Maruzzella e Dove sta Zazzà? I titoli di alcune canzoni appartenenti al repertorio classico partenopeo che hanno animato il palco dell’Auditorium Parco della Musica di Roma dal 6 al 14 febbraio 2016.
A farle rivivere sono le voci di Tony e Peppe Servillo accompagnati dai Solis String Quartet, quartetto d’archi formato da Vincenzo Di Donna, Luigi De Maio Gerardo Morrone e Antonio Di Francia.
Tony Servillo interpreta immancabili classici di Raffaele Viviani e Eduardo De Filippo, lasciando spazio alle voci contemporanee di Michele Sovente, Enzo Moscato e Mimmo Borrelli. Reading e canzoni si alternano in uno spettacolo eclettico che è allo stesso tempo un recital e un concerto, una festa musicale in cui passato e presente si intrecciano indissolubilmente e sullo sfondo si staglia la città di Napoli accompagnata dalle eterne contraddizioni che la caratterizzano e della sua immancabile bellezza.
Protagonista dello spettacolo è la parola con la sua inesauribile forza evocativa.
La parola cantata, recitata, urlata, sussurrata, abusata. Fonte inesauribile di espressione. E sul sottofondo musicale del quartetto d’archi, i fratelli Servillo scelgono la parola come proprio lo strumento artistico durante lo spettacolo, una parola immancabilmente partenopea.
Ogni lingua possiede un tesoro peculiare fatto di espressioni intraducibili, pena la perdita della forza significativa della parola pronunciata. Il dialetto partenopeo è ricchissimo di espressioni idiomatiche che non esistono altrove e che non possono essere rese in nessun’altra lingua: è su questa forza espressiva che lo spettacolo poggia, giocando con le infinite sfumature offerte dal vernacolo napoletano.
Per questo motivo l’intera rappresentazione potrebbe risultare ostica allo spettatore non autoctono – e in generale, non campano – che però può consolarsi facendosi cullare dalla cantilenante melodia che la città di Napoli e i suoi abitanti possiedono.