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Sono una bionda, non sono una santa

fotoAlta Luce Teatro (www.altaluceteatro.com) si incastona lungo il Naviglio Grande (nei pressi della Chiesa di San Cristoforo) come una piccola dinamica e preziosa realtà che deve la vita allo spirito d’iniziativa di Elisabeth Annable, giovane attrice, regista e direttore artistico la quale con piccoli-grandi passi ha costruito un vivace e pulsante punto di aggregazione culturale che fa vibrare di vitalità una zona che tra l’antico e il moderno racconta un passato che non vuole essere dimenticato.

Nell’intima sala, prosegue dal dicembre 2012 – alternata all’appassionato insegnamento da parte di Elisabeth dell’arte teatrale a giovani e adulti amanti del teatro (spesso occupati in altre attività lavorative) – un’impegnativa programmazione di lavori messi in scena dalla regista (a volte interpretati anche da lei) o da Compagnie ospiti che al termine dello spettacolo aderiscono alla simpatica tradizione di un piacevole e rilassante incontro con il pubblico.

Questa volta a interrompere la serie impegnata di proposte e per stemperare una temperie storica non sempre così allegra è toccato a uno spettacolo di “comicità senza censure” interpretato dalla simpatica Laura Formenti – attrice e comica pavese conosciuta dal pubblico televisivo per avere partecipato ad alcune trasmissioni comiche – e da lei diretto insieme a Giuseppe della Misericordia.

Laura, provvista solo di un microfono, si è impegnata nell’arte di fare ridere – assai più difficile di quella del mero recitare soprattutto se si esce dagli schemi consolidati e ci si limita a un’intelligente autocensura – parlando a ruota libera e in modo dissacrante di religione, maternità, ruoli sociali, di alcune tematiche che oggi suscitano indignazione e rabbia… e intervallando argomenti seri con altri più scherzosi.

Una libertà un po’ forte che senza scendere nella volgarità ha esaltato più il pubblico maschile di quello femminile tendenzialmente più inibito e controllato da educazione e comportamenti meno permissivi, libertà che comunque se usata con intelligenza ed equilibrio fa bene allo spirito e libera da una routine di forzata compostezza: perché, infatti, non chiedersi insieme all’attrice che si pone altri interrogativi critici su quanto ci sta intorno “E se lo Stato ci trattasse finalmente come adulti?”

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