Per il Napoli teatro festival è di scena il teatro degli ultimi, ovvero l’indagine sociale di Davide Iodice che presenta “Mettersi nei panni degli altri – Vestire gli ignudi”, ispirato alle Sette opere di Misericordia di Caravaggio. La location per lo spettacolo itinerante è l’ex Dormitorio pubblico di Napoli, lo stesso luogo in cui per una passata edizione del festival il regista napoletano ha portato in scena gli ospiti della struttura raccontando i loro sogni.
Questo nuovo spettacolo è concepito come una residenza per attori e si è articolato in tre sessioni di laboratorio. “Mettersi nei panni degli altri” è il primo movimento di questo laboratorio, in cui gli attori in scena in varie stanze dell’ex Dormitorio pubblico sono gli stessi ospiti della struttura insieme ad alcuni attori della compagnia, e insieme indagano il tema della perdita di identità.
La perdita di se stessi, a causa di un trauma o del lavoro che non c’è, è al centro dell’indagine di Iodice. Non è un caso se il percorso parte proprio dalla lavanderia, dove un corpo si dimena sotto gli abiti ammucchiati. I vestiti, ciò che indossiamo già dicono qualcosa di noi, ma quando non hai niente, hai smarrito la strada, anche quel che hai indosso te lo ricorda. Tutto infatti nell’ex Dormitorio pubblico porta un etichetta con su scritto “Comune di Napoli” a ricordare che chi è ospitato qui non ha niente.
Nelle varie sale dell’ex Dormitorio conosciamo i vari personaggi di questo percorso. La medium nella sala per cucire, che interpreta i segni delle carte e del futuro. Il pescatore che tira su con la rete episodi ed oggetti della sua vita. Uno sposo che rievoca l’incontro con la donna tanto amata e che morendo lo lascia privo dell’amore e di un futuro. Oppure il vagabondo con la sua scatola di piccoli oggetti, ognuno associato ad un ricordo, che cerca nelle piccole cose accumulate l’affetto di una famiglia che non c’è. Personaggi accomunati dalla perdita d’identità o dalla paura di non essere accettati.
Il tema centrale del percorso è la compassione nel senso etimologico del termine, come empatia, relazione che si instaura tra gli individui. Fine la ricerca antropologica ed espressiva, toccanti alcuni momenti dello spettacolo. In scena Antonio Buono, Davide Compagnone, Luciano D’aniello, Maria Di Dato, Giuseppe Del Giudice, Pier Giuseppe Di Tanno, Raffaella Gardon, Ciro Leva, Bruno Limoni, Osvaldo Mazzeca, Vincenza Pastore, Peppe Scognamiglio, Giovanni Villani.
Info: www.napoliteatrofestival.it