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Paolo Rossi in “Arlecchino”

fotodi e con Paolo Rossi
con Emanuele Dell’Aquila, Alex Orciari e Stefano Bembi
impianto scenico di Paolo Rossi e Andrea Stanisci
musiche originali di Emanuele Dell’Aquila
canzoni di Gianmaria Testa
scritto da Paolo Rossi e Riccardo Piferi

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Si inizia alle 21 in punto e sul palco, oltre a Paolo Rossi, tre musicisti: I Virtuosi del Carso (un nome che è già un programma). Può sembrare un monologo ma è molto di più.

Il padre o i padri di questo spettacolo sulla carta sono molti: da “Giorgio Strehler, con cui ebbi l’onore di collaborare nei suoi ultimi anni di vita” a “Heinrich Böll con Opinioni di un Clown”, dalla Commedia dell’Arte e quindi “molta improvvisazione” perché spiega Rossi“Voglio approfondire un mio modo di vedere e far conoscere il teatro popolare” ma soprattutto la strada luogo principe per questo personaggio. “Lo spettacolo sarà un assemblaggio di monologhi, canzoni in divenire, fatti personali, ricordi, sogni, storiellette e riflessioni sia sulla professione del comico oggi sia su quel che accade nel nostro Paese. Quindi molta improvvisazione, interazione con il pubblico, per cui come sempre sarà uno spettacolo ogni sera sempre differente”. Ciò che promette Rossi mantiene, e se ad un certo punto quasi tutti gli spettatori del Teatro Colosseo, praticamente al completo, si sono messi a cantare “I giardini di Marzo” con impegno e serietà vuol dire che questo piccolo grande personaggio della storia d’Italia ha colpito ancora nel segno. La sua capacità affabulatoria è fuori discussione, e spesso si ha l’impressione che questa sua arte di improvvisare su chiunque e su qualsiasi argomento sia una sua innata caratteristica fisiologica, come avere gli occhi azzurri o il naso a patata, dimenticando la sua storia.

Paolo Rossi, nato nel 1953 a Monfalcone, milanese d’adozione, spazia da trent’anni dai club ai grandi palcoscenici, dal teatro tradizionale al cabaret, dalla televisione al tendone da circo.

Esordisce come attore nel 1978 in Histoire du Soldat, regia di Dario Fo. A lungo con la compagnia del Teatro Dell’Elfo, alla fine degli anni ’80 si impone sulla scena con uno stile personale e riconoscibile con gli spettacoli Recital e Chiamatemi Kowalski. È del 1995 Il Circo di Paolo Rossi, spettacolo itinerante, che si sposta con una carovana e una serie di tendoni per tutta Italia insieme a 18 persone tra musicisti e attori/mimi. Seguono Rabelais (1996); Romeo & Juliet – Serata di Delirio Organizzato (1998); Questa Sera si Recita Molière – Dramma da ridere in due atti (2003). Tra il 2002 e il 2004 è in tournèe con Il Signor Rossi e la CostituzioneAdunata Popolare di Delirio Organizzato e nel 2004-2005 con Il Signor Rossi contro l’Impero del male. Nel 2007 porta in teatro I Giocatori, liberamente ispirato al celebre romanzo di Dostoevskij, e nello stesso anno canta al Festival di Sanremo In Italia si sta male (si sta bene anzichè no) di Rino Gaetano. Nel 2008 ritorna sulla scena con Sulla strada ancora e nel 2010 debutta con il titolo Il Mistero Buffo, nella versione pop 2.0. A novembre 2012 debutta con L’amore è un cane blu, la conquista dell’Est. Per la televisione lavora a più riprese: dal 1992 con Su la Testa su Rai3: nel 1994-1995, partecipa a Il Laureato di Piero Chiambretti sempre su Rai3; nel 1997-98 conduce Scatafascio, su Italia1. Nel 2007 è ospite fisso della trasmissione Che tempo che fa di Fabio Fazio. A maggio 2012 Sky gli dedica uno spazio in tre puntate per il suo spettacolo Confessioni di un cabarettista di m.”

Fisicamente non ha grandi attrattive, basso di statura, panciuto e con una parlata strascicata che è una via di mezzo fra chi è sotto l’effetto di alcool e chi ha appena fumato uno spinello, vestito in modo trasandato con una giacca piena di post it, ma ha una presenza scenica incredibile ed il pubblico, anche se si mettesse a leggere una relazione dettagliata sugli interventi alle riunioni di partito si divertirebbe, e soprattutto chiederebbe un bis. Esattamente come ogni sera di spettacolo.

 

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