seconda dei casi in maniera informale dagli stessi attori, riconduce a un teatro che si basa sul vissuto in scena degli attori/personaggi. La colonna sonora a cura del blog Music#Theatre, di Marcello e Massimo Cotugno, scandisce il racconto con musiche dicotomiche tra l’hard rock degli ACDC e il post rock dei Low per finire alle rarefatte e contrastanti note di Nils Frahm e Akira Kosemura. Le luci tagliate dai colori acidi, dal verde al ghiaccio, disegnate da Giuseppe Romanelli, e i costumi essenziali firmati da Cecilia Iommi ci aprono uno spiraglio in cui sognare per i personaggi, condannati ad una morte che si sconta vivendo, una sorta di grazia finale.

Infine, anche a sipario chiuso, i personaggi continueranno il loro racconto. Agli spettatori sarà infatti inviato via e-mail un contenuto extra, da guardare dopo lo spettacolo: una clip video in cui ogni personaggio racconta il proprio sogno.

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