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Quartetto di Cremona in concerto

fotoIl ciclo completo dei Quartetti di Ludwig van Beethoven – diciassette geniali e straordinari capolavori, che costituiscono uno di più grandi monumenti della musica di tutti tempi – è da anni l’obiettivo cui lavora il Quartetto di Cremona, che li sta eseguendo per la IUC – Istituzione Universitaria dei Concerti nell’Aula Magna della Sapienza (Piazzale Aldo Moro 5): un progetto iniziato due anni fa e che con il concerto di sabato 21 novembre alle 17.30 giunge al quinto appuntamento. Il sesto avrà luogo il 13 febbraio, il settimo e ultimo nella stagione 2016-2017. Chi ha sentito i precedenti concerti di questo ciclo o i cd con i Quartetti di Beethoven da loro incisi, sa che non deve assolutamente perdere quest’appuntamento. Con quest’impresa, che si svolge sul doppio binario della sala da concerto e della sala d’incisione, il Quartetto di Cremona si sta imponendo come uno dei migliori quartetti a livello internazionale. Prima di loro l’unico altro gruppo italiano ad incidere l’integrale quartettistica beethoveniana, negli anni intorno al 1970, era stato il grande Quartetto Italiano, per molti il migliore in assoluto nel secolo scorso. Essere stati paragonati dalla critica internazionale proprio a quei loro ormai mitici predecessori è un motivo di grande orgoglio per il Quartetto di Cremona. Indubbiamente il confronto con i capolavori di Beethoven è stato un passaggio molto importante per la maturazione di questi quattro giovani, che hanno formato il loro quartetto nel 2000, quand’erano ancora studenti dell’Accademia Stauffer di Cremona. Gli ascoltatori restano particolarmente colpiti dall’equilibrio da loro raggiunto tra intenso coinvolgimento personale e massimo rispetto delle intenzioni dell’autore. E la critica non lesina le lodi: “un’esperienza rara ed appagante”, “la trasparenza delle trame contrappuntistiche, (…) la pregnanza e la forza espressiva (…) ricercate e felicemente conseguite”. Sono stati perfino paragonati ad Armani: “Elegante e patinato quanto un vestito di Armani, ha cucito la musica a perfezione” (The Strad Magazine). Questa volta – secondo l’impostazione di questi loro concerti alla IUC, non a caso intitolati “Esplorando Beethoven” – mettono a confronto due opere molto diverse per epoca e stile, il giovanile Quartetto op 18 n. 1 e il Quartetto op. 130, che appartiene agli anni estremi di Beethoven. Il primo è del 1799: per un verso è ancora settecentesco e non ripudia i grandi modelli di Haydn e Mozart, ma l’atmosfera comincia ad essere più drammatica, soprattutto nell’ Adagio affettuoso ed appassionato, ispirato a Beethoven – così si dice – dalla scena presso la tomba del Romeo e Giulietta di Shakespeare. L’op. 130 è invece del 1825 e alla prima esecuzione il suo stile innovativo e geniale fu giudicato bizzarro e capriccioso, probabilmente perché la costruzione è molto complessa (sei movimenti, la cui forma è difficilmente riconducibile ai soliti schemi): Eppure il carattere di questa musica è prevalentemente sereno lieto. Il movimento più famoso è la Cavatina, che Beethoven stesso giudicava la pagina più bella dei suoi Quartetti. Un suo amico riferì: “L’aveva composta piangendo, nell’estate del 1825 e mi confessò che mai, prima di allora, la sua musica lo aveva così profondamente commosso, e che al solo ricordare quel pezzo gli venivano le lacrime”.

Il concerto fa parte della rassegna “Sapienza in musica” con il sostegno della Regione Lazio.

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