Melodramma buffo in due atti di Gioachino Rossini, su libretto di Cesare Sterbini dalla commedia omonima di Pierre-Augustin Caron de Beaumarchais
Personaggi e interpreti:
Il conte d’Almaviva: Edgardo Rocha
Bartolo, dottore in medicina: Omar Montanari
Rosina, pupilla di Bartolo: Annalisa Stroppa
Figaro, barbiere: Christian Senn
Basilio, maestro di musica: Marco Vinco
Fiorello, servitore d’Almaviva; un ufficiale: Salvatore Grigoli
Berta, cameriera di Bartolo: Irene Favro
Direttore: Stefano Montanari
Orchestra, coro e tecnici dell’Arena di Verona
Maestro del coro: Vito Lombardi
Regia: Pier Francesco Maestrini
Scenografia animata e costumi: Pier Francesco Maestrini e Joshua Held
Nuovo allestimento della Fondazione Arena di Verona
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La primavera veronese si anima con Il barbiere di Siviglia di Gioachino Rossini al Teatro Filarmonico. Titolo evergreen che non smette mai di piacere, dalla gestazione piuttosto breve – secondo le cronache appena venti giorni, con tanto di prestiti musicali dall’Aureliano in Palmira, dal Sigismondo, dall’Elisabetta, regina d’Inghilterra e dalla cantata Egle e Irene – possiede già nel libretto e nella partitura una notevole vis comica che lo rende, a prescindere, irresistibile e godibile.
L’allestimento è dei più inconsueti perché vede la collaborazione tra il regista-costumista Pier Francesco Maestrini e il cartoonist Joshua Held. Dimentichiamo per una volta la scenotecnica tradizionale e affidiamoci alla tecnologia. Tutto è ricreato attraverso scene animate che diventano materia drammaturgica, poiché i protagonisti interagiscono con esse. Alla base sta l’idea di Rossini factotum, onnipresente sotto le fattezze di Rosina, Bartolo, Figaro, Basilio, dal momento che i sivigliani nascono dalla sua fantasia. Numerose sono le trovate, si ride senza posa dall’inizio alla fine, ritornando bambini per tre ore: Rosina novella Angela Hayes, Don Basilio fetido Pepé Le Pew e simil Balanzone, Almaviva-Don Alonso Pavarotti redivivo. Tutto sommato la sincronia tra l’animated cartoon e l’azione scenica è ben rodata e raggiunge l’apoteosi nella conclusione dell’atto primo, dove la meccanicità mista a confusione dei finali rossiniani si sposa felicemente con quella del cartone.
Il cast di rilievo è, per l’occasione, in formato oversize, effetto ottenuto tramite rotondità di gommapiuma conferenti ai personaggi le fattezze del Pesarese. Edgardo Rocha è un Conte vocalmente accurato, impreziosito da belle agilità confermate pure in Cessa di più resistere. Omar Montanari è ormai veterano rossiniano, tanto che fa di Bartolo una vera chicca, sempre oculato a non cadere nel manierato e puntuale sia nel canto che nel recitativo. Eccellente Annalisa Stroppa, intonata e disinvolta nelle arditezze richieste a Rosina: la voce è veramente omogenea, trovando originalità e saldezza sia nel registro centrale che in quello grave. Spigliata, maliziosa al punto giusto, attrice graziosa, è gioia per gli occhi e per le orecchie. Christian Senn veste i panni di un Figaro iperattivo, dalla vocalità e dalla recitazione assai convincenti. Marco Vinco è un Basilio inconsuetamente mefitico: sebbene nel complesso risulti apprezzabile, risolve l’aria della calunnia con eccessiva compostezza e poca irruenza. Sufficiente Salvatore Grigoli, Fiorello e ufficiale, e corretta Irene Favro, Berta elegante.
Il coro appare, come sempre, preparato al meglio dal maestro Vito Lombardi.
Piovano petali di rosa e serti d’alloro su Stefano Montanari! Direttore rock, dall’ampia inventiva, con lui, e già lo si era constatato nell’indimenticabile Don Giovanni dell’ottobre scorso a Venezia, ogni battuta diventa una sorpresa. Tutto fila via liscio come l’olio, l’orchestra lo segue con entusiasmo e protagonismo. Pulitissimi gli archi, ottimi i legni e gli ottoni, le percussioni ritrovano un loro motivo d’essere e il clavicembalo si distingue per fantasia e brio. Grazie a tempi giusti e suggestive scelte di colore, Montanari restituisce in maniera chiara e senza sbavature di sorta la sua idea di Barbiere.
Applausi meritati per gli interpreti, con ovazioni rivolte a Rocha, Stroppa, Senn e Vinco.