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Penso che un sogno così…

foto(One man show. Adesso vi racconto di quale man… se ci riesco!)

La frase che meglio sintetizza questo spettacolo? «Io, mammeta e tu».

Che, poi, non è nemmeno una vera e propria frase, è un ritornello che chissà in quanti canticchiamo da quando siamo piccoli.

L’IO in questione è Giuseppe Fiorello, il più piccolo e il più timido della vivace tribù Fiorello. Attraverso le canzoni di Domenico Modugno, Fiorello (strepitoso) rende IO tutta la sala, però. Così ti ritrovi ad ascoltare il racconto di un bambino che canta Volare per le vie del suo paesello e ti ricordi che pure tu, da piccina, cantavi Nel blu dipinto di blu per i corridoi della casa dei nonni.

MAMMETA è il papà di Fiorello: un uomo/una voce, per come lo descrive con amore il figlio. Ma, anche qui, ben presto il pubblico si rende conto che mammeta sono tutti i grandi che ci hanno fatto conoscere Modugno… Perché cantavano Volare sotto la doccia; perché ti sussurravano Vecchio frack come ninna nanna; perché, per salutarti e prenderti in giro, ti canticchiavano Ciao, ciao bambina!

TU è LUI, l’unico, il patrimonio dell’umanità: Domenico Mimmo Modugno. Non ci crederete, in realtà sembrava di averlo in sala: ora sul palco (meraviglioso il duetto Fiorello/Modugno in La donna riccia); ora tuo vicino di poltrona (quando sentiamo Come sono le nuvole, sembra di averlo di fianco che ti indica il cielo, sempre. È incredibile…); ora spirito che divertito osserva come basti un “la” e un migliaio di milanesi in ghingheri non riesce a trattenersi dal cantare Meraviglioso.

Quindi, sì: One man show, dove però gli One man che si rincorrono durante lo show sono almeno tre!

Penso che un sogno così… in scena al Teatro Manzoni di Milano dal 13 al 30 novembre, è un delizioso spettacolo in cui Giuseppe Fiorello, accompagnato dai due maestri Daniele Bonaviri e Fabrizio Palma, racconta della sua vita all’insegna di Mimmo: prima voce che usciva dal giradischi o dal papà, poi personaggio da interpretare, e ora chissà… forse nume tutelare?

La bellezza e felicità dello spettacolo sono dovute a due ingredienti fondamentali: la bravura del protagonista e dei musicisti, che trasforma il teatro Manzoni in un vero e proprio salotto dove la distanza palco-sala diminuisce progressivamente, fino a scomparire (…ma, del resto, La lontananza, sai, è come il vento…); le canzoni di Modugno, che sembrano far parte del nostro DNA. Basta una nota, meno, basta una parola, un colore, e ti ritrovi a cantare motivi che sai da sempre, senza sapere nemmeno tu come sia possibile… del resto, Mimmo canta la vita di ognuno di noi e dell’intera Italia.

Quella di stasera non era la Prima, ma la 100esima replica, ciò nonostante l’emozione della prima recita milanese era palpabile. Bellissima (non è vero… mi ha letteralmente tolto il fiato ad un certo punto) la scena di Patrizia Bocconi. Strepitoso (l’ho già detto prima, ma lo ripeto, serve!) Giuseppe Fiorello che passa dalla narrazione alla canzone con una facilità e un’armonia assolutamente da vedere.

Unico neo, la difficoltà di seguire la storia: le vicende del picciriddu Giuseppe, del mito Mimmo e dell’intera Italia in più di un’occasione si confondono, smarrendo il pubblico. Ma ci pensa la musica a mettere una toppa a tutto.

Nel blu dipinto di blu alla fine (nonostante le urla del pubblico durante gli applausi finali) non viene cantata.

non viene cantata in teatro! Perché fuori, per via Manzoni, non c’è spettatore che non la intoni nella notte milanese…

 

PENSO CHE UN SOGNO COSÌ…

di Giuseppe Fiorello e Vittorio Moroni

Con Giuseppe Fiorello

Musiche eseguite dal vivo da: Daniele Bonaviri e Fabrizio Palma

Scene: Patrizia Bocconi

Installazioni video: Cristina Redini

Disegno Luci: Alberto Negri

Produzione Nuovo Teatro e Ibla film

Regia: Giampiero Solari

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