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Marco Angius dirige l’Orchestra di Padova e del Veneto nel concerto di inaugurazione della stagione 2015/2016

fotoOrchestra di Padova e del Veneto

Direttore Marco Angius

Franz Liszt Sposalizio, rielaborazione di Salvatore Sciarrino, prima esecuzione assoluta

Gustav Mahler, Sinfonia n.2 in do minore “Resurrezione”, versione di G. Kaplan e R. Mathes

Prima esecuzione italiana

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Una scrosciante pioggia di applausi ha incoronato Angius sabato 24 ottobre al concerto di inaugurazione della 50esima stagione concertistica 2015/2016 dell’Orchestra di Padova e del Veneto. L’auditorium Pollini gremito, lo spolvero era quello delle grandi occasioni, e così è stato. Un programma che ha condotto il pubblico per più di ore sulle ali della musica più sublime in un crescendo emotivo che ha disegnato un finale strepitoso. In nomine Mahler.

Angius ha aperto il percorso mahleriano con una combinazione inusuale e raffinata: la trascrizione di una pagina pianistica lisztiana (lo “Sposalizio”, brano d’apertura della seconda année della raccolta degli “Anni di pellegrinaggio”) ad opera di uno tra i più estremi ed innovativi compositori italiani, Salvatore Sciarrino, presnete in scena.

Il brano originale, che a sua volta Franz Liszt compone come una trascrizione dello “Sposalizio della Vergine” di Raffaello, è una pagina assai distante dal virtuosismo strumentale così tipico della produzione lisztiana: e infatti la nuova leggerezza, quasi classica, che ne traspare e il volgersi dello sguardo al Rinascimento italiano anticipano i futuri, drastici cambiamenti nello stile del compositore ungherese.

Sciarrino, trascrittore finissimo e attentissimo, spinge l’immaginaria orchestra lisztiana là dove Liszt stesso ha voluto portare – sotto l’impressione del capolavoro raffaelliano – il pianoforte, trovando un equilibrio di trasparente lucentezza timbrica.

Poi è stata la volta della Sinfonia n° 2 di Mahler, “Resurrezione”. La sinfonia grazie al controllo di Angius è parsa subito nella sua grandiosa forma magmatica, dove i temi ritornano incessantemente in combinazioni sempre nuove e diverse, scontrandosi e torcendosi tra le onde del cromatismo. Un arco drammatico vastissimo, che dai riti funebri del primo movimento, passando attraverso l’evocazione della luce primigenia, ci porta alla solenne celebrazione della resurrezione. Così come sembrano muoversi liberi da vincoli formali, quasi attori drammatici, determinando nei loro conflitti la forma e i suoi catastrofici eventi, i temi mahleriani addirittura “escono di scena”: gli echi tragici e guerreschi del primo movimento sono suonati dietro le quinte, creando un’illusione prospettica che mette la musica stessa in relazione drammatica con sé stessa. Marco Angius governa la gigantesca traiettoria del capolavoro mahleriano con gesto fermo e sicurissimo, regalando una lettura sempre nitida e cristallina. L’OPV lo segue in un’esecuzione felicemente energica e concentrata, che trova nell’apoteosi finale un momento di espressione autenticamente feierlich: solenne. Il granitico coro del Friuli Venezia Giulia, con più di sessanta elementi vocali, la Soprano Mina Yang e la Contralto Sara Mingardo, incorniciano l’eroicità mahleriana. Ma anche quella di Angius.

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