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“Molto rumore per nulla” di William Shakespeare

Cercare di essere originali nel recensire uno spettacolo messo in scena da Quelli di Grock più che difficile è impossibile. La ragione? Sono monotonamente eccelsi. Sono gli espressionisti della finzione teatrale e maestri dell’arte comica motoria. Colpisce in loro la fisicità da non intendersi solo come movimento, ma come postura, come rapporto fra il corpo e la voce. Valeria Cavalli che ha curato la traduzione e l’adattamento della commedia “Molto rumore per nulla”privilegia la grande struttura comica del testo e lo ibrida felicemente con linguaggi teatrali diversi giocando sul ritmo (scansione fra movimento e pausa), sulla mimica, sulla gestualità, sulla parola che si fonde felicemente con la pantomima (che è movimento e fissità), sulla musica, sui costumi. Il tutto immerso in un bagno di poesia, di fantasia, di ironia.

Si potrebbe pensare che Shakespeare si sarebbe rivoltato nella tomba l’altra sera vedendo la commedia “secondo Valeria”. No tranquilli, ho notizie certe che il Bardo abbia apprezzato questa fresca ventata di giovinezza e abbia anche cercato di applaudire.

In questa commedia Shakespeare racconta la storia di Ero e Claudio, giovani dalle nozze contrastate, e di Benedetto e Beatrice una coppia dal rapporto ambiguo e (in fondo) tenero. Benedetto è un macho spaccone e Beatrice una bisbetica che spasima dalla voglia di farsi domare. La commedia è ambientata in una Messina di convenzione con una mescolanza di intonazioni dialettali (c’è un “docu-reality” sulla presunta origine siciliana del drammaturgo). Oltre alle due coppie, c’è Don Juan il bastardo che con i suoi intrighi e menzogne (prefigurazione di Jago) vuole impedire le nozze dei due giovani e c’è il frate astuto che con il suo suggerimento di far apparire Ero morta e poi resuscitata al momento giusto salva tutto. Gli autori delle calunnie sono scoperti, Don Juan fugge e le nozze verranno celebrate. Ma quanti intrighi, equivoci, tradimenti, colpi di scena!

Semplici e funzionali le scene di Carlo Sala che con una serie di armadi semoventi (con gli stessi attori che li spostano a vista) costruisce i vari ambienti in funzione dell’azione scenica. Gli attori, come abbiamo detto, sono bravissimi e tutti meritano una menzione: Giulia Bacchetta, Antonio Brugnano, Fernanda Calati, Pietro De Pascalis, Marco Oliva, Maurizio Salvalalio, Alessandro Sampaoli, Debora Virello, Max Zatta. Last but not least Alessandro Larocca e Andrea Ruberti (le due guardie) indossano il kilt e si esibiscono in eccezionali duetti che, facendo il verso a marionette, burattini, Stanlio e Olio, innescano una deflagrazione d’ilarità. Notevole l’apporto della colonna sonora di Gipo Gurrado, i costumi di Carlo Sala e il servizio luci di Claudio Intropido. Se la macchina scenica gira alla perfezione lo dobbiamo alla regia di Claudio Intropido e di ValeriaCavalli che, per non farsi mancare niente, ha curato anche la traduzione e l’adattamento dell’opera del Bardo. Applausi, Applausi… (volevo mettere l’otto orizzontale, ma la tastiera del mio computer lo nega).

 

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