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Raissa Salakhova, dalla Russia… con “talento”

fotoCiao Raissa, com’è nata la tua passione per la danza e qual è stato il tuo percorso di formazione?

La danza, a mio avviso, è una delle maggiori forme di espressività e di cultura… vive dentro di me. Premetto subito che quest’arte l’ho studiata solo in modo amatoriale, da ragazzina, presso uno dei tanti Palazzi della Cultura che esistevano ai tempi dell’URSS e che permettevano di far frequentare ai giovani i vari corsi di apprendimento d’Arte scenica. Ero timidissima, ma l’aria di un palcoscenico mi attirava in modo magnetico. I miei genitori, all’età di 7 anni mi hanno iscritto alla scuola di musica e pianoforte. Anche a quei tempi si pagava, era prestigioso per la famiglia poter mandare anche la seconda figlia presso una scuola a pagamento. Il resto era tutto gratuito. Ho studiato per ben 7 anni, terminando e ottenendo il diploma, ma odiando ogni secondo che passavo ad esercitarmi. Al corso di danza ho aggiunto quello di teatro. È lì che si sono aperte le mie ali.

Infatti poi dalla danza sei passata al Teatro, com’è avvenuto questo scambio?

Con il teatro è stato Amore a prima vista. Mi assegnavano i ruoli che si confacevano a me, ai tempi ero minuta con occhi e capelli castani mentre le mie compagne erano alte, bionde, formose. Mi ricordo che per tre-quattro anni mi davano la parte della nipotina di Nonno Gelo (Babbo Natale), nonostante le mie sembianze fisiche erano lontanissime da essa. Ma il ricordo più bello legato al Teatro è durante gli studi universitari (ingegneria meccanica). Mi sono iscritta subito al Teatro dello Studente e questi sono stati anni bellissimi. Vivevo passando da una prova all’altra. Non studiavo le parti… i personaggi li vivevo. Poi sono stata molto fortunata perché la mia vicina di casa era una ex-attrice del “Teatro Nazionale Drammaturgico” poi espulsa perché ebbe un flirt con un giovane attore nonostante fosse sposata. Erano tempi di “rigore morale”, tutta la carriera (talento o non talento) dipendeva da esso. Maya Plisetskaya descrive molto bene nella sua biografia questi anni particolari. Così, a casa di questa ex-attrice (suo marito era il disegnatore dei manifesti per il teatro) si radunavano attori, poeti, sceneggiatori e si discuteva di tutto, si leggevano i brani prima di essere sottoposti alla revisione della direzione del teatro, i primi versi di poesie, canzoni eccetera. A casa di Galia e Liosha si entrava senza avvisare, era sempre aperta e tutto improvvisato al momento. Partecipavo incantata, ubriaca della magia che aleggiava in quel salotto, assorbivo tutto come una spugna. Infatti sono stata proposta per la Compagnia dei Giovani Attori presso quel Teatro che ho continuato a frequentare fino al 1980, l’anno fatidico del mio matrimonio con un italiano, “capitalista”. Prima che mi avessero chiesto, ho abbandonato da sola la Compagnia così come ho lasciato il posto di ingegnere progettista. Non si poteva conciliare il matrimonio con un capitalista e fare parte della società.

Oggi sei una conosciuta promoter nel mondo dello spettacolo e dirigi la scuola di danza e spettacolo “Dance Mission”. Mi vuoi raccontare i tuoi successi e quali sono stati i momenti più emozionanti ?

Ogni giorno dal primo ad oggi!!! Ringrazio il mio destino per avermi fatto incontrare con una connazionale che mi ha chiesto di aiutarla ad aprire una scuola di danza. È stato come un regalo dal cielo, ho capito che dopo anni (dal 1981, l’anno del mio arrivo in Italia al 1999) lontano dal mondo dello spettacolo, il Teatro mi aveva ritrovato. Dopo nemmeno un anno ci siamo separate con la mia socia, un “classico dei classici”. Nel 2000 avevo organizzato, insieme all’Assessorato alla Cultura, il Festival del Folclore facendo arrivare i gruppi da vari paesi, tra cui in particolare, il gruppo dell’Accademia di Teatro di Opera e Balletto di Kiev diretto da Alvina Kalchenko: è stata la mia prova generale come promoter. In seguito sono trascorsi anni di gavetta fino al 2008 quando ho organizzato e promosso il “Festival VERDInDANZA” con un Testimonial d’eccezione, il maestro Raffaele Paganini che ha portato insieme alla sua compagnia una soirée in “Omaggio a Bejart”. Avevo invitato, per l’inaugurazione, la Compagnia di Danza Contemporanea “Arabesque” di Sofia (Bulgaria), la quale partecipò all’ultima edizione del Festival Internazionale del Balletto di Nervi. Erano presenti Compagnie italiane già note al pubblico e altre di giovani emergenti. Ho anche preso parte, sempre in veste di promotrice di giovani talenti al Festival “Mediterrarte”, dedicato alle arti integrate. Dal 2012 organizzo e presiedo, in collaborazione con il Ministero della Cultura e quello dell’Istruzione di Tatarstan (Federazione Russa) il Festival di Creatività Giovanile a Kazan. Ultimamente ho creato l’International Dance Competition invitando in giuria rappresentanti dell’Arte scenica internazionale (Egitto, Croazia, Francia, Italia). Ho un valido collaboratore, Michael Fuscaldo, che mi sostiene nella parte organizzativa e questo mi permette di dedicare molta energia e tempo al resto del mio lavoro di talent scout. Attualmente coopero pure con l’Accademia di Arte del Cairo (Egitto), con un producer a Dubai (Emirati Arabi) e uno a Ufa (Federazione Russa). Promuovo coreografi di fama ed anche quelli emergenti… è un impegno che assorbe energia e senza il mio staff sarei in seria difficoltà.

Hai in progetto un programma televisivo, nello specifico un format-salotto in 5 puntate che vedrà protagonisti i personaggi del mondo dello spettacolo poco conosciuti al grande pubblico ma che possiedono capacità artistiche e talento. Da cosa nasce quest’idea?

Dall’esperienza quotidiana nell’avere a che fare con persone che gravitano nel mondo dello spettacolo, ma che rimangono spesso dietro le quinte: scrittori, sceneggiatori, musicisti, cantanti lirici (coristi), costumisti, truccatori di scena. Senza queste persone lo spettacolo è niente, asettico. Immaginate “Aida” senza il coro o il corpo di ballo? Diversi anni fa ho assistito a un “Lago dei Cigni” in cui la musica non era eseguita dal vivo, ad esclusione di violino e pianoforte… non c’era emozione. Nel 2012 avevo promosso uno spettacolo tratto dalle poesie di Maurizio Maggiani “Mi sono perso a Genova” composto da danzatori diplomandi alla DanceHaus di Susanna Beltrami a Milano, da un trio musicale e da un giovane attore e cantante genovese: il pubblico e la critica apprezzarono moltissimo questo connubio. Tre anni fa conobbi una giovanissima cantante lirica, ai tempi faceva parte del coro all’Opéra di Montecarlo. Iniziai a seguirla anche perché la sua storia era simile alla mia: studiò ingegneria elettronica a Bari e per hobby iniziò a cantare nel coro parrocchiale fintanto le venne consigliato di prendere lezioni di canto… Queste sono le storie che vorrei portare nel mio format-salotto. Dove vorrei far emergere alcuni performers di arte scenica, motivo per cui durante la 2a edizione dell’International Dance Competition abbiamo deciso di inserire la categoria per selezionare coreografie inedite.

Come si articoleranno le 5 puntate televisive e dove e quando andranno in onda?

Le cinque puntate a cadenza mensile partiranno nel novembre del 2016 su una emittente TV nazionale.

Cosa ti colpisce in un “talento” da scoprire, oltre alla tecnica?

L’artisticità, lo sguardo… sono molto attenta alla gestualità delle mani in scena. Studiando psicologia e PNL, il linguaggio corporeo per me ha pochi “nascondigli”. La tecnica di per sé può risultare a volte poco allettante, in quanto può apparire solo una ripetizione ed esecuzione di esercizi e passi già noti. Se durante l’effettuazione di un Arabesque perfetto le mani sono in posizione “convulsa” poco mi può rappresentare come talento. Lo sguardo non deve cercare l’approvazione di chi lo guarda.

Per te cosa significa il concetto di Arte, sia essa danza, teatro, cinema, pittura?

È l’espressione celestiale tradotta in materiale.

Da esperta del settore, come vedi oggi il mondo della danza? Cosa manca per regolamentare al meglio questa nobile disciplina?

Hai detto proprio bene: regolamentare. La danza in Italia dev’essere regolamentata a livello legislativo sotto tutti i punti di vista. Purtroppo vige ancora molta approssimazione e prevalgono, a volte, solo la smania di apparire a discapito dell’essere. In Italia le scuole coreutiche devono ricevere il giusto riconoscimento, solo ed esclusivamente, come “Scuole di danza” come avviene, ad esempio, in Francia. Solo in questo modo sarà più facile far comprendere al pubblico e ai giovani l’importanza dello studio, dell’insegnamento e dei docenti che a loro volta devono essere preparati in materie come anatomia, psicologia e storia della danza e del balletto. Gli allievi dovrebbero, altresì, studiare anche l’arte scenica e la dizione, che permetta a loro di “aprire le gabbie” in cui sono stati posti dalla società.

Organizzi anche un Concorso di danza “Talent Garden” a Genova… Quali sono i punti di forza e le novità per il 2016?

Leitmotiv del nostro Concorso è valorizzare la danza di carattere, che rappresenta la cultura artistica di vari paesi e popoli, il loro bagaglio storico. L’edizione precedente ha annoverato anche la danza folk tedesca, nenets danza (popoli Taimyr – Siberia), cosa rarissima, ma molto apprezzata durante l’evento. Ogni anno seleziono con cura la giuria, portando il meglio della danza classica consolidata, affermati professionisti della danza di carattere, novità assolute dal mondo di modern/contemporaneo e quest’anno anche hip-hop. Quest’anno abbiamo scelto come location un Palazzetto dello Sport con maggiore spazio non lontano dal lungo mare, per dare la possibilità ai partecipanti di godere della meravigliosa riviera ligure, offrendo maggior visibilità sulla splendida città di Genova.

Ma al contempo esporti anche il tuo bagaglio di esperienze, organizzando da anni un Festival in Russia, la tua terra natìa. Come si svolge e quali sono le differenze con l’Italia a livello di talento, disciplina, pubblico e mezzi di comunicazione a sostegno delle attività culturali?

Nell’organizzazione c’è molta differenza. In Russia la danza, la musica, il teatro si inizia a studiare nelle scuole materne, perciò il concetto dell’arte scenica è completamente diverso. L’adesione è enorme, arrivano partecipanti da ogni parte della Russia e degli Stati facenti parte l’ex Unione Sovietica. Il loro livello di danza classica e di carattere è imparagonabile, hanno l’approccio con la scena molto più libero, ogni coreografia è un racconto, una favola a sé con costumi curatissimi e di sicuro effetto scenico. Negli ultimi anni il livello di hip-hop è notevolmente salito mentre nelle discipline di modern e contemporaneo, a meno che non sia una scuola proveniente da una grande metropoli, c’è ancora molto da imparare. Per questo motivo ogni anno invito un professionista europeo così come al “Talent Garden” per far conoscere ai ragazzi gli stili differenti, offrendo borse di studio per i campus in Italia e in Europa. In Russia è molto più facile comunicare con le autorità per avere i finanziamenti, sostegni economici ed è più diretto trovare gli sponsor. Le modalità di diffusione, divulgazione e promozione attraverso i media vengono sempre sostenute dalle autorità. In questo modo tutta la manifestazione “si colora” di presenze giornalistiche, TV e i partecipanti non vedono l’ora di rilasciare interviste. Si scioglie la rigidità e tensione trasformando il tutto in una festa. In Russia è consuetudine durante i concorsi far emergere anche i talenti di musica e di canto. Ricordo che la prima volta non mi aspettai un afflusso così numeroso e rammento le cinque ore in giuria per i soli assoli di musicisti. Il secondo giorno io e Susanna Beltrami abbiamo svolto il nostro ruolo di giurate per sette ore solo per la categoria danza. Quest’anno vorrei esportare quest’esperienza anche a Ufa, città con la quale collaboro da tempo. Il mio desiderio e auspicio, per tutti noi che investiamo nella Cultura in Italia (spesso di tasca nostra) è quello di una maggiore attenzione da parte dei vari organi preposti ad essa chiedendo loro di soffermarsi e riflettere con attenzione prima di concedere nel dare o non dare risposte ed aiuti.

Tuo figlio, dopo aver studiato 10 anni nella tua scuola, è stato selezionato tra 600 ballerini per la compagnia “EDge” a Londra e ora avrà un futuro a Bruxelles. Un grande talento in famiglia non poteva che essere il migliore biglietto da visita per te, Raissa?

No, pochi sanno che lui è mio figlio, cerchiamo di tenere separati i nostri nomi. Prima, in effetti, mentre era in Italia, studiava e girava i concorsi, non arrivava neanche alle finali. Riconoscevo il suo talento, capivo che se lo lasciavo in Italia lo perdevamo come danzatore, lui stesso poteva perdere “il credere in sé”. Così l’ho iscritto al concorso prima a Lione nel quale ha vinto la medaglia d’oro, poi quasi subito a Biarritz ricevendo la medaglia di bronzo e poi a quello europeo nella città di Livorno (medaglia d’oro). Nello stesso anno, pur non vincendo il concorso a Genova, ha ottenuto la borsa di studio al 100% per l’Accademia di Milano. Da quel momento l’ho sostenuto solo come madre. Ora iniziamo a collaborare, ma con molta cautela e attenzione senza invadere i propri ruoli. Siamo professionisti e ciascuno rispetta il prossimo.

Sei anche la referente FEDS Liguria – Opes Danza Liguria. Di cosa si occupa questa Federazione in particolare?

Come quasi tutte le Federazioni in Italia anche la nostra fa capo al CONI e come tale deve attenersi alle sue disposizioni. Cerchiamo di portare chiarezza e soccorso alle Associazioni affiliate in campo gestionale, medico-sanitario, fiscale, organizzando convegni a tema nelle varie regioni d’Italia. Predisponiamo gare e manifestazioni per la raccolta fondi in aiuto alle cause umanitarie soprattutto in questo momento in cui c’è tanto bisogno di pace e serenità.

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