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La scala di seta

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Foto di Michele Crosera

Farsa comica in un atto

Libretto di Giuseppe Foppa, dall’opéra comique L’échelle de soie di Eugène de Planard

Musica di Gioachino Rossini

Personaggi e interpreti:

Dormont: David Ferri Durà

Giulia: Irina Dubrovskaya

Lucilla: Rosa Bove

Dorvil: Giorgio Misseri

Blansac: Claudio Levantino

Germano: Omar Montanari

Maestro concertatore e direttore: Francesco Pasqualetti

Regia: Bepi Morassi

Scene, costumi e luci: Scuola di scenografia dell’Accademia di Belle Arti di Venezia: Fabio Carpene (scene), Sofia Farnea (costumi), Sara Martinelli (costruzioni), Jovan Stankic (luci), Riccardo Longo (attrezzeria)

Orchestra del Teatro La Fenice

Allestimento Fondazione Teatro La Fenice

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Il progetto Atelier della Fenice ha coinvolto dal 2012 la Scuola di scenografia dell’Accademia di Belle Arti di Venezia nella realizzazione delle cinque farse create da Rossini tra il 1810 e il 1812 per il veneziano Teatro San Moisè. La cambiale di matrimonio, L’inganno felice, La scala di seta, L’occasione fa il ladro e Il signor Bruschino hanno offerto la possibilità agli studenti di confrontarsi col mondo ove in futuro lavoreranno come professionisti.

L’allestimento de La scala di seta, seppur ripresentato più volte nel corso degli ultimi anni al Teatro Malibran, mantiene sempre una parvenza di novità e traspone l’azione ai tempi d’oro della musical comedy hollywoodiana: colli di volpe, tailleurs, cappellini, liftboys, pin-up cefalo-piumate e auree paillettes rievocano il cinema americano di Lubitsch e Wilder. Bepi Morassi, in piena sintonia con l’ironia del Pesarese, cura una regia tradizionale e sobria, arricchendo di maliziose controscene i momenti salienti della vicenda. Le scene di Fabio Carpene possiedono un’eleganza particolare, evidenziata in maniera adeguata dalle luci nitide di Jovan Stankic. I costumi di Sofia Farnea meriterebbero una colorata rinfrescata, risultando quelli maschili troppo omogenei nelle fogge.

Su tutto il cast, complessivamente omogeneo, rifulge Irina Dubrovskaya, artista in costante maturazione professionale. Apprezzata l’ultima volta ne Il signor Bruschino, si riconferma soprano dotato di tecnica eccezionale, intonazione perfetta e disinvoltura anche nelle agilità più complesse. Giulia spigliata e graziosa, è gioia per gli occhi e per le orecchie, sensazione confermata da Il mio ben sospiro e chiamo, dove sfoggia un’ottima salita all’acuto. Parimenti, l’iter artistico di Giorgio Misseri, amoroso Dorvil, è senza dubbio in crescendo, poiché anch’esso palesa netti miglioramenti a confronto con occasioni passate. Omar Montanari si trova a suo agio nella parte di Germano, dimostrando di saper interiorizzare e far proprio lo spirito buffo del personaggio. Claudio Levantino, basso dal bel timbro scuro e brunito, è un Blansac scanzonato, e in fondo palesemente interessato, più che a Giulia, a Lucilla, la corretta Rosa Bove. Debole il Dormont di David Ferri Durà.

Francesco Pasqualetti dirige con piglio raffinato e arioso la smagliante orchestra veneziana, offrendo una lettura della partitura assai intelligente. Nella sua Scala c’è una sorta di freschezza primaverile, una vitalità spensierata che passa attraverso le azzeccate scelte agogiche e dinamiche. Fin dalla sinfonia introduttiva, è evidente non solo la politezza e la nitidezza di suono ottenuta, ma anche l’ampia dose di gustosa inventiva nell’interpretare l’accompagnamento delle arie e dei concertati finali.

Applausi entusiasti, in particolare per Montanari, Misseri e la splendida Dubrovskaya.

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