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Luca Barbareschi riapre il Teatro Eliseo di Roma, “È stata l’avventura più complicata della mia vita”

fotoWork in progress al Teatro Eliseo e al Piccolo Eliseo di Roma che tra poco meno di due settimane riapriranno ufficialmente i battenti grazie all’impegno e alla determinazione del nuovo direttore artistico Luca Barbareschi, artefice della rinascita delle storiche sale di Via Nazionale che presto saranno restituite alla città.

Credo che Roma abbia bisogno di uno spazio laico, uno spazio culturale indipendente e autonomo: il Teatro Eliseo sarà un Beaubourg italiano ed è il primo teatro italiano senza nomine politiche” spiega l’attore-regista che ha investito personalmente oltre 5 milioni per restaurare e rilanciare le storiche sale di Via Nazionale di cui ha assunto la gestione.

Tre squadre lavorano h 24 per la riapertura delle sale il prossimo 29 settembre in occasione del debutto di Una tigre del Bengala allo zoo di Baghdad di Joseph Rajiv (che sarà a Roma ad assistere allo spettacolo) che sarà interpretato dallo stesso Barbareschi. Non sarà una prima come tutte le altre, ma una festa dove oltre alle autorità e agli artisti presenti, saliranno sul palco “ottantacinque persone, tra quelli che hanno lavorato all’Eliseo. In questa occasione voglio una foto storica, perché assieme a me ci saranno tutti quelli che hanno permesso che tutto questo accadesse, dagli amici delle banche, agli sponsor, alle decine di squadre di operai che hanno lavorato no stop” spiega l’attore regista.

I lavori del cantiere saranno completati entro il 14 settembre e se molto è ancora da sistemare all’interno del teatro Barbareschi è un fiume in piena, ottimista ed emozionato al “miracolo” che è riuscito a compiere mentre illustra in una speciale visita guidata lo stato di avanzamento dei lavori all’interno delle due sale

I lavori veri sono iniziati il 30 aprile e in quattro mesi abbiamo rifatto due teatri – ha spiegato nel tour guidato del teatro, fra moquette, polvere e poltroncine ancora divelte il neo direttore – Ci sono tre squadre che lavorano ininterrottamente 24 ore su 24. Vi assicuro che questo è più miracoloso di un debutto teatrale.

Se il magnifico lampadario del foyer è stato portato agli antichi splendori e il colore restituito alle origini, tutto in realtà è nuovo, dall’impianto elettrico (a norma dopo 15 anni), agli impianti, dalle poltrone ai soffitti (dove pioveva dentro), dalla messa in sicurezza alla sistemazione dei posti di galleria con i nuovi vetri antisfondamento, alla graticcia rifatta ex novo, dai bagni, ai camerini, alla sistemazione degli ascensori fino alla pianta con un palcoscenico allungabile in grado di ospitare anche la danza. I posti, inizialmente 1000, sono arrivati a 762, ma “un numero inferiore non consentirebbe la sopravvivenza economica” spiega Barbareschi.

Artefice del progetto, da un punto di vista tecnico e strutturale, è l’architetto Cecilia Montalbotti che ha curato e portato avanti i cantieri dell’Eliseo e del Piccolo Eliseo (interamente rifatto).

Moltissime le novità che il regista-attore, nonché ex parlamentare, promette per i rinnovati spazi del teatro che diventerà un vero e proprio polo culturale volto a demolire il concetto di teatro formale allineandosi alle realtà internazionali e che aveva già illustrato a giugno nel corso della presentazione della nuova stagione: un ristorante tutto nuovo in collaborazione con il Moma (tutto rigorosamente gluten free perché “il cibo è cultura” ricorda Barbareschi) con un magnifico pavimento in vetro con le locandine storiche dell’Eliseo (un’idea della moglie di Barbareschi. Elena Monorchio), le convenzioni con la Federalberghi, il Fai, gli appuntamenti con l’archeologo Carandini, la Treccani, il Gemelli, ma anche gli appuntamenti musicali dislocati all’Eliseo e al Piccolo Eliseo in collaborazione con il Conservatorio di Santa Cecilia, le mostre d’arte contemporanea, al Festival della Poesia oltre alla digitalizzazione dell’archivio storico (di proprietà del Ministero).

Lo Stato non ha messo niente, in totale rifare tutto è costato oltre 4 milioni di euro. Il vero sforamento del budget è stata la quantità di materiale marcio che abbiamo dovuto buttar via. Con un contributo di 400mila euro, siamo il teatro meno pagato dal Ministero in Italia” spiega Barbareschi orgoglioso di quanto portato avanti fino a questo momento – “Ho pensato di non farcela, ma ho fatto un atto di fede e amore. È stata l’avventura più complicata della mia vita a livello artistico e tecnico. La campagna abbonamenti l’anno scorso è stata interrotta, ma oggi siamo quasi già a 2000 abbonati anche se è necessario continuare a riconquistare la fiducia del pubblico. Il mio è un gesto di affetto nei confronti della città che amo e che mi ha adottato: l’Eliseo è la mia restituzione alla città. Il mio nome non compare da nessuna parte nemmeno come direttore artistico perché voglio che l’avventura vera sia quella dell’Eliseo non quella di Barbareschi – continua l’attore prima di lanciare un ultimo appello agli artisti e imprenditori italiani. “Io voglio la concorrenza, non voglio essere solo: c’è bisogno di tanti altri imprenditori, Benigni, Valsecchi, tutti i grandi ricchi artisti adottate anche voi un teatro e mettete la mano al portafogli”.

Qualcuno accoglierà il suo appello?

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