Atto Senza Parole I, Non Io, L’ultimo nastro di Krapp
di Samuel Beckett
produzione Compagnia Teatro Studio Krypton
traduzione Carlo Fruttero e John Francis Lane
con Massimo Bevilacqua, Monica Benvenuti, Giancarlo Cauteruccio
scene André Benaim
costumi Massimo Bevilacqua
luci Trui Malten
musiche ed elaborazioni sonore Andrea Nicoli
movimenti di scena Brando Nencini
datore luci Lorenzo Bernini
suono Simone Marrucci
regia Giancarlo Cauteruccio
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Da giovedì 18 a sabato 20 febbraio torna al Teatro Studio ‘Mila Pieralli’, a 10 anni dal debutto, il Trittico Beckettiano con la regia di Giancarlo Cauteruccio, nel 110° anniversario della nascita di Samuel Beckett. La sala di via Donizetti, entrata a pieno titolo nel sistema della Fondazione Teatro della Toscana insieme con Teatro della Pergola, Teatro Niccolini di Firenze e Teatro Era di Pontedera, accoglie tre pièce brevi tra le più riuscite del drammaturgo irlandese con tre interpreti di grande impegno ed energia: Massimo Bevilacqua per Atto senza parole I, Monica Benvenuti per Non io e lo stesso regista per L’ultimo nastro di Krapp. Atto senza parole I mette in relazione il corpo con la macchineria scenica del teatro, Non Io affronta la possibilità di abbandonare il linguaggio a favore delle sonorità della lingua, intesa proprio come organo, L’ultimo nastro di Krapp, infine, si scontra con la capacità della macchina (un magnetofono) di catturare la memoria e, al tempo stesso, la sua incapacità di far uscire indenni da una dolorosa “ricerca del tempo perduto”. Il Trittico ha ricevuto il premio alla regia dell’Associazione Nazionale Critici di Teatro nel 2006. E Cauteruccio è stato definito uno degli interpreti beckettiani più importanti in Italia.
Venerdì 19 febbraio, ore 19, al Teatro Studio, sarà presentato il libro Samuel Beckett – Nel buio di un teatro accecante di Giancarlo Cauteruccio (Edizioni Clichy – collana Sorbonne) dai Prof.ri Cesare Molinari, Francesco Gurrieri, Renzo Guardenti, insieme all’autore. L’ingresso è libero fino a esaurimento dei posti disponibili.
Il servizio bar-ristoro del teatro sarà curato da Il Panino Tondo Food Truck, primo street food di hamburger di chianina, cinta senese, birra artigianale in Toscana.
Esplorare limiti e opportunità di un teatro necessario. Giancarlo Cauteruccio torna a Samuel Beckett e al suo fortunato Trittico Beckettiano per attraversare nuovamente il territorio complesso legato a quel filo rosso che tiene insieme il corpo, la voce e la memoria. Unendo alcuni tra i testi che costituiscono, nel percorso beckettiano, quei punti di rottura che hanno segnato la cultura del nostro tempo, e parte del teatro contemporaneo. Un lavoro che rintraccia, attraverso tre esistenze estreme, le urgenze del mondo di oggi sempre più svilito e servile che costringono a una bieca e quieta disperazione e conducono a un’accettazione passiva. L’attualità di Beckett, infatti, risiede nel suo essere fautore di un’estetica inscindibile dall’etica, come dimostra sul palco del Teatro Studio ‘Mila Pieralli’ di Scandicci, entrato a pieno titolo nel sistema della Fondazione Teatro della Toscana (insieme con Pergola, Niccolini e Teatro Era di Pontedera), il Trittico Beckettiano, in scena da giovedì 18 a sabato 20 febbraio, a 10 anni dal suo debutto e a 110 anni dalla nascita del Premio Nobel irlandese. Venerdì 19 febbraio, ore 19, al Teatro Studio, sarà presentato il libro Samuel Beckett – Nel buio di un teatro accecante di Giancarlo Cauteruccio (Edizioni Clichy – collana Sorbonne) dai Prof.ri Cesare Molinari, Francesco Gurrieri, Renzo Guardenti, insieme all’autore. L’ingresso è libero fino a esaurimento dei posti disponibili.
“Per incontrare Beckett”, racconta il regista, “bisogna trovarsi al cospetto del vuoto, così come a me è successo, proprio quando la mia opera si era caricata di eccessi visuali, di troppo rumore, di incessanti e frenetiche azioni ed ero alla ricerca di una via d’uscita. Con Beckett si incontra, come io ho incontrato, un vero maestro, capace di condurre nella qualità del buio, dell’assenza, dell’immobilità, dell’attesa e nella consapevolezza del fallimento. E così che riusciamo ad accostarci al destino della nostra esistenza e guardare con la lente di ingrandimento nei luoghi reconditi del nostro corpo, un corpo che siamo chiamati a trascinare nel mondo così come sulla scena”.
Il regista ha così fondato il Trittico Beckettiano sugli attori e sul rigore dell’esecuzione, prestando certo particolare attenzione, come avviene sempre nei suoi spettacoli, anche all’elemento scenico-visuale.
In Atto senza parole I, sottraendosi alla parola, il lavoro mimico-gestuale esalta e sottolinea l’incisiva capacità di Massimo Bevilacqua di azione e espressione nello spazio scenico, pensato come quel deserto che a volte diventa la macchina/palcoscenico prima ancora che essa venga messa in movimento dalla macchineria. Il corpo muto dell’interprete genera una sonorità del gesto che restituisce le tensioni interiori nello spazio siderale concepito da Beckett: un concerto per corpo e vuoto, per azioni determinate da una figura manipolatrice esterna, non meglio identificabile, che guida quasi scientificamente il manifestarsi dei fallimenti di qualsiasi esistenza di questa particolarissima creatura beckettiana.
Un punto zero dell’esistenza risucchiata dal vuoto di Non io: la sostanza teatrale si riduce a una bocca che parla di se stessa nel buio. Cauteruccio assegna il ruolo di “Bocca” a Monica Benvenuti, soprano/attrice nota nel panorama nazionale e internazionale per le sue interpretazioni nella musica classica contemporanea. Qui Beckett cancella il corpo e ogni possibilità d’azione, per divenire una sorta di buco nero nel quale una donna di età avanzata, ai margini della società, nata prematura e abbandonata dai genitori, rincorre in un’estrema condizione mnemonica le macerie della sua esistenza. Un ricordo la ossessiona, quello di un pomeriggio di aprile in cui la sua mente attraversa un’oscurità ravvivata solo da un costante ronzio. È qui che “Bocca” compie un salto spirituale che la costringe a ragionare sui temi del peccato e della misericordia, dapprima affrontati con sprezzante sarcasmo, poi via via con più cautela, quasi fossero un punto fermo cui aggrapparsi nella desolazione della sua esistenza.
Il terzo tassello del Trittico è L’ultimo nastro di Krapp di e con lo stesso Giancarlo Cauteruccio. Nell’essenzialità della scena Krapp, il vecchio scrittore fallito, inesorabile mangiatore di banane e instancabile ascoltatore della sua voce registrata, si inoltra in “questo buio che mi circonda” per sentirsi meno solo. Rintanato nella sua stanza in compagnia di un magnetofono e un numero cospicuo di bobine ben ordinate, compie un viaggio in un altrove temporale, il suo passato. Tanti nastri, registrati ogni compleanno per tramandare brandelli di vita e di esperienza, vengono riascoltati e mescolati per poi dichiarare il fallimento. Una resa dei conti di un vecchio triste e ridanciano, ironico e autoironico, spesso con venature patetiche, sentimentali, struggenti, che alla fine si adegua consapevolmente allo scacco. La memoria meccanica del magnetofono come unica possibile via di uscita, ma ancora una volta senza risultati: il fallimento è compiuto. Fallire, fallire di nuovo, fallire meglio.
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BIGLIETTI
Posto unico non numerato
Intero 15 €
Ridotto 12 € (over60, under26, abbonati Teatro della Toscana (Teatro della Pergola / Teatro Era), possessori Pergolacard, Soci UniCoop Firenze)
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BIGLIETTERIA
Teatro della Pergola, via della Pergola 30, 055.0763333 biglietteria@teatrodellapergola.com.
Orario: dal lunedì al sabato dalle 9.30 alle 18.30.
Online su http://www.boxol.it/TeatroDellaPergola/IT/?A=161737 e tramite la App del Teatro della Pergola.
Circuito regionale Boxoffice.