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Erri De Luca in “La musica provata”

fotoBella occasione, ieri sera, per chi ama Erri De Luca ascoltarlo e vederlo sul palco. Quello a cui abbiamo assistito non era uno spettacolo, ma una chiacchierata musicale fra amici davanti ad un bicchiere di vino. Chi ha avuto la fortuna di esserci ha, a mio avviso, vissuto un’importante esperienza di vita. Erri De Luca non è solo scrittore, poeta, traduttore, ma anche paroliere eccelso e soprattutto amico ambito. E per chi apprezza i suoi scritti, le sue posizioni, la sua coerenza, la sua timidezza che però lo porta a prendere posizione, il suo schermirsi di fronte alle lodi, è stata una sorpresa scoprire che ne sa anche di musica. Anche se dice, all’inizio del libro, di essere stonato, e poi: “Ero stonato – racconta Erri – però ho sviluppato l’orecchio prensile, rapace, che porta al nido la preda presa al volo”. Racconta di avere provato giorni e giorni in uno scantinato attrezzato a sala di registrazione. Con: tazzulelle e cafè fedeli compagne di spartito, Stefano di Battista al sassofono, Luciano Biondini ala fisarmonica, Daniele Sorrentino è al contrabbasso mentre il pianoforte di Andrea Rea sussurra melodie. Sull’assortimento di note la voce di Nicky Nicolai è un crescendo che contrasta la legge di gravità. Loro sono gli artisti – secondo la suddivisione di Erri – lui ha solo il ruolo minore di narratore.

Invece Erri è stato il capomastro, il mastice di tutta l’operazione che si intitola “La musica provata”, in uscita il 17 settembre. Una trilogia, formato libro, film e dvd (il primo per Feltrinelli, gli altri due per OhPen) che racconta di musiche che si sono mischiate alla sua vita, dalle canzoni napoletane in poi.

E così oltre allo scrittore che ha venduto milioni di copie in trenta lingue fra le più strane, compreso iraniano, coreano e libanese, oltre al conoscitore delle Sacre Scritture, c’è anche l’Erri musicista, più insolito, ma altrettanto verace. Oltre allo scalatore di pareti. Impavido. “Ogni alpinista ha nel suo album una quantità di assenti. Si va in montagna con un sacchetto di fortuna. La prudenza in montagna o ha la forza della profezia, che fa tornare indietro, o è un impaccio”, dice. Erri è poeta: qui sono piovute musiche, ognuna stava in grembo a qualche nuvola. Ogni canzone è stata prima scroscio, e le sue note gocce, come scrive nella prefazione. Con Margot Sikabonij che sospira ‘Mi fa paura che non piangi figlio’, tratto dal testo teatrale (sempre di Erri) “In nome della madre”. Erri è anche militanza: e tra le pagine scorre un’antologia di resistenza: dal ferroviere anarchico di Guccini al disertore di Boris Vian passando per Vladimir Vysockij nella Russia sovietica. Ha imparato il russo per entrare nel dna creativo di Vysockij e i suoi testi Erri li legge nella lingua madre. “In fondo il proibizionismo produce sempre un magnifico mercato clandestino”.

La splendida band che dà il suono alle parole, è in qualche modo da lui diretta, perché le musiche sono sue poesie e sono legate in modo indissolubile alla sua poetica: una splendida Nicky Nicolai, non solo le canta magistralmente, ma le riempie della sua prorompente vitalità, in qualche modo reinterpretandole e rivivendole, come nella metamorfosi della canzone napoletana Je te vurria vasa’, trasformata da versi stupendi di Erri, in quello che ogni amante vorrebbe sentirsi dire… Je te vurria vasa’, sospira la canzone. Ma prima e più di questo io ti vorrei bastare. Je te vurria abbasta, come la gola al canto, come il coltello al pane, come la fede al santo io ti vorrei bastare. E nessun altro abbraccio potessi tu cercare in nessun altro odore addormentare, io ti vorrei bastare, Je te vurria abbasta. Je te vurria vasa’, insiste la canzone, ma un po’ meno di questo io ti vorrei mancare. Io te vurria manca’ più del fiato in salita, più di neve a Natale, di benda su ferite, più di farina e sale. E nessun altro abbraccio potessi tu cercare, in nessun altro odore addormentare. Io ti vorrei mancare, Je te vurria manca’. Colpisce una definizione di Erri: la potenza dell’udito è di attraversare muri. La vista non può farlo, non può sapere cosa succede alle spalle o al buio. Con una dote prevale la vista sull’udito: ha l’interruttore delle palpebre. Se non vuole vedere basta abbassarle. L’orecchio invece non ha saracinesche, non può fare serrate.

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La musica provata

di e con Erri de Luca

e con Nicky Nicolaivoce

Stefano Di Battista – sax, contralto e soprano

Roberto Pistolesi – batteria

Andrea Rea – pianoforte

Daniele Sorrentino – basso

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