È proprio vero, un Leopardi così non ce l’aveva raccontato mai nessuno.
Un Leopardi consapevole di un mondo che non lo voleva, perché tutto in lui era cagionevole, come la sua malattia, il morbo di Pott, un Leopardi costretto dalla compagnia di quel straziante dolore, fisico e affettivo. Perché nessuno di lui era innamorato, sì, ciò che scriveva era amabile, non lui, con quella brutta gobba e quei soli 139
centimetri.
Il protagonista del monologo, dotato di intelligenza ed ironia, coinvolge con la magica lezione tutto il pubblico. Andrea Robbiano interpreta Andrea Roversi, dipendente di un call-center, laureato in lettere e filosofia che inaspettatamente viene contattato dall’istituto Verri, da lui stesso frequentato come studente, per la sua prima supplenza. Il portinaio Salim, compagno di buffe e svariate conversazioni, gli consegna una lettera; egli così scopre che l’argomento della lezione sarà Giacomo Leopardi. Ma come presentare a degli adolescenti un autore così riflessivo ed imponente, senza annoiare? Il pubblico così diventa la classe, il professore riesce a raccontarci del poeta di Recanati non solo triste e malato, ma anche di un poeta ribelle, con la voglia di viaggiare e scoprire il mondo, un mondo che l’ha messo a
dure prove.
La sceneggiatura e la regia di Valeria Cavalli e Claudio Intropido con l’assistenza alla regia di Pietro de Pascalis e con anche la collaborazione didattica della professoressa Simonetta Muzio esaltano l’attore, il quale è riuscito ad emozionarci con l’alternanza tra momenti divertenti ed altri malinconici, il tutto rinforzato dall’effetto di
luci contrastanti fra ironia e commozione.
La musica curata da Gipo Gurrado si adatta con sintonia all’andatura degli eventi, esprimendone ancor di più l’onda emotiva; la produzione è di Quelli di Grock, i quali hanno confermato la loro esperienza e il loro approccio fantasioso. La descrizione di questo grande genio e l’arduo compito del nostro giovane professore sono portati a termine con successo; torno indietro nel tempo, sono nel 1798. Mi trovo a Recanati, e qui nasce un bambino, Giacomo Leopardi. Quel bambino diventerà assolutamente un uomo fuori misura.
Fuori misura
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