Lui, lei…l’altro: Harold Pinter affronta una delle tematiche più usate in letteratura e in teatro, sconvolgendo le strutture su cui poggiano il matrimonio, l’amore, i rapporti interpersonali, la solitudine e il bisogno di sentirsi desiderati e amati.
Lo spettacolo è prodotto da Goldenart Production e vanta la regia di Michele Placido, oltre che l’interpretazione “triangolare” di Francesco Scianna, Ambra Angiolini e Francesco Biscione.
Il Premio Nobel Pinter scrive “Tradimenti” partendo dalla fine: è il 1977 quando Emma e Jerry si rivedono dopo due anni dalla fine della loro relazione extraconiugale e fra rimpianti e rimorsi si prosegue a ritroso nel tempo, descrivendo ogni particolare dei loro cinque anni insieme a insaputa di Robert e Judith, rispettivamente il marito di Emma e la moglie di Jerry. La fine dello spettacolo è costituita dall’inizio della storia tra i due amanti, quando ad una festa del 1968 Jerry confessa il suo disperato amore ad Emma, moglie del suo migliore amico Robert che scopre la tresca tra i due anni dopo senza troppa sorpresa.
I tre personaggi sono diametralmente contrapposti tra loro: Emma (una non troppo convincente Ambra Angiolini), pur essendo la realizzata manager di una galleria d’arte è insoddisfatta della sua vita matrimoniale, è emotivamente debole e cerca negli altri la sicurezza e la protezione che il suo carattere non le permette di avere individualmente con l’unico risultato di dipendere sempre da qualcuno; Robert (interpretato magistralmente da un grande Francesco Biscione) è un agente letterario impassibile, freddo e calcolatore, che ama avere sempre la situazione sotto controllo per non farsi smuovere da niente e nessuno, quasi l’emblema dell’atarassia; Jerry è esattamente l’opposto di Robert, motivo per il quale Emma si invaghisce del suo romanticismo, dei suoi slanci, del suo humor e della sua voglia di vivere la vita alla giornata, caratteristiche queste mirabilmente rese scenicamente dal giovane attore palermitano Francesco Scianna.
Pinter si serve di uno strumento efficace che fa da collante cronologico tra le diverse scene che simboleggiano i diversi periodi della storia: il déjà-vu, fedelmente usato anche dalla regia di Placido, che tende a far fluire i dialoghi e i quadri scenici in maniera dinamica ma allo stesso tempo lineare, permettendo alla potenza delle parole dei tre personaggi di abbattere la quarta parete ed arrivare come una fucilata al pubblico che, volente o nolente, si ritrova a riflettere su molto altro che il tradimento extraconiugale in sé e per sé, allargando l’orizzonte semiotico entro cui è incatenato il senso dello spettacolo.
Tutto questo traspare anche dalla scenografia di Gianluca Modio dai colori neutri del bianco e del nero e dalle superfici laccate e lucide.
Uno spettacolo ben riuscito, un cast notevole e una regia fedele al testo pinteriano e pregnante di significati a primo acchito nascosti.