Non è certamente casuale la scelta di Maurizio Scaparro di mettere in scena proprio in questo periodo storico un riadattamento teatrale del romanzo giovanile di Franz Kafka “Il disperso”, rititolato “Amerika” dall’editore, una volta che il romanzo venne pubblicato postumo. Tuttavia è il titolo originario a creare un filo con il nostro presente, instabile, insicuro, depressivo, soprattutto per i giovani, i tanti dispersi nel nostro oggi.
Lo spettacolo, sebbene ambientato nell’America di inizio Novecento, vuole essere incentrato sull’Europa di oggi e su tutti quei paesi che sono terra misteriosa e ambita per molti immigrati. Il “disperso” di Scaparro è anche l’immigrato che arriva oggi dai noi sui barconi, quello che vende accendini o rose nelle piazze la sera e quello che come Karl, il protagonista dello spettacolo, sogna un nuovo inizio e un nuovo futuro. Non è certamente casuale che Scaparro abbia deciso di mettere in scena questo testo in occasione del Semestre di Presidenza italiana dell’Unione Europa, come atto di sensibilizzazione a questo tema sempre più complesso e discusso.
“Amerika” è stato presentato con grande successo al Napoli Teatro Festival Italia nel 2014 e ha cominciato la sua tournèe fino ad arrivare al Teatro Goldoni di Firenze.
L’adattamento teatrale di Fausto Malcovati è fedelissimo al romanzo; ripercorre infatti in modo preciso ogni vicenda scritta da Kafka nel romanzo: l’arrivo di un giovane sedicenne, Karl Rossman, in America dalla Cecoslovacchia da cui era dovuto emigrare a causa di uno scandalo; l’incontro con uno zio d’America divenuto ricco e influente a New York; l’abbandono dello zio; il girovagare del ragazzo e il suo incontro con due immigrati che non perderanno occasione per approfittarsi di lui; il lavoro di Karl come ascensorista all’Hotel Occidental dal quale lo licenzieranno dopo poco tempo; il nuovo lavoro come servetto di una cantante. Alla fine le avventure sono troncate bruscamente, come nel romanzo, rimasto incompiuto, nel momento dell’incontro di Karl con una carovana circense.
Lo spettacolo è delizioso, di una raffinatezza che porta lo spettatore a tempi passati, quelli dei cafè-chantant e dei teatrini. L’atmosfera è anche data dall’ “orchestrina” dal vivo, che accompagna con una piacevole musica di sottofondo i personaggi per gran parte dello spettacolo.
Bravissimi gli attori, ma sul palco spiccano Giovanni Anzaldo che interpreta il giovane Karl e che affronta la parte con energica maestria facendo vivere il suo personaggio, un innocente, ingenuo, “incontaminato” adolescente e Ugo Maria Morosi, noto soprattutto come doppiatore di molte celebrità cinematografiche, che, anche in quest’occasione ci donerà più voci e più personaggi.
Amerika
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