venerdì, Marzo 29, 2024

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Mayra Andrade in concerto

fotoMayra Andrade voce

Nicolas Dachuna batteria

Jo Orosemane basso

NenadGajin chitarre

Sophie Fustec tastiere

In caso di maltempo gli spettacoli si svolgeranno al Teatro Vascello – Via G. Carini 72

Mercoledì 30 luglio, a Villa Pamphilj, per I Concerti nel Parco, il Debutto a Roma di MAYRA ANDRADE, giovane e affascinante promessa della musica capoverdiana, degna erede della “diva a piedi scalzi” Cesaria Evora, in Lovely Difficult, live tratto dal suo quarto album.

Nata a Cuba, parigina d’adozione, Mayra Andrade si può definire una cantante neo-tradizionale, ma non solo, è un’artista aperta a molte influenze musicali, la sua voce ha un sapore caldo eammaliante proprio come le dolci melodie del suo paese natale.

Nel 2005, a soli 20 anni, Mayra simboleggiava la rinascita della musica di Capo Verde, oggi, dopo aver fatto tesoro delle influenze di tutti i paesi che ha attraversato fin dall’infanzia, arricchendosi sulla scorta dei suoi numerosi incontri artistici, è un’artista internazionale contemporanea, di respiro globale, che irride le frontiere stilistiche e linguistiche, uno spirito libero nella musica così come nella vita.

Cesaria Evora ha fatto conoscere al mondo il nome del suo paese attraverso i ritmi mulatti dell’isola di São Vicente, la morna e la coladera, Mayra Andrade invece viene dall’isola di Santiago e ha subito il fascino di stili musicali più percussivi, ritmici e africani come il funanae il batuque, generi invisi dall’élite coloniale e per questo molto meno diffusi.

In “Lovely Difficult” la giovane e talentuosa cantante dipinge un universo che parte dal suo paese natale, Capo Verde, per estendersi fino al pop europeo e a sognanti atmosfere esotiche. Un’opera intima, generosa e multilingua.

Infatti, nel suo nuovo album, Mayra compone, scrive e canta nelle 4 lingue e mezzo che padroneggia: creolo capoverdiano, portoghese, spagnolo, francese e inglese (il mezzo). Oltre ai suoi collaboratori più fedeli (KimAlves e Zé Luis Nascimento), per questo progetto l’artista ha chiamato al suo fianco anche amici da provenienti da ambienti molto diversi, che hanno dato vita a splendidi brani: Yael Naim e David Donatien, Piers Faccini, Tété, Benjamin Biolay, Hugh Coltman, Krystle Warren, Pascal Danae, Mario Lucio Sousa… E tutte le canzoni dell’album parlano d’amore, “tranne“Rosa”, sulla solitudine, un tema dunque neanche tanto lontano….”. Il progetto discografico è stato realizzato da Mike Pelanconi (Lily Allen, Graham Coxon…), che è riuscito a dare all’album un prodigioso equilibrio armonico.

A Mayra Andrade piace pensare che il suo album evochi lo stesso spirito di avventura che caratterizza i lavori del grande CaetanoVeloso:“Perché non provare a crescere, cambiare e passare oltre? Perché non abituare il pubblico a non sapere cosa lo attende?”. Un’impresa decisamente lovely e assolutamente difficult.

Mayra Andrade ha avuto il suo fortunato debutto italiano al Blue Note di Milano lo scorso 28 maggio, quello per I Concerti nel Parco è il suo live di debutto a Roma.

E’ la prima vola che suona a Roma? Conosce la città?

Mi sono esibita a Roma 7 anni fa in un festival estivo, quando ancora facevo etnica pura e, come in questa occasione, si trattava di un tour con le date molto strette per cui non ebbi occasione di visitare la città. E’ da molto tempo che mi riprometto di prendermi una buona fetta di tempo durante le vacanze e venire a visitare Roma con tutto il tempo che merita. So che è un luogo importante e vorrei dedicarle tutto il tempo possibile. Poi ho dei parenti che recentemente si sono trasferiti a Roma, quindi penso che presto realizzerò il mio sogno.

Ci sono artisti italiani che le piacciono?

Conosco onestamente poco della musica italiana. Recentemente un amico, che lavora come interprete portoghese/italiano, mi ha introdotto a De Andrè, traducendomi molti dei suoi testi. Li sto studiando e li trovo stupendi, mi sembra poi che parlino intensamente dell’Italia. Credo che in futuro cercherò di fare tesoro di questa scoperta musicale per me nuova.

Le piace la definizione di Tropical Pop che hanno inventato per lei in Francia?

Francamente non mi interessa molto come definiscono la mia musica, ma questa definizione la trovo molto corretta, ci ritrovo la mia matrice etnica e quindi nettamente legata alla vita del Tropico e la mia nuova svolta verso il pop.

Si ha la sensazione che ultimamente l’Africa stia tornando protagonista della musica europea e americana, dopo qualche decennio di silenzio. Pensa che possa essere uno dei sintomi della generale rinascita africana di cui si parla spesso?

Me lo auguro. Ho molti amici e parenti sparsi in tutta l’Africa e spesso parliamo di questa ripresa, che però al momento sembra solo economica e finanziaria e soprattutto con ricadute sensibili solo sulle solite elite. Mi auguro invece che noi africani iniziamo ad investire seriamente in cultura e educazione, dovremmo spingere i nostri governi in questo senso e quindi se davvero la musica torna a esprimersi a buoni livelli in Africa, questo è un ulteriore impulso positivo per trasformare questa ripresa economica in cultura e sviluppo vero. L’Africa ha ancora molto da dire al mondo, il resto del mondo, lo vedo personalmente ogni giorno, sa poco o nulla dell’Africa fuori dai soliti clichè. L’Africa ha tanta, tanta, tanta arte da spartire con il mondo.

L’Italia è storicamente un crocevia di culture, come lo è la sua musica. Pensa che il pubblico italiano possa sentire questo tratto comune?

Me lo auguro proprio, spero che capiscano che questa commistione di lingue, influenze e culture non è sforzata, ma nasce dalla mia particolarissima esperienza di vita, avendo io passato tutta la vita viaggiando tra Africa, Cuba, Sudamerica e Europa, prima per il lavoro di mio padre, poi per il mio lavoro. Spero che gli italiani abbiano le antenne giuste e bene allenate per percepire l’onestà, direi fisiologica e necessaria, di questo percorso artistico, così vicino alla Babele linguistica e culturale che ha sempre vissuto il vostro paese.

Debutto a Roma – In collaborazione con International Music

MAYRA ANDRADE

Mayra Andrade è lovely – cioè adorabile, generosa e luminosa. La sua voce radicata e peculiare, attuale e poetica è stata subito definita, qualche anno fa, come “l’altro Capo Verde” – come una Cesaria Evora epurata dalle fatalità e dai richiami tradizionali.

Di recentissima pubblicazione, LovelyDifficult è il quarto album di questa cantante ventottenne che dichiara apertamente che la sua vita e i suoi obiettivi non sono così semplici come si potrebbe pensare. E che lei non è solo un’artista neo-tradizionale. Sarà adorabile, ma anche forte, audace e determinata; adorabile, ma anche uno spirito libero sia nella sua musica che nella vita. Il titolo dell’album, LovelyDifficult, è il nomignolo che le ha dato il suo compagno.

Il canto di Mayra è una miscela di luminosi colori danzanti, ritmi vellutati e melodie piccanti. La sua voce presenta delicate note pepate, come se l’Europa del pop fosse sempre stata un arcipelago tropicale. Le canzoni evocano un’eterna estate che disperde le nebbie e i freddi, ma senza mai ricorrere ad orpelli esotici. Cantate in creolo capoverdiano, inglese e portoghese, esse ci rapiscono con la loro calda e avventurosa atmosfera d’imprevedibilità.

Il pop di Mayra abbraccia tutta la vasta distesa del mondo, dal romanticismo occidentale alla sensualità del Sud, dal reggae nazionale al tempo in ¾ di matrice africana: un pop attuale, tropicale ed errante. Molto semplicemente, Mayra desiderava fare una “musica che riflettesse la mia vita”.

E la sua vita in effetti è stata molto romanzesca : suo padre aveva combattuto per l’indipendenza di Capo Verde, per la causa sostenuta da Cuba. Temendo per la sua salute durante la gravidanza della madre, quest’ultima partì per andare a partorire nel “paese fratello”. Mayra nasce dunque a L’Avana acquisendo la nazionalità cubana. Trascorre la sua infanzia a Praia (Capo Verde)poi, all’età di sei anni, segue la madre e il patrigno diplomatico in Senegal, Angola e Germania. Quando ritorna a Capo Verde, a quattordici anni, inizia a cantare vincendo una medaglia d’oro nel 2001 al concorso Francophone Games di Ottawa.

Cesaria Evora ha fatto conoscere al mondo il nome del suo paese (“Capo Verde – né capo, né verde”, come aveva ironizzato VéroniqueMortaignedel quotidiano Le Monde) e i ritmi mulatti dell’isola di SãoVicente, la morna e la coladera. MayraAndrade viene dall’isola di Santiago, dove gli stili musicali sono più percussivi, ritmici e africani – come il funana e il batuque, generi invisi dall’élite coloniale e quindi mai diffusi nel mondo. Mayra ne subisce invece il fascino.

La sua prima decisione come cantante è stata quella di rimandare la fase di registrazione. Pur esibendosi molto dal vivo, è rimasta a lungo lontana dagli studi. Un giorno, ha una conversazione con Orlando Pantera, l’artista allora più indipendente e innovativo dell’arcipelago:

“Non so cosa fare con la mia musica. Mi piacerebbe fare qualcosa di diverso.”

“Beh, mia cara, smetti di guardarti attorno, la risposta ce l’hai già: fai qualcosa di diverso!”

Mayra decide con determinazione di realizzare quest’obiettivo, malgrado la perdita Pantera, che si ammalò e morì a 33 anni, proprio il giorno in cui avrebbe dovuto iniziare a incidere il suo primo album.

Mayra, invece, pubblica finalmente nel 2006 il suo primo disco – Navega, una produzione “roots”, incisa in versione acustica al ritmo di tre canzoni al giorno. Il suo secondo album dal nome Stória, Stória…, “l’album di una principessa”, come lei lo definisce, viene realizzato tra Parigi, Brasile e Cuba, e i relativi brani vengono eseguiti in tournée con otto musicisti. Registra poi un concerto per la radio FIP in un trio, che costituirà poi il materiale per l’album successivo, Studio 105. “Dopodiché, ho deciso che volevo fare un album più pop.”

E ammette apertamente che LovelyDifficult è un paradosso: “Si tratta di un album più variegato, più personale. Sono una donna della mia epoca, esposta a una marea di influenze. Non ho mai scritto o cantato tanto in così tante lingue diverse.”

E infatti, Mayra Andrade parla e scrive “in quattro lingue e mezzo” – creolo capoverdiano, portoghese, spagnolo, francese e inglese (il mezzo). Essa appartiene a una generazione fortemente attaccata alla sua identità capoverdiana; ora è giunto il momento di ampliare lo spettro: i cittadini capoverdiani all’estero sono il doppio rispetto a quelli in patria. Questa diaspora rende la piccola nazione una delle più culturalmente e intellettualmente dinamiche dell’Africa. “Ma Capo Verde non ha ancora accolto la modernità allo stesso livello di altri paesi… Siamo un po’ come il Brasile ai tempi del samba e della bossa nova.”

Mayra voleva che l’album fosse rivoluzionario e accessibile, pop ed eccentrico, eclettico e personale. Confessa: “Non amo gli album che sembrano dei minestroni: la peggior umiliazione sarebbe quella di fare un album che suonasse come un’accozzaglia di lingue e stili diversi.”

Lovely Difficult è l’esatto contrario. Si distingue per una raffinata indipendenza e individualità che non temono le frontiere stilistiche e linguistiche. Per realizzarlo, Mayra si è rivolta ad amici provenienti da ambienti molto diversi: Yael Naim e David Donatien, Piers Faccini, Tété, Benjamin Biolay, Hugh Coltman, Krystle Warren, Pascal Danae, Mario Lucio Sousa e altri ancora. E tutte le canzoni dell’album parlano d’amore- “tranne Rosa, sulla solitudine, un tema dunque neanche tanto lontano….”

Mike “Prince Fatty” Pelanconi (Lily Allen, Graham Coxon, ecc) ha prodotto l’album a Brighton, creando un vero prodigio d’equilibri: lui non aveva mai registrato un album di world music e lei non aveva mai fatto del pop. Mayra descrive la situazione come “l’incontro di due sensibili sprovveduti, che potevano affidarsi solo alle loro antenne e al loro istinto.”

Le piace pensare che il suo album evochi lo stesso spirito di avventura che caratterizza Caetano Veloso. “Perché non provare a crescere, cambiare e passare oltre? Perché non abituare il pubblicoanon sapere cosa l’attende?”

Sì, un’impresa decisamente lovely e assolutamente difficult.

INFO PER IL PUBBLICO

06. 58.16.987

339 80.41.777

www.iconcertinelparco.it

INFORMAZIONI

LUOGO

Villa Doria Pamphilj – Area antistante Casa dei Teatri

INDIRIZZO

Via di San Pancrazio, 10 – Roma

ORARIO SPETTACOLIh. 21.15

In caso di maltempo gli spettacoli si svolgeranno al Teatro Vascello – Via G. Carini 72

BIGLIETTERIA

I settore € 15 ridotto I settore € 13

II settore€ 10 ridotto II settore € 8

31 luglio

I settore € 22 ridotto I settore € 20

II settore€16 ridotto II settore € 14

RIDUZIONI

Veli elenco dettagliato sul sito www.iconcertinelparco.it

Le riduzioni saranno applicate fino ad esaurimento posti in convenzione disponibili.

Accesso gratuito per diversamente abili e portatori di handicap fino ad esaurimento posti, ingresso ridotto per accompagnatore.

PREVENDITE

Vedi indicazioni specifichesito

PARCHEGGIO

Adiacente all’ingresso principale, di fronte il ristorante “Lo scarpone”

Mezzi pubblici

75, 44, 710, 870, 871

WC

Bagni per il pubblico interni alla Casa dei Teatri, di fronte alla platea

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