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Sogno di una notte di mezza sbornia

fotodi Eduardo De Filippo (liberamente tratto dalla commedia “La fortuna si diverte” di Athos Setti)

scene di Bruno Buonincontri

costumi di Silvia Polidori

musiche di Nicola Piovani

luci di Stefano Stacchini

regia di Armando Pugliese

In scena con Luca De Filippo

Carolina Rosi, Giulia Pica, Paola Fuciniti, Giovanni Allocca, Gianni Cannavacciuolo, Carmen Annibale Massimo De Matteo, Nicola Di Pinto.

Un piccolo paese, una grande sala. Una compagnia di giro: tante professionalità al lavoro.

Aiuto regia Norma Martelliaiuto scene Raffaella Giraldiaiuto costumi Emanuela Velardo

Direttore di scena Ivan De Paola – macchinista Francesco Scognamiglio- datore luci Danilo Cencelli  aiuto tecnico Giulio Grappelli – sarta Pina Sorrentino – scene Maestri di Scena – costumi sartoria Farani – calzature Pompei – parrucche Rocchetti & Rocchetti – materiale elettrico Ifet trasporti Move & Show Service Futura – grafica Arké – progetto web Angelo Cannatà – foto Federico Riva – segreteria di produzione Deborah FrateSabrina Competiello – produzione e amministrazione Alessandro Mattias – organizzazione Ornella Vannetti

 

Ho voluto citare tutti i nomi perché in tanti lavorano alla realizzazione di uno spettacolo e il TEATRO è una grande risorsa dell’economia di una nazionale e come diceva Paolo Grassi: il teatro è il miglior strumento di elevazione spirituale e di educazione culturale a disposizione della società…e noi vorremmo che autorità e giunte comunali, partiti ed artisti, si formassero questa precisa coscienza del teatro considerandolo come una necessità collettiva, come un bisogno dei cittadini, come “un servizio pubblico” alla stregua della metropolitana e dei vigili del fuoco….”

Si aprono le porte ed il pubblico entra in sala. Si ha immediatamente la sensazione della grandezza.

È tutto grande. Il palco ha un’apertura infinita ed il sipario, il grande sipario rosso, è grande.

Eravamo distanti dal palco e siamo sprofondati in poltrone rosse, grandi, avvolgenti e ‘reclinate’. Gli architetti e i progettisti d’interni sono mai stati a teatro??? A teatro si va, abitualmente di sera, spesso dopo una giornata laboriosa, specialmente se si tratta di un giorno infra-settimanale come può essere un mercoledì di novembre. Il tempo piovoso e il caldo eccessivo del riscaldamento possono facilmente predisporre ad una confortevole sonnolenza.

Un regista famoso diceva che a teatro bisogna stare sempre un po’ scomodi per favorire l’interesse degli spettatori, che altrimenti possono indugiare alla tentazione di chiudere gli occhi e scivolare nel… sonno.

Comunque la sala è bella. Siamo nella Sala Truffaut, a Giffoni Valle Piana, piccolo comune del Salernitano, diventato famoso per la geniale intuizione di Claudio Cubitosi, ideatore ed inventore della manifestazione per ragazzi “Giffoni Film Festival”

Il pubblico è numeroso, accorso anche dai paesi vicini attirato dalla Compagnia di Luca De Filippo che inaugura un prestigioso Cartellone.

Non siate ingannati dal titolo: Sogno di una notte di mezza sbornia” non è la parodia della famosa opera di Shakespeare, perché il tema è tutt’altro: sogni raccontati e numeri giocati al lotto, risparmi rubati e ricchezze improvvise, baci tra fidanzati e litigi coniugali, l’eterna dualità fra servitù e padroni e la continua altalena fra vita e morte.

La scena presenta una casa modesta, una stanza, un tavolo, qualche sedia, ma al centro, in evidente contrasto, troneggia una ‘testa di gesso’, un busto raffigurante Dante Alighieri.

Tre donne (la moglie, che grida davvero troppo, la figlia e una vicina) piegano lenzuola consunte con enormi buchi, testimoni di notti agitate del marito (protagonista della sbornia) che dà evidenti segni di stranezza. È impazzito o solo ubriaco o forse sfaticato??? Cerca scuse per non andare a lavorare o sotto c’è qualcosa di più?

La storia è intrigante e si segue con piacere.

Essenziale la scenografia, tradizionale e nello stesso tempo moderna. Allegre e coinvolgenti le musiche del Maestro Piovani che sottolineano adeguatamente momenti e movimenti di scena.

La strada è suggerita da un fascio di luce che disegna i tre lati esterni della pedana inclinata dove vive l’interno della casa e ci permette di accompagnare ogni entrata dei personaggi come se davvero venissero da fuori.

Indovinati i costumi. Divertenti le caratterizzazioni dei personaggi (la moglie nel secondo atto, il fidanzato americano, la cameriera, il maggiordomo). Tutti ben calati nella gestualità e nel ritmo del grottesco.

De Filippo entra. L’applauso lo saluta. La musica ne sottolinea i passi. Un brivido attraversa platea.

Sappiamo che è Luca, ma c’è anche Eduardo e pensiamo all’uomo che ha vissuto e respirato polvere di palcoscenico da sempre e con amore lo seguiamo all’interno della casa, già coinvolti nella sua storia e nella sua vita.

Pasquale racconta il suo sogno: mentre passeggiava sulle nuvole, trasformate in poltrone, divani, lampadari, nel lusso più sfrenato, gli è apparso Dante che gli ha dato quattro numeri da giocare per una vincita sicura. E il sogno si avvera: seicento milioni lo fanno diventare milionario. Eppure Pasquale è disperato perché (il risvolto e la morale della vicenda) gli stessi numeri segnano la data della sua morte. Otto mesi dal suo compleanno, alle ore tredici in punto morirà. Così gli ha detto Dante mentre sparivano le poltrone ed il sogno diventava un incubo. Così la sua agitazione spiega le lenzuola strappate del primo atto. La paura, che fa novanta, lo accompagna, con lo “scialletto” sulle spalle fino al terzo atto, tra la gioia e la malcelata ipocrisia della famiglia che si abitua presto alla nuova vita da ricchi.

In una sua poesia “Fantasia”, Eduardo dice negli ultimi versi:

Pò tene nu relogio cumpiacente, cu sissanta minute d’allegria,

mmiez’ ‘o quarante liegge: FANTASIA

e fa tà-tì, tà-tì, nun fa tì-tà…

poi tiene un orologio compiacente con sessanta minuti d’allegria e in mezzo al quadrante legge FANTASIA e fa tà-tì, tà-tì, non fa tì-tà…

E proprio gli orologi la fanno da protagonisti negli ultimi istanti della Commedia. Come spesso capita, anche nella vita reale, non ce n’è uno che segni la stessa ora, chi va indietro, chi corre avanti e quando Pasquale festeggia ormai lo scampato pericolo….arriva la voce della scienza, l’orologio del dottore, che sentenzia che mancano ancora dieci minuti alle tredici. Come finirà?

Il sipario si chiude fra gli applausi convinti del pubblico che chiama alla ribalta più volte gli attori.

Non si stacca Luca dai suoi compagni di scena ma li prende tutti per mano e saluta. E noi gli diciamo “Grazie” per la bravura e la passione con cui porta avanti la storia del Teatro Napoletano, amato in tutto il mondo.

La sapiente e consolidata regia di Armando Pugliese firma uno spettacolo che intreccia tradizione e originalità per regalare ancora una volta Eduardo De Filippo al suo pubblico.

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