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Livada de vişini (Il giardino dei ciliegi)

Foto di Nicu Cherciu
Foto di Nicu Cherciu

presentato da Fondazione Teatro della Toscana ed Emilia Romagna Teatro Fondazione

una produzione del Teatro Nazionale di Cluj-Napoca

di Anton Čechov

traduzione Maria Rotar

drammaturgia Stefano Geraci

con Ramona Dumitrean, Alexandra Tarce, Anca Hanu, Ionuț Caras, Sorin Leoveanu, Cristian Grosu, Cǎtǎlin Herlo, Irina Wintze, Radu Lǎrgeanu, Patricia Brad, Cornel Răileanu, Matei Rotaru, Miron Maxim

musicisti Pusztai Renato Aladar, Albert Gábor Balázs

scene e costumi Adrian Damian

direzione tecnica Doru Bodrea

luci Jenel Moldovan

suono Marius Rusu

assistenti luci Alexandru Corpodean, Mădălina Mânzat

assistente scenografia Florin Călbăjos

coordinatore numeri d’illusionismo Florin Suciu

suggeritrice Ana Maria Moldovan

assistenti alla regia Maria Rotar e Francesco Puleo

regia Roberto Bacci

Durata: 2h e 40’, intervallo compreso

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Martedì 23 e mercoledì 24 febbraio una sorprendente ed emozionante prima nazionale al Teatro della Pergola in lingua romena con sovratitoli in italiano: Livada de vişini (Il giardino dei ciliegi) di Čechov nella messinscena del Teatro Nazionale di Cluj-Napoca (Romania), diretta da Roberto Bacci. Un’esperienza straordinaria che ridisegna la sala della Pergola e invita gli spettatori a infrangere la ‘quarta parete’ e condividere l’azione di una compagnia di attori coinvolgenti, la maggior parte dei quali pluripremiati nel loro Paese, con grandi capacita musicali e tempi comici perfetti, come prescrive lo stesso Čechov. Per precisa scelta registica si realizza così un vero dialogo con il pubblico in un grande ‘giardino’ di petali di ciliegio su una scena completamente bianca, che cambia stagione cambiando l’esistenza di chi lo abita. “Non c’è la villa, ci sono solo delle valige, i personaggi sono come in un eterno viaggio”, spiega Roberto Bacci, “si fermano, si illudono di possedere qualcosa, e poi la Storia li porta via.”

Lo spettacolo sarà al Teatro Storchi di Modena il 27 e 28 febbraio.

È singolare e sconvolgente la messinscena di Livada de vişini (Il giardino dei ciliegi) del Teatro Nazionale di Cluj-Napoca (Romania), diretta da Roberto Bacci al Teatro della Pergola in prima nazionale martedì 23 e mercoledì 24 febbraio. Lo spazio della scena si prolunga sulla platea con un grande ponte che porta verso l’ingresso del pubblico. Il palcoscenico, il ponte e le poltrone degli spettatori sono di un colore bianco abbagliante come i petali dei ciliegi in fiore. I soli elementi che gli attori portano con sé e che formano la scenografia sono le valigie con cui la famiglia arriva da Parigi all’inizio e con cui riparte alla fine. Tutto lo spazio del teatro, anche il foyer durante l’intervallo, è invaso e agito dagli straordinari attori romeni del Teatro Nazionale di Cluj-Napoca, fondato nel 1919, basato sul teatro di repertorio e che ha come mission quella di creare produzioni, fornire un quadro di riferimento per la ricerca nazionale e internazionale dell’arte della performance, e migliorare lo sviluppo culturale della Romania e della più ampia comunità europea. Lo spettacolo ha debuttato a Cluj-Napoca nel 2014 a celebrazione di un doppio evento: 110 anni dalla prima assoluta de Il giardino dei ciliegi, il 17 gennaio 1904 al Teatro d’Arte di Mosca, con la regia di Stanislavskij, e 110 anni dalla morte dell’autore, il 2 giugno del 1904.

Chi e quando ha piantato questi ciliegi?”, si domanda Roberto Bacci, “sono diventati uguali a un’opera d’arte e ce li possiamo immaginare come una distesa senza confini che, in ogni stagione, come un grande orologio naturale, cambia colore. L’uomo e la natura hanno lavorato, spalla a spalla, per anni e adesso il risultato è davanti ai nostri occhi. Ma il tempo della storia degli uomini ha fretta. Adesso si deve tagliare, distruggere, devono essere create le basi di una visione futura del mondo. Arriveranno i villeggianti e bisogna costruire, costruire, costruire. “L’opera d’arte” del nostro giardino dev’essere tradotta in soldi e il nostro futuro in presente. Ma non c’è tragedia in tutto questo, forse solo un po’ di nostalgia”.

L’aristocratica Ljuba torna a casa dopo un periodo trascorso all’estero per rimettersi dalle sciagure che le hanno tolto il marito e il figlio; la sua proprietà è in pericolo a causa della sua maldestra amministrazione, ma lei non se ne rende conto. Con lei torna anche la figlia Anja, per la quale spasima lo studente Trofimov, già precettore del bambino defunto; a casa era rimasta invece Varja, figlia adottiva con la testa sulle spalle, conscia dei pericoli che incombono sulla casa, e che tutti danno per fidanzata con il mercante Lopachin, nonostante lui non si sia mai proposto. Questi, milionario, consiglia di costruire, nel giardino dei ciliegi, villini per i villeggianti, ma Ljuba e suo fratello Gajev non capiscono che il fallimento è alle porte, che presto ci sarà un’asta: Ljuba continua, al contrario, a sprecare soldi. Tutti vanno incoscienti incontro alla deriva, salvo Lopachin, che continua ad avvertirli, e Trofimov, idealista, che crede in un futuro migliore e ne parla con accenti profetici.

La famiglia che è bandita dal giardino per debiti”, prosegue il regista, “ci commuove e ci angoscia a causa della sua frivola inconsapevolezza, ma non siamo in grado di percepire il destino di questi esseri umani come un’ingiustizia, benché il loro giardino potesse essere il nostro. Anche i villeggianti che abiteranno le case che saranno costruite sulle rovine del giardino, quando verrà il loro turno, saranno cacciati. Vittime di un’economia tanto apparentemente anonima quanto crudele”.

Seguendo lo spirito di Čechov, il dramma del testo è tradotto con una leggerezza, a volte comica, che sfocia nell’abbandono della grande casa e del grande giardino che sarà abbattuto dalle seghe elettriche. I personaggi sono già dei fantasmi quando entrano in scena. Persino Lopachin, il figlio del vecchio sovrintendente diventato oggi proprietario, diventerà da qui a poco un fantasma.

Il dottor Čechov osserva la vita del suo Giardino”, conclude Bacci, “con il microscopio dello scienziato, una vita proiettata sul vetrino illuminato dalla poesia dello scrittore e dalle luci del teatro, mentre ogni attore incarna il proprio personaggio nello stesso modo in cui ognuno di noi sorride, piange, balla, ama… ognuno secondo il suo ruolo e la sua funzione in questa vita. E mentre Čechov osserva e scrive, noi ci riconosciamo in quella brigata di nostri simili accampati, con le loro valigie, aspettando che il treno del futuro li porti soltanto un po’ più avanti”.

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BIGLIETTI

Prezzi

INTERI

32,00 PLATEA ● € 24,00 PALCHI ● € 16,00 GALLERIA

Ridotti (escluso domenica)

OVER 60

28,00 PLATEA ● € 20,00 PALCO ● € 14,00 GALLERIA

UNDER 26

20,00 PLATEA ● € 16,00 PALCO ● € 12,00 GALLERIA

SOCI UNICOOP FIRENZE (martedì e mercoledì)

25,00 PLATEA ● € 18,00 PALCHI ● € 13,00 GALLERIA

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BIGLIETTERIA

Teatro della Pergola, via della Pergola 30, 055.0763333 biglietteria@teatrodellapergola.com.

Orario: dal lunedì al sabato dalle 9.30 alle 18.30.

Online su http://www.boxol.it/TeatroDellaPergola/IT/?A=133860 e tramite la App del Teatro della Pergola.

Circuito regionale Boxoffice.

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