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“L’ignorante e il folle” di Thomas Bernhard

fotoIn un camerino dell’Opera di Vienna due personaggi stralunati e deliranti, nell’attesa che arrivi la cantante ingannano l’attesa l’uno (il padre semicieco dell’artista) inebetendosi nell’alcol, l’altro (il Dottore) sommergendo l’interlocutore con un profluvio di parole sulla macabra e dettagliata descrizione di una autopsia. Poi arriva la cantante con i suoi incubi, le sue paturnie e gesti banali e propiziatori in attesa di entrare in scena dove interpreterà la Regina della Notte dal Flauto Magico di Mozart.

Nel secondo atto ritroviamo i tre personaggi riuniti al ristorante dopo lo spettacolo che festeggiano a champagne il successo. Ma sono risate amare, l’allegria è presto avvelenata dai discorsi esistenziali di menti contorte che conducono verso il baratro, nell’oscura anticamera della morte.

L’ignorante e il folle” è la grottesca commedia di Thomas Bernhard in scena al Teatro Elfo Puccini. Già il titolo è emblematico di esistenze fallimentari. L’ignorante è il padre cieco che, privo del senso critico, non sa leggere la realtà e si rifugia nell’alcol e nel suo mondo onirico. Lucidamente folle è il medico che si stordisce di parole in un crescendo parossistico senza senso. Folle è la cantante lirica che, vittima di incubi e nevrosi, è ossessionata dalle paure che precedono l’entrata in scena. Non c’è pathos nelle vite di questi personaggi dominate come sono da meccanismi che le trasmutano in marionette. Anche quella della cantante non è vera arte, ma artificio, abilità tecnica. L’arte, suggerisce l’autore, può dare un senso alla nostra esistenza non come valore in sé, ma come “effetto secondario”. Fra i tre personaggi più che dissidi emerge la complicità che li unisce nella visione nichilista della vita.

Ferdinando Bruni, che ha curato con Francesco Frongia la regia e le belle scene drappeggiate di tende rosse funzionali all’esaltazione surreale dei personaggi, offre una mirabile prova d’attore interpretando la parte del Dottore in una sorta di monologo (perché in realtà in quelle sue disquisizioni macabre sull’autopsia parla al suo ego). L’attore riesce ad imprimere al suo eloquio una velocità che stordisce, una ricchezza di colori che abbaglia e di cambi improvvisi di tonalità senza mai cadere nell’eccesso.

Bravissima Ida Marinelli che interpreta il personaggio della cantante con una notevole varietà di modulazioni e di accenti. Ottima Corinna Agustoni nel doppio ruolo della sarta e del cameriere. Last but not lest Luca Toracca che disegna, con impressionante capacità gestuale, la figura del padre cieco e stordito dall’alcol. Sempre seduto in poltrona riesce con la postura ad esaltare il linguaggio del corpo rendendo “marginale” la parola.

Funzionali il disegno luci di Nando Frigerio e il suono di Giuseppe Marzoli.

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