Cominciamo dalla fine, da quando il pubblico (numerosissimo) ha richiamato più volte sul palco gli attori. Accade qualcosa che raramente si vede: siamo alla fine della tournée di questo spettacolo, il capocomico Balasso l’ha detto più volte e vuole ringraziare personalmente ogni attore che ha condiviso con lui questa esperienza. Dice che i suoi attori non li sceglie in base ai provini, perché quelli sono bravi a fare i provini appunto ma lui vuole attori bravi a recitare e così li chiama uno per uno, e dopo avere detto più volte nome e cognome sottolinea le singole capacità, gli spettacoli in cui attualmente sono impegnati e si raccomanda con il pubblico perché li vadano a vedere nei prossimi lavori che porteranno a Torino e dintorni. Mi sembra un bel modo per salutarsi e di come, anche in un mondo apparentemente pieno di invidie e di coltelli che volano, ci può essere la solidarietà di corpo. Nel senso più alto del termine.
Come ho accennato all’inizio un pubblico davvero folto ha reso quasi sempre esaurito la capiente sala grande delle Fonderie Limone nei giorni di replica (dal 2 al 7 febbraio). Una comicità continua e tremenda quella che propone Balasso in questa riscrittura dell’Ubu Roi. La prima parte di una trilogia che vedrà le avventure di Toni Sartana, che smette i panni del pistolero western anni ’60, tutto violenza e ignoranza, per tentare un’ascesa al potere tutta italiana, con molte affinità agli eventi di questi ultimi anni. “Da semplice sindaco di un piccolo paese di campagna raggiunge i vertici del suo partito, che si intuisce di sinistra, forse spinto dalla moglie ma con una cattiveria che ricorda il personaggio di Antonio Albanese, ridicolo e pericoloso quando dice “Più pelo per tutti”. Trama, uccide e tradisce anche i compagni di strada pur di diventare la massima carica della Regione Serenissima: “Asessore ai Schei”. E dal momento che nulla può fermare la sua sete di potere, avanzerà verso nuove mete, fino a una rovinosa caduta. Ma, proprio come Ubu e forse anche come Willy di fronte al Coyote, Sartana ha la consistenza dei pupazzi di gomma, non si fa mai male, casca sempre in piedi, pronto per nuovi traguardi. In un calembour di italiano, veneto e pronunce locali, Balasso in scena nei panni del protagonista dirige un gruppo di giovani e talentuosi interpreti.”
Si ride davvero tanto, il pubblico è entusiasta ed il dialetto veneto, o meglio rodigino, si rivela potente ed adatto a questa triste farsa dei giorni nostri. Anche la giornata grigia e piovosa era l’ideale per questo spettacolo.
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di e con Natalino Balasso
e con (in ordine alfabetico) Francesca Botti, Marta Dalla Via, Andrea Pennacchi, Silvia Piovan, Stefano Scandaletti
regia Natalino Balasso
scene Alberto Nonnato
costumi Lauretta Salvagnin
luci Paolo Pollo Rodighiero
musiche L’Orchestrina di Molto Agevole
Teatro Stabile del Veneto – Teatro Nazionale