Di Pau Mirò
Traduzione e regia: Enrico Ianniello
Personaggi e interpreti:
Il professore: Renato Carpentieri
Il becchino: Enrico Ianniello
L’attore: Tony Laudadio
Il barbiere: Luciano Saltarelli
Collaborazione artistica: Simone Petrella
Costumi: Francesca Apostolico
Suono: Daghi Rondanini
Direzione tecnica: Lello Becchimanzi
Produzione: Teatri Uniti in collaborazione con OTC e Institut Ramon Llull
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Nell’adattare opere foreste ci vuole lungimiranza, oltre a una buona conoscenza linguistica, per mantenere intatti i medesimi meccanismi drammaturgici. Carte in regola possedute da Enrico Ianniello, attore-regista che porta a teatro i Jùcature di Pau Mirò, vincitore in patria del Butaca 2012 e da noi l’UBU 2013 come miglior testo straniero. Quattro amici condividono i fallimenti personali durante partite a carte mai principiate, raccattando le briciole delle loro vite. Un barbiere, un becchino, un attore e un professore sembrano uscire dalla Smorfia, ognuno con i propri tic e le espressioni tipiche. Non hanno nome né età precise. Attanagliati dalla crisi e dalla necessità, decidono di compiere un’impresa che ne cambierà l’esistenze.
Ianniello sposta l’azione da Barcellona a Napoli, ambientazione più linguistica che geografica, come tiene a sottolineare. L’operazione riesce perché viene rispettata la perfetta struttura dell’originale in cui si inserisce un incalzarsi continuo di botta e risposta dall’irresistibile effetto comico. Sono individui al limite di situazioni beckettiane e pinteriane, disoccupati disgraziati e privi di passioni forti che si fanno forza a vicenda, sempre col sorriso sulle labbra perché si sa ‘mal comune mezzo gaudio’. Nonostante si veda solo un interno, la misera cucina, bene s’intendono i rapporti instaurati all’esterno del loro refugium peccatorum.
Ianniello si riserva la parte dello schiattamuòrto, personaggio a cui conferisce balbuzie e tic nervosi di notevole portata sarcastica. Renato Carpentieri è il professore di matematica alle prese con surreali allucinazioni paterne e oggetti ad esso appartenuti che riemergono dal passato. A Tony Laudadio il ruolo dell’attore inoccupato e a Luciano Santerelli quello del barbiere pignolo.
Applausi e risate a scena aperta del pubblico che, nonostante il napoletano, comprende.